George Santos, altre bugie, altre rivelazioni e nuova dimostrazione degli elettori della sua circoscrizione elettorale che sono andati a Washington per incontrare lo speaker della Camera Kevin McCarthy. Non lo vogliono al Congresso, si sentono frodati dalle sue menzogne, dalla falsità sulle sue esperienze lavorative, dai titoli di studio mai conseguiti. La tensione sale e nella notte il suo ufficio elettorale a Douglaston, Queens, è stato vandalizzato. Non c’è pace nel Terzo Distretto elettorale di New York, quello che va da Queens a Oyster Bay.
Proprio questa mattina una cinquantina di elettori della sua circoscrizione, associati a Courage for America, sono andati a Washington. Casey Sabella di Glen Cove, una delle organizzatrici della manifestazione, ha detto che vogliono consegnare allo speaker della Camera Kevin McCarthy le lettere delle loro proteste. Si sentono frodati, imbrogliati da un impostore che si fa beffe dell’elettorato inventando il suo curriculum, la sua etnia, la sua religione, la sua laurea. “Non ce ne andremo finché il presidente McCarthy non farà qualcosa” ha detto Sabella. Chi gli ha dato il voto si ritiene truffato per aver votato per qualcosa che non esiste. Un recente sondaggio del Siena College ha indicato che il 78% dei suoi elettori vuole che si dimetta.
Sabella spera che una manifestazione come quella di oggi faccia abbastanza chiasso per smuovere il partito Repubblicano dall’inerzia che si è imposta.
L’ultima fabbricazione del curriculum di Santos è forse anche una delle sue bugie più bizzarre. Bloomberg News afferma che durante la sua campagna elettorale, in una serata organizzata per raccogliere fondi, il neoparlamentare ha detto di essere stato uno dei produttori del musical Spider-Man: Turn Off The Dark di Broadway. Michael Cohl, l’attuale produttore dello spettacolo – che si è svolto dal 2011 al 2014 nonostante la poca presa che lo show ha avuto con il pubblico – ha confermato che Santos non ha mai lavorato al musical, non ha mai investito un centesimo, e soprattutto che non lo conosce.
Un’altra delle tante bugie raccontate mentre su di lui arrivano anche accuse di molestie sessuali da parte di un volontario che voleva entrare a far parte dello staff elettorale. Derek Myers, che afferma di aver lavorato per un breve periodo nell’ufficio di Santos e di aver poi annullato l’offerta di lavoro che gli era stata fatta, ha inviato nei giorni scorsi una lettera al Comitato Etico della Camera affermando che Santos, dopo averlo invitato ad una serata karaoke, lo ha palpeggiato nelle parti intime chiedendogli se avesse un account su Grindr, una popolare app per incontri gay.
Molti repubblicani, specialmente quelli di New York, stanno facendo pressioni con la leadership del partito per la sua espulsione. Non vogliono pagare il prezzo politico per le sue bugie. Ma lo speaker della Camera, Kevin McCarthy, che ha una sottilissima maggioranza, non vuole perdere un parlamentare che finora lo ha sostenuto. Molto probabilmente però dovrà capitolare perché l’ex deputato repubblicano Lee Zeldin intervenendo al PAC del partito Conservatore dello Stato di New York che si è tenuto lunedì, ha detto che verrà formato un nuovo Comitato di Azione Politica per raccogliere fondi elettorali a New York che non si servirà più della supervisione contabile di Nancy Marks.
Le campagne elettorali di Zeldin e Santos condividevano lei come tesoriera che doveva certificare la raccolta dei fondi. Ora Nancy Marks è sotto la lente di ingrandimento da parte della Federal Election Commission per i finanziamenti elettorali fatti sia a Zeldin che a Santos. I PAC statali esulano dal controllo nazionale del partito e danno fondi ai candidati locali da loro scelti. In pratica Zeldin ha formato un centro di raccolta fondi fuori dal controllo di Washington. Un colpo basso alla leadership nazionle del partito.

Nell’autunno del 2020, la campagna di Lee Zeldin ha presentato un rapporto alle autorità federali che regolano i finanziamenti elettorali con una serie di spese insolite: 21 pagamenti in un solo giorno di esattamente di 199 dollari e 99 centesimi ciascuno. Le spese – ciascuna appena un centesimo al di sotto il limite imposto dalle autorità federali per le quali le campagne elettorali sono tenute a conservare le ricevute – sono andate tutte a destinatari anonimi.
Stessa cosa, ma con decine di pagamenti anonimi, anche per George Santos già al centro di una indagine dopo le rivelazioni del Washington Post che mette in luce i legami finanziari del discusso parlamentare con un cugino di un oligarca russo sanzionato dal Dipartimento di Stato il quale avrebbe dato soldi alla sua campagna elettorale. Assegni dati e scomparsi nelle dichiarazioni certificate della sua raccolta di fondi sulle quali sono in corso le indagini perché qualcuno ha manipolato i suoi documenti finanziari che ogni candidato al Congresso è obbligato a rendere pubblici. Un reato federale che potrebbe mettere sia Santos che Nancy Marks, che nel frattempo si è dimessa, in guai molto molto seri.
Infine la polizia ha detto che l’ufficio distrettuale di George Santos a Douglaston è stato vandalizzato con graffiti in più lingue: “George Santos sei una m***a”, c’è scritto in tre lingue: mandarino, greco e spagnolo.