Non c’è pace nel partito repubblicano. La nuova Camera dei rappresentanti a maggioranza repubblicana voterà oggi il suo speaker, il capo della maggioranza, in sostituzione della democratica Nancy Pelosi, che ricopriva l’incarico dal 2019.
Dal 1923 questo è stato il primo passo che la nuova legislatura compie. Per 100 anni si è trattato più che altro di una formalità, ma quest’anno proprio a sottolineare la polarizzazione del partito repubblicano, è molto più difficile.
Kevin McCarthy, che per anni è stato il leader della minoranza repubblicana ed è il naturale successore allo scettro di Nancy Pelosi parte in pole position, ma il motore della sua auto non si accende. Non ha i numeri per ottenere la nomina. Per ora alla Camera ci sono riunioni per trovare l’accordo per superare l’impasse.
Il Congresso è formato da 435 parlamentari. Il partito che ottiene più di 218 parlamentari prende la maggioranza. I Repubblicani alle elezioni di Midterm hanno conquistato 222 seggi, ma cinque di loro, tutti trumpiani, hanno già fatto sapere di non aver alcuna intenzione di votare per McCarthy, considerato troppo legato al vecchio establishment del partito.
Con loro anche i dissenzienti silenziosi all’interno del partito repubblicano che non si sono pronunciati. Ad una recente elezione interna, per sondare il terreno, McCarthy ha ottenuto 188 voti, sconfiggendo Andy Biggs, il quale ne ha ricevuti 31.
I suoi più stretti alleati minimizzano le differenze, ma nello stesso tempo non hanno saputo indicare quali saranno le future mosse di McCarthy per ottenere il voto dei dissidenti.
Negli ultimi mesi ha lavorato intensamente per conquistare il favore di quanti più colleghi di partito possibile, in particolare tra gli esponenti più legati a Trump. Ieri addirittura McCarthy si è impegnato con una mossa da harakiri a modificare i regolamenti interni della Camera per abbassare la soglia di voti necessaria per “sfiduciare” lo “speaker”.

I rappresentanti Scott Perry della Pennsylvania, Paul Gosar dell’Arizona, Chip Roy del Texas, Dan Bishop della Carolina del Nord, Andy Harris del Maryland ed Andrew Clyde della Georgia hanno risposto ieri con twitt in cui definiscono “tardivo” l’impegno di McCarthy. “Purtroppo, nonostante siano stati compiuti alcuni progressi, la dichiarazione di McCarthy arriva troppo tardi per risolvere i problemi irrisolti prima dell’apertura del 118mo Congresso. Troppi punti ancora oggetto di dibattito vengono liquidati con espressioni di vaga speranza. (…) I tempi attuali richiedono un allontanamento radicale dallo status quo, non una continuazione dei passati e presenti fallimenti repubblicani”, si legge su Twitter.
Se McCarthy non dovesse riuscire ad ottenere la nomina dopo la prima votazione, il procedimento potrebbe andare per le lunghe bloccando i lavori della Camera. Nel 1923 occorsero nove votazioni, mentre nel 1855 ci vollero due mesi per arrivare all’elezione del rappresentante del Massachusetts Nathaniel Banks.
Il rappresentante Don Bacon repubblicano del Nebraska, ha lanciato un colpo di avvertimento agli oppositori di Kevin McCarthy affermando di esserepronto a lavorare con i democratici se gli ultras del suo partito non troveranno il compromesso. In un editoriale pubblicato sul The Daily Caller, Bacon ha sostenuto che il deputato Matt Gaetz e i suoi quattro compagni stavano danneggiando la sottile maggioranza repubblicana alla Camera non lasciandogli altra scelta che mediare con iDemocratici per costruire una maggioranza funzionale al Congresso.
Un’alternativa a McCarthy potrebbe essere Steve Scalise (attuale numero due dei repubblicani alla Camera) anche se lui per ora dice di essere contrario alla sua nomina.
La difficile posizione in cui Kevin McCarthy si trova è il risultato dei suoi ardui equilibrismi politici per cercare di mantenere la protezione politica di Donald Trump e nello stesso tempo tentare di prendere le distanze dall’ex presidente. Una posizione ambigua che alla fine ha scontentato i suoi stessi compagni di partito. E se sei parlamentari sono quelli che ufficialmente si oppongono alla sua candidatura alla carica di speaker, altri 25 non si sono pronunciati.

Nato nel 1965 a Bakersfield, California, da una famiglia di antica origine irlandese con legamiitaliani e di solida tradizione democratica, McCarthy è un politico di professione. Dal 1989, McCarthy entrò nello staff di Bill Thomas, un deputato molto legato al presidente Ronald Reagan divenuto strumentale con l’American Enterprise Institute inmolte proposte dell’amministrazione di George W. Bush. Insegnamenti vitali per McCarthy che per perquindici anni è stato il collaboratore più stretto di Thomas mentre costruiva la sua carriera nel Partito Repubblicano che lo spinse nel 2002 a candidarsi al parlamento statale della California, nel 2003 ha guidato il gruppo di maggioranza mentre a Governatore ascendeva Arnold Schwarzanegger e nelle Midterm del 2006 si è candidato, vincendo, al seggio che fu di Thomas, che quell’anno annunciò il ritiro dalla Camera. Liberista in economia, ex liberale sui diritti civili divenuto gradualmente sempre più conservatore su aborto, marijuana, diritti Lgbt, nemico dei gruppi ambientalisti McCarthy è stato negli anni sempre più conservatore.
Nel 2016 è diventato uno dei primi membri del Gopa sostenere la scalata al partito di Donald Trump ritenendo che la vittoria del costruttore newyorkese avrebbe potuto contribuire a consolidare la maggioranza repubblicana.
McCarthy è stato relatore della riforma fiscale di Trump in cui ha inserito la modifica dell’Obamacare, la riforma sanitaria che durante la presidenza del presidente democratico aveva contestato alla Camera.
Nel novembre 2020, McCarthy è stato con Robert F. Hyde, Lev Parnas, Rudolph W. Giuliani uno degli uomini chiave nello sforzo di Trump per fare pressioni sul governo ucraino per cercare di colpire Joe Biden che era il candidato democratico alla presidenza, puntando sugli affari poco cristallini del figlio Hunter. Dopo la sconfitta di Trump è stato tra i sostenitori dei brogli elettorali e per questo il suo ex maestro Bill Thomas lo ha brutalmente criticato per aver rifiutato di prendere le distanze da Trump.