Prima sull’Air Force One partito in ritardo con un atterraggio segreto. Poi un treno blindato. Silenzio assoluto con i giornalisti della Casa Bianca spediti in Polonia ad aspettarlo. Silenzio assoluto con i leader del Congresso per evitare una fuga di notizie pericolosa. Solo i russi sono stati avvertiti e invitati a non bombardare Kyiv per almeno 5 ore, il tempo della visita lampo su un fronte di guerra.
È stato così, prendendo anche qualche rischio da politico navigato, che Joe Biden ha potuto effettuare un vero blitz, una spericolata e storica visita a sorpresa al presidente Zelensky nella capitale Ucraina sotto assedio. Un viaggio senza precedenti proprio alla vigilia dell’atteso discorso che Putin farà a una Russia stremata dalla guerra che non riesce a vincere. Biden è andato a Kyiv per garantire davanti alla Nato, all’Occidente e al mondo tutto l’appoggio degli Stati Uniti al paese invaso da quasi un anno dalle forze armate russe. Il presidente americano ha usato parole ferme per consolidare il fronte interno logorato dai problemi economici e dalle enormi spese della guerra, oltre 100 miliardi di dollari, che gli Stati Uniti hanno già anticipato e che non sembra ancora vedere sbocchi, ma potrebbe addirittura deflagrare nel terzo conflitto mondiale.
Il contrasto tra la cravatta regimental e l’abito blu del presidente americano con il giaccone mimetico del leader ucraino non poteva essere più forte e più simbolico a Kyiv. Biden ha portato a Zelensky, in una zona di guerra, una nuova dotazione militare da 500 milioni di dollari, ma non si è detto pronto a consegnare ”ancora” e a mettere sul piatto i caccia da combattimento F-16 e i missili di lungo raggio che il presidente ucraino chiede da tempo. Adesso lo affiancano anche diverse voci sia repubblicane che democratiche nel Congresso americano che hanno scritto a Biden una lettera congiunta.

“Saremo sempre a fianco dell’Ucraina fino a quando sarà necessario – ha ripetuto il capo della Casa Bianca – Putin credeva che la guerra si sarebbe esaurita in poco tempo, ma Kyiv è ancora in piedi e non cadrà”.
Nel pacchetto rivelato ieri ci sono sistemi anti aerei e radar che intercettano i droni oltre a sistemi Javenil anti carro armato insieme a potentissime munizioni, mentre sono già alle porte dell’Ucraina quasi 100 super carri armati e mezzi da combattimento di ultima generazione forniti non solo dagli americani ma anche da inglesi, francesi e tedeschi insieme a mezzi militari italiani che non vengono classificati come offensivi ma solo come difesa e riconquista del territorio ucraino perduto.
Biden e Zelensky, anche se condividono il fatto che Putin non pensa affatto a ridurre l’aggressione ma ad accelerarla, divergono sulla strategia e il Pentagono non crede che in questa fase gli F-16 e i missili con gittata da 300 chilometri siano ancora necessari.
Un osservato speciale in queste ore rimane la Cina e il suo ruolo potrebbe davvero cambiare la dinamica del conflitto se Pechino, in risposta all’abbattimento del drone spia, decidesse davvero di fornire armi letali a Mosca. C’è chi lavora però affinché il presidente Xi, riconosciuto come grande potenza anche economica, si faccia mediatore e portatore di un piano di pace ancora sconosciuto che il ministro degli esteri cinese Wang Yi (dopo il duro scontro col segretario di stato Blinken a Monaco di Baviera domenica) starebbe presentando in queste ore al Cremlino.

Se ci saranno margini, la decisione finale toccherà però al faccia a faccia che il presidente Xi avrà con Putin a Mosca in marzo. Al Palazzo di Vetro, il consiglio di sicurezza dell’Onu discuterà in questa settimana tutte le strade possibili per arrivare ad un potenziale cessate il fuoco chiesto più volte dal segretario generale Guterres preoccupato soprattutto da un’incontrollabile deriva nucleare nel centro dell’Europa.
Ma il peso anche personale della visita inaspettata di Biden a Kyiv è proprio nel lungo e difficile colloquio che il presidente Usa ha avuto con Zelensky per dirgli senza mezzi termini, dopo averglielo già anticipato a Washington, che di fatto gli americani sono perché il conflitto si concluda nei tempi più brevi possibili, garantendo con la Nato la sicurezza indiretta dell’Ucraina o di quello che resterà, dopo un inevitabile compromesso con i russi soprattutto sullo status della Crimea e delle zone occupate nel Donbass già sotto il controllo di Mosca.
In altre parole, mentre si continua a combattere con i nuovi carri armati forniti dall’occidente, le autorità ucraine dovrebbero considerare anche le condizioni minime per un negoziato, visto che la soluzione militare del conflitto potrebbe non arrivare mai né per Mosca e nemmeno per Kyiv e a farne le spese sarebbe solo la libertà e la democrazia.