Nella chiesa battista Ebeznezer di Atlanta Joe Biden si improvvisa predicatore, anche se la balbuzie non aiuta.
È andato a celebrare il 94° compleanno di Martin Luther King, per dire soprattutto “È stato e sarà sempre il mio grande ispiratore…Ho il suo busto insieme a quello di Rosa Parker sempre davanti ai miei occhi sistemati vicino al camino nelle Studio ovale e costantemente mi ricordano che la democrazia non è una cosa facile…. va curata e custodita”. Il presidente americano torna a ripetere: “Sono un ottimista come lo era il dottor King e insieme, ripeto insieme, come Stati Uniti d’America ce la faremo…Il suo sogno non si è ancora realizzatoI
Ma l’atmosfera raccolta ed emozionante della famosa chiesa di Atlanta, dove è il presidente in carica a pronunciare il sermone della domenica, dura poco. Finiti i cori e le musiche, sulla testa di Biden si addensano le nubi e gli imbarazzi per le inchieste che la Camera diventata a guida repubblicana ha già avviato nei confronti del figlio Hunter già sotto inchiesta dell’FBI, e sulla gestione da parte della sua Casa Bianca dei documenti “top secret” che sono stati trovati a sorpresa nei suoi ex-uffici a Washington che nel garage della casa a Wilmington in Delaware.
Un ritrovamento che ha spinto il ministro della giustizia Garland ad assegnare l’inchiesta al procuratore speciale Hurr, per stabilire se Biden abbia commesso o meno irregolarità o addirittura atti criminali nel non restituirli agli archivi di stato ai quali appartengono.
President Biden delivered remarks at Ebenezer Baptist Church in honor of Martin Luther King Jr. Day, becoming the first sitting American president to speak at a Sunday service at Martin Luther King Jr.'s church. https://t.co/Nd5SJcbQdY pic.twitter.com/f7Ccpr0PUi
— CBS News (@CBSNews) January 15, 2023
Adesso l’America si ritrova con un’inchiesta su Trump per aver trafugato dossier “top secret” rifiutandosi di consegnarli se non con l’ingiunzione del magistrato e un’altra su Biden che invece li ha consegnati subito e spontaneamente ma non ha saputo giustificare, né lui né il suo team, come siano finiti nel garage quando gli uffici sono stati ripuliti a novembre.
Il presidente si trincera dietro un “non ne sapevo nulla…”, ma anche se a commettere l’errore sono stati funzionari del suo staff il problema resta insieme all’imbarazzo, soprattutto dopo aver definito mesi fa l’atteggiamento di Trump “irresponsabile…”
I repubblicani stanno montando una vera e propria campagna su questo episodio e cercano di equipararlo ai file di Mar a Lago per i quali Trump è accusato di ostruzione della giustizia.
I legali di Biden hanno scelto la linea del silenzio per non intralciare il lavoro dell’ispettore speciale che dovrà decidere se si è tratto di semplice superficialità e comportamento non professionale da parte del team Biden o di scelta intenzionale come invece è stato per Trump.
Se il presidente non c’entra, qualcun altro ha commesso l’errore e deve risponderne. Se fosse anche un giovane funzionario a venir licenziato dopo aver ammesso il suo pasticcio sotto giuramento potrebbe aiutare a chiarire.
Fino a quando gli avvocati di Biden si nasconderanno dietro un linguaggio “legalese” per non dire nulla e non sapranno motivare come mai la scoperta dei documenti top secret sia stata comunicata a rate, verranno equiparati ai legali di Trump. Le due vicende sembreranno la stessa cosa nell’immaginario collettivo e sarà Biden a pagarne lo scotto maggiore. Soprattutto adesso che sta partendo l’inchiesta sul figlio.