Molto meglio delle previsioni. Nella storia politica moderna pochi presidenti hanno avuto un secondo anno migliore di Biden nel 2022. Per lui il bilancio di fine anno è favorevole.
Entrato alla Casa Bianca in un’America impaurita dal tentativo insurrezionale del 6 gennaio 2021, alle prese con una pandemia che ha devastato la Nazione e l’economia, con un Congresso in buona parte ostile per le manipolazioni di un ex presidente sconfitto, Biden è riuscito a superare tutti questi ostacoli.
All’inizio dell’anno, pochi avrebbero immaginato che questo sarebbe stato possibile. L’indice di approvazione di Biden era al 43%, un calo di sette punti dall’agosto 2021. L’aumento dell’inflazione suggeriva che i Democratici sarebbero stati puniti alle elezioni di Mid Term l’economia in difficoltà e i prezzi in aumento (in particolare alle pompe di benzina).
I progetti del presidente, soprattutto il Build Back Better, erano impantanati al Congresso, bloccati non solo dai repubblicani, ma anche dal recalcitrante senatore democratico-conservatore Joe Manchin. Che con l’altra senatrice democratica Kyrsten Sinema aveva bloccato anche i piani per eliminare il filibuster, l’ostruzionismo, per la riforma del diritto di voto. Un’opposizione trasversale che ha bloccato le riforme volute dalla Casa Bianca. Un vento negativo che ha spinto anche molti Democratici alla Camera ad abbandonare la politica e non ricandidarsi.

Eppure alla fine dell’anno Biden è in una posizione invidiabile per un presidente al primo mandato. Di sicuro, i suoi indici di approvazione rimangono mediocri – sorprendentemente, sono praticamente allo stesso punto in cui si trovavano un anno fa – ma i democratici hanno appena superato le elezioni di Mid Term con un seggio in più al Senato, e alla Camera hanno subito una sconfitta di gran lunga inferiore a quella prevista dai repubblicani e hanno ottenuto conferme cruciali al livello statale. Inoltre, invece di languire al Senato, gran parte dell’agenda legislativa di Biden è diventata legge, compreso l’Omnibus, un massiccio pacchetto di spesa che abbasserà i prezzi dei farmaci da prescrizione, rafforzerà la legge sull’assistenza sanitaria dell’ex presidente Barack Obama e investirà quasi 370 miliardi di dollari nella lotta contro il cambiamento climatico.
Forse la cosa più importante per Biden se si dovesse ricandidare per le presidenziali del 2024 è che ha ampiamente consolidato il sostegno democratico dietro di lui. E non solo. Gli applausi tributati dal Congresso riunito in seduta congiunta al leader ucraino Volodymyr Zelenski al quale la Casa Bianca ha concesso miliardi di dollari in aiuti militari per respingere l’invasione della Russia, hanno evidenziato come una larga parte del partito repubblicano, almeno su questo, sia solidale con la decisione di Biden.

Ci sono poche prospettive che qualcuno lo sfidi alle primarie, poiché i democratici – sia liberali che moderati – sembrano essere soddisfatti di entrare nell’arena elettorale del 2024 con il presidente in carica. Tradizionalmente, i presidenti che hanno un forte sostegno all’interno del proprio partito e non affrontano la sfida delle primarie sono in una forte posizione di vantaggio per la rielezione (Donald Trump nel 2020 è stata l’eccezione).
La “resurrezione” di Biden è stata una combinazione di fortuna, estremismo repubblicano e un presidente in carica che è più bravo ed esperto in politica di quanto molti osservatori politici siano inclini a riconoscere.
Spesso in politica (e nella vita), è meglio essere fortunati che bravi, e il 2022 è una lezione oggettiva in questo fenomeno. Quando la Corte Suprema ha deciso a giugno di eliminare 50 anni di precedenti legali e ribaltare la protezione costituzionale per il diritto all’aborto, è stato un disastro per le donne americane, ma politicamente ha gettato un’ancora di salvezza per il partito democratico. La questione ha rafforzato le prospettive democratiche in alcuni Stati, in particolare Michigan e Pennsylvania. Più in generale, è stata una causa solida per radunare gli attivisti democratici e lanciare la sfida. E questo della decisione delle donne per l’aborto sarà senza dubbio per Biden un elemento cruciale della sua campagna per la rielezione.
Fortuna, dicevamo. Una svolta ancora più grande per i democratici è arrivata dai repubblicani che hanno dovuto accettare le insensate imposizioni di Trump alle elezioni di Midterm. Kari Lake, Doug Mastriano, Blake Masters a Mehmet Oz, Don Bolduc e Herschel Walker, tutti candidati imposti dall’ex presidente e clamorosamente bocciati. Nonostante queste sconfitte i fedelissimi di Trump non demordono, come dimostrato dagli sforzi titanici e inefficaci di Kevin McCarthy per convincere i suoi compagni di partito più estremisti a sostenerlo per eleggerlo speaker della Camera. E’ questo estremismo livoroso della frangia più a destra del partito che continua a dirottare la politica minacciando indagini sul figlio di Biden, di tenere in ostaggio il limite del debito chiedendo tagli alla Social Security o al Medicare, di avviare procedimenti di impeachment dei funzionari della Casa Bianca (incluso forse lo stesso presidente), che dà forza a Biden perché i trumpisti al Congresso non vogliono capire che l’elettorato indipendente rifiuta gli estremismi e alle elezioni di Midterm ha votato per i democratici.
Biden negli ultimi due anni ha mantenuto ripetutamente il suo impegno a lavorare con l’opposizione. In primo luogo, c’è stato il disegno di legge sulle infrastrutture dell’anno scorso. Quest’anno ha portato risultati ancora più bipartisan in materia di controllo delle armi, matrimonio tra persone dello stesso sesso, assistenza sanitaria ai veterani, investimenti nell’industria americana dei semiconduttori e aiuti militari all’Ucraina.
Eppure, allo stesso tempo, Biden ha mantenuto molti impegni che aveva con la base più liberal. La decisione di questo agosto di condonare decine di migliaia di dollari di debiti studenteschi era una priorità dell’ala liberale del partito. Si è anche mosso in modo aggressivo per nominare giudici per i tribunali federali, inclusa la storica nomina della prima donna nera della Corte Suprema (un’altra promessa della campagna del 2020). E all’inizio di questo autunno, ha emesso un perdono generale per migliaia di persone condannate per possesso di marijuana.
In breve, Biden è riuscito persino ad entusiasmare i suoi sostenitori liberal e allo stesso tempo a mantenere una politica in gran parte centrista. I repubblicani continueranno ad attaccarlo come un estremista legato ai suoi sostenitori liberal, ma ci sono buone ragioni per pensare che la strategia politica non funzionerà. Molto semplicemente, non rispecchia i primi due anni in carica di Biden, e i repubblicani, in generale, avranno difficoltà a sostenere che il partito avversario sia più estremista di quello in cui loro militano.
Certo, nei prossimi due anni possono succedere molte cose. Ma una cosa è chiara, l’abilità politica di Biden nel 2022 – e le evidenti carenze dei suoi rivali politici – lo hanno messo esattamente al posto giusto per vincere nel 2024.