Per dare muscolarità anche visiva al suo intervento alla conferenza annuale sulla sicurezza che si tiene a Monaco, la vice presidente americana Kamala Harris è atterrata in Germania con un aereo militare insieme al ministro degli esteri Blinken e della difesa Austin.
Una squadra al completo per affrontare davanti ad una platea globale sia la guerra in Ucraina che gli inaspriti rapporti con la Cina, che ha messo il silenziatore a qualsiasi comunicazione militare tra i due paesi mentre gli Usa abbattevano il pallone spia di Pechino sulle coste della Carolina del Sud una settimana fa.
“Putin sbaglia se pensa che il tempo giochi a suo favore – ha detto la Harris – Un anno dopo l’invasione Kiev resiste, Mosca è indebolita e la Nato è più forte che mai. La Russia inoltre dovrà anche rispondere di crimini contro l’umanità”.
Le sue parole a nome della Casa Bianca sembrano il prologo al discorso che il presidente Biden pronuncerà martedì in Polonia durante un viaggio lampo per riconoscere la compattezza internazionale anti-russa ad un anno esatto dell’invasione. Ma Monaco è servita alla Harris per usare espressioni dure contro la Cina, accusandola di aver “intensificato i rapporti con Mosca dopo l’aggressione all’Ucraina” e mettendola in guardia dal “fornire armamenti al Cremlino come Putin da tempo chiede per vincere l’isolamento internazionale”.

Dietro le quinte del summit tedesco però, in una città imbottita di capi di stato e completamente blindata, mentre il presidente francese Macron parla di atteggiamento russo “colonialista e imperialista destinato a fallire” e di “appoggio permanente all’Ucraina vittima di una guerra catastrofica e ingiustificata”, spuntano a sorpresa per la prima volta parole come “dialogo” e “re-engagement”, che in pratica svelano come a livello bilaterale molti paesi tentino pressioni individuali sia su Putin che su Zelensky per negoziare almeno un cessate il fuoco che appare però ancora molto lontano e improbabile.
Ma sono gli americani a Monaco quelli più attivi su diversi fronti e se il ministro della difesa Austin sta rafforzando i legami strategici nella Nato, è il segretario di stato Blinken che si ritrova il compito più difficile nella ricucitura quasi segreta dei rapporti diplomatici con la Cina, bruscamente raffreddati dopo l’annullamento del suo viaggio a Pechino in seguito all’abbattimento del pallone spia.
Washington, come rivela il Wall Street Journal, sa che nonostante l’embargo la Cina continua a fornire piccoli droni commerciali a Mosca ,che potrebbero svolgere un ruolo di sorveglianza del territorio e del campo di battaglia, ma la famosa linea rossa da non oltrepassare dovrebbe essere rappresentata dall’invio di munizioni e armamenti diretti a Putin che i cinesi considerano di fatto l’equivalente della fornitura di missili difensivi degli Usa a Taiwan.
Il segretario di stato Blinken, dopo aver ascoltato il discorso del ministro degli esteri cinese Wang Yi che ha sottolineato la volontà di Pechino di “rendere il mondo un posto più sicuro lasciandosi dietro le spalle la mentalità della guerra fredda”, ha affrontato la possibilità di un suo nuovo viaggio in Cina che riapra le porte alla ripresa delle comunicazioni militari e al tempo stesso individui una data per una video-chiamata tra Xi e Biden nelle prossime settimane.

La Cina, che ha già assicurato una visita di Xi in Marzo a Mosca per un faccia a faccia con Putin, ha fatto sapere che potrebbe anche essere ingaggiata in un ruolo di mediazione al quale aderirebbe un gruppo di paesi del quale potrebbe fare parte anche il Brasile di Lula.
Si tratta di un’iniziativa di pace e, da Monaco, il ministro degli esteri Tajani ha detto ”vediamo in cosa consisterà esattamente il piano cinese. È positivo che ci sia perché la Cina svolge un ruolo importante nei confronti di Mosca. L’Italia ha chiesto alla Cina di lavorare per la pace”.
E la settimana prossimo, all’Onu, sia il piano cinese che un documento occidentale si confronteranno “per vedere – spiega Tajani – se si possono combinare le due cose”.