L’ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan ha avvertito nei giorni scorsi gli avvocati di Donald Trump che l’ex presidente rischia accuse penali per il suo ruolo nei pagamenti segreti alla pornostar Stormy Daniels, con la quale ha avuto una breve relazione una decina di anni fa.
Secondo il New York Times, che ha ricevuto le confidenze degli inquirenti, l’ufficio del District Attorney di Manhattan ha offerto all’ex presidente la possibilità di testimoniare la prossima settimana davanti al gran giurì, un chiaro segnale che il rinvio a giudizio sarebbe imminente. E’ improbabile che Trump accetti di deporre. Se dovesse essere incriminato sarebbe la prima volta che un ex presidente viene rinviato a giudizio. Un fatto questo che potrebbe pregiudicare la sua corsa per le elezioni primarie per le presidenziali del 2024.
Alvin Bragg, il procuratore distrettuale di Manhattan, che ha ereditato l’indagine dall’ex procuratore distrettuale Cyrus Vance, si concentra sul coinvolgimento di Trump nel pagamento a Stormy Daniels che ha detto di avere avuto una relazione con lui. Michael D. Cohen, all’epoca l’avvocato di Trump, ha effettuato il pagamento durante gli ultimi giorni della campagna presidenziale del 2016 quando Stormy Daniels stava cercando di vendere al giornale scandalistico National Enquirer il racconto della love story con il magnate dell’edilizia newyorkese.
All’inizio, i rappresentanti della pornostar hanno contattato il National Enquirer per offrire i diritti esclusivi sulla vicenda. David Pecker, l’editore del tabloid e alleato di lunga data di Donald Trump, aveva accettato di cercare storie potenzialmente dannose su di lui durante la campagna del 2016, e a un certo punto ha persino accettato di comprare il racconto della relazione di un’altra donna con Trump per poi non pubblicarla.
Ma Pecker decise di non acquistare il racconto esclusivo di Stormy Daniels e con il caporedattore del tabloid, Dylan Howard, è stato il mediatore tra Michael Cohen e l’avvocato dell’attrice: Cohen in cambio del silenzio della donna le ha dato un assegno da 130 mila dollari. Trump in seguito ha rimborsato Cohen per la transazione.

Nel 2018, Cohen si è dichiarato colpevole di una serie di accuse federali, inclusi alcuni reati finanziari per uso improprio dei fondi della campagna elettorale. Tra le spese sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti anche i soldi usati per pagare il silenzio di Stormy Daniels. Il pagamento, hanno concluso i pubblici ministeri federali, equivaleva a una donazione impropria alla campagna elettorale di Trump. Nei giorni successivi alla dichiarazione di colpevolezza di Cohen, l’ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan ha aperto una propria indagine penale su questa vicenda. Mentre i pubblici ministeri federali erano concentrati sul Michael Cohen, l’inchiesta del procuratore distrettuale si è concentrata su Donald Trump e sulla sua holding, la Trump Organization.
Dopo essersi dichiarato colpevole davanti al tribunale federale, ha puntato il dito contro il suo capo. È stato Trump, ha detto, a ordinargli di pagare Stormy Daniels, un’affermazione che i pubblici ministeri hanno successivamente confermato. I pubblici ministeri hanno anche sollevato domande sugli assegni con cui Trump rimborsava Cohen.
Nelle memorie presentate in tribunale gli inquirenti hanno affermato che la società di Trump “ha falsamente contabilizzato” i pagamenti mensili come spese legali e che i registri della società hanno evidenziato come Michael Cohen fosse stipendiato forfettariamente e che quindi i versamenti che venivano fatti non erano per le parcelle. Cohen ha detto che Trump sapeva che lui fosse stipendiato. Un fatto questo che è alla base del caso contro l’ex presidente.

A New York, la falsificazione di documenti aziendali può costituire un crimine, anche se un è reato minore e soprattutto un reato amministrativo. Per elevare il crimine a reato penale, il procuratore distrettuale di Manhattan deve avere le prove che “l’intenzione di effettuare la frode amministrativa” era per commettere o nascondere un secondo reato, che nello specifico potrebbe essere la violazione della legge elettorale dello Stato di New York. Sebbene il denaro usato per far tacere Stormy Daniels non sia intrinsecamente illegale, i pubblici ministeri sostengono che il pagamento dei 130 mila dollari sia stato una donazione impropria alla campagna di Trump poichè il silenzio dell’attrice ha giovato alla sua candidatura.
Una strategia discutibile questa di combinare l’accusa di falsificazione di documenti aziendali con una violazione della legge elettorale statale che, anche se evidenzia il modo truffaldino della gestione della società dell’ex presidente, non rappresenta la prova schiacciante per incriminare penalmente un ex presidente. Ed è per questo che per molto tempo Alvin Bragg è stato restio a concludere l’inchiesta. Evidentemente nelle ultime settimane gli inquirenti hanno raccolto altre prove che legano più saldamente i due crimini.
A dicembre la Trump Organization è stata incriminata per frode fiscale e altri reati. L’ex Chief Financial Officer della società, Allen Weisselberg, ha testimoniato contro la Trump Organization e la holding è stata condannata a pagare allo Stato di New York una multa di 1,6 milioni di dollari.
Trump ha definito l’indagine come una “caccia alle streghe” contro di lui iniziata prima che diventasse presidente, e ha definito Alvin Bragg, che è nero e democratico, un “razzista” motivato dalla politica. In una dichiarazione rilasciata giovedì sera sul social network di Trump, Truth Social, ha ribadito tali affermazioni e ha negato di aver mai avuto una relazione con Stormy Daniels.