I Repubblicani erano convinti che avrebbero conquistato le maggioranze di Camera e Senato. Tanto convinti che già avevano fatto i piani per la composizione delle commissioni parlamentari. Doveva essere un trionfo e sulla scia di questa vittoria l’ex presidente Donald Trump aveva impostato l’annuncio della sua terza candidatura per la Casa Bianca. Una settimana dopo il voto la tanto aspirata vendetta di Trump dopo la sconfitta alle presidenziali del 2020 si è trasformata in un’altra debacle.
I democratici trattengono il fiato. Dopo aver riconquistato la maggioranza al Senato, otto seggi dividono i due partiti alla Camera dei Rappresentanti. Dei 435 seggi a disposizione 204 sono stati conquistati dai democratici, 212 dai repubblicani. La maggioranza è di 218 e in 19 seggi ancora si conta fino all’ultimo voto. L’ondata rossa promessa alla vigili con il passare dei giorni si è trasformata in un harakiri. Molto probabilmente i Repubblicani conquisteranno la maggioranza alla Camera, ma è una superiorità talmente striminzita, in un partito così profondamente diviso, che tutto sarà molto più complicato per la leadership del partito perché l’ala dura non darà spazi di manovra al nuovo speaker.
Domani è il giorno del “grande annuncio” strillato da Trump. Lo farà dalla sua residenza di Mar A Lago mentre all’interno del partito fioccano le critiche contro di lui. Contro chi ha sposato le sue fandonie delle elezioni “rubate” senza parlare dei problemi che affliggono il Paese e i modi per superarli e sui candidati da lui scelti imposti alle primarie. Candidati senza peso che come credenziale avevano solo la diffusione delle sue frottole elettorali.
Ma non solo. Critiche per aver nominato magistrati conservatori alla Corte Suprema in un Paese in piena trasformazione sociale che con la loro decisione di intervenire sulla storica sentenza Roe vs Wade che difendeva il diritto delle donne a porre fine alla maternità, ha spinto molti elettori a votare per i democratici. Tutti motivi che hanno spinto molti politici a criticare l’ex presidente con i suoi comizi carichi di rabbia in cui continua a lanciare accuse senza nessuna prova per la sconfitta subita due anni fa e non affronta i problemi che attanagliano il Paese. “Dobbiamo spiegare ai nostri elettori cosa vogliamo fare. Gli americani vogliono idee, chiedono un futuro», ha detto il senatore repubblicano della Louisiana, Bill Cassidy commentando i risultati elettorali al programma “Meet the Press”.

Un messaggio chiaro per i suoi compagni di partito dopo che gli elettori repubblicani in Texas hanno detto che alle prossime elezioni presidenziali sosterranno il governatore della Florida Ron DeSantis come candidato repubblicano. Ciò nonostante oggi Trump ha dichiarato sul suo sito Truth Social che “si spera che domani si riveli uno dei giorni più importanti nella storia del nostro Paese!”.
Jason Miller, uno dei più fidi consiglieri di Trump, ha detto nei giorni scorsi all’ex capo stratega della Casa Bianca Stephen Bannon di aver parlato con Trump e che “ovviamente” aveva in programma di candidarsi alla presidenza nel 2024. Miller ha aggiunto che Trump era “infuocato” per la gara. “Il presidente Trump annuncerà martedì che si candida alla presidenza. E sarà un annuncio molto professionale “, ha affermato Miller aggiungendo che “tutti i dettagli sono coperti” e si prevede la partecipazione di 1.000 persone e che “già 250 telecamere hanno richiesto di poter riprendere l’avvenimento”. I leader repubblicani hanno chiesto a Trump di sospendere il suo annuncio, almeno fino a dopo il ballottaggio del 6 gennaio per il seggio del Senato in Georgia tra Raphael Warnock e il repubblicano Herschel Walker. Il rieletto governatore del New Hampshire, il repubblicano Chris Sununu ha criticato la decisione di Trump. “Non ha capito che più parla meno repubblicani lo seguono. Potenzialmente sta per rovinare l’opportunità per [Herschel] Walker di vincere in Georgia nel suo ballottaggio”, ha detto Sununu a The Hill. °Non ha capito che anche se annuncia la sua intenzione di tornare alla Casa Bianca non sarà un deterrente per nessuno”.
Ma Trump molto probabilmente vuole bruciare i tempi e dare il suo annuncio prima che il Dipartimento della Giustizia lo incrimini per il tentativo insurrezionale del 6 gennaio in modo da poter continuare a dire che è la vittima di un sistema corrotto e che è stato incriminato solo perché ha deciso di candidarsi.
Neanche il suo “ex vice” lo difende più. Da quando ha lasciato la Casa Bianca, Mike Pence si è allontanato da Trump e ha esortato i repubblicani a concentrarsi sul futuro e non sul passato. Presentando il suo libro “So Help Me God” Pence ha detto che il twitt di Trump dopo la rivolta del Campidoglio del 6 gennaio 2021 in cui lui viene attaccato è stato “spericolato”. “Mi ha fatto arrabbiare”, ha detto Pence a David Muir della ABC News dopo che il giornalista ha letto il messaggio di Trump in cui l’ex presidente scriveva “Mike Pence non ha avuto il coraggio di fare ciò che avrebbe dovuto essere fatto per proteggere il nostro Paese e la nostra Costituzione”. Il nuovo libro di Pence descrive in dettaglio la lunga campagna di pressione di Trump del 6 gennaio
Durante l’intervista Pence ha detto che “Trump mi disse sarai giudicato come un buono a nulla. Mi sono rivolto a mia figlia che era lì vicino a me e ho detto: ‘Non ci vuole coraggio per infrangere la legge, ci vuole coraggio per far rispettare la legge'”.