Per ora il parlamentare repubblicano George Santos si è dimesso dalle Commissioni, se si dimetterà dalla Camera non lo ha detto. Lo speaker Kevin McCarthy è stato meno ermetico: dipenderà dalle indagini statali e federali suoi fondi elettorali.
Santos è stato nominato a far parte di due commissioni parlamentari: quella per le piccole imprese e quella per la scienza, lo spazio e la tecnologia. Lui voleva quella sul Budget e in alternativa quella sui Servizi Finanziari giustificando la richiesta con la sua “vasta conoscenza del mondo finanziario internazionale”.
La sua decisione è maturata dopo aver incontrato Kevin McCarthy. “Penso che sia stata la decisione appropriata – ha detto lo speaker della Camera dopo la riunione – almeno fino a quando non avrà chiarito la sua vicenda”.
Ieri sera – secondo quanto afferma la CBS News – alla Conferenza Repubblicana della Camera, Santos si è scusato con i suoi colleghi per essere diventato una distrazione all’agenda del partito. Un passo indietro accettato da Elise Stefanik presidente della conferenza repubblicana e sostenitrice di Santos durante la sua campagna al Congresso.
Il parlamentare repubblicano, che rappresenta il 3° distretto congressuale di New York, ha ammesso di aver inventato parti fondamentali del suo curriculum personale e di lavoro, affermando di aver solo “abbellito” le sue esperienze lavorative e universitarie. Secondo lui un peccato veniale. Ora è sotto inchiesta da parte da parte degli inquirenti statali e federali. Ed è anche l’obiettivo di un’altra indagine da parte della Commissione Elettorale federale per i finanziamenti e le spese della sua campagna. E questa è quella molto più pericolosa per lui. Indagini pure da parte del Comitato etico della Camera.

Secondo un sondaggio condotto dal quotidiano di Long Island/Queens Newsday effettuato insieme agli analisti del Siena College, la maggior parte degli elettori della sua circoscrizione elettorale ritiene che Santos dovrebbe dimettersi dal suo seggio al Congresso. Dei 653 elettori che hanno votato alle ultime elezioni, il 78% ha detto che dovrebbe farsi da parte, compreso il 71% dei repubblicani. La stragrande maggioranza dei suoi elettori, l’83%, lo vede sfavorevolmente, compreso il 78% degli elettori del GOP. Il sondaggio aveva un margine di errore di più o meno 4,4 punti percentuali.
E non sono solo i democratici a chiedere le sue dimissioni. I suoi colleghi repubblicani nella delegazione del Congresso di New York lo vogliono fuori dal Congresso. Ma lui, per ora, continua a respingere le richieste di dimettersi. McCarthy ha anche rifiutato di intraprendere qualsiasi azione contro di lui, affermando che il suo futuro al Congresso sarà determinato dagli elettori del suo distretto.
George Santos ha mentito su molti aspetti della sua vita personale e del suo curriculum. Non ha detto la verità sulle sue esperienze lavorative, sulla laurea in legge che non ha preso, perfino sulla sua religione e sulla madre morta l’11 settembre negli attentati alle Torri Gemelle. Una sfilza di menzogne raccontate ai suoi elettori ai quali poi chiedeva fondi per la sua elezione.
Dalle rivelazioni del Washington Post escono fuori i legami con un cugino di un oligarca russo sanzionato dal Dipartimento di Stato che avrebbe finanziato la sua campagna elettorale. Assegni dati e scomparsi con dichiarazioni sulla sua raccolta di fondi sulle quali sta indagando la Federal Election Commission perché avrebbe manipolato i documenti finanziari che ogni candidato al Congresso è obbligato a rendere pubblici. Un reato federale che potrebbe metterlo in guai molto molto seri. Per ora ha lasciato le commissioni. Da vedere se questo sarà solo il primo passo per le sue dimissioni dalla Camera.