Martedì l’America vota alle elezioni di Midterm. Una elezione che generalmente viene considerata come un test di metà mandato del presidente. Un esame che tradizionalmente punisce o promuove il capo della Casa Bianca. Ma domani si voterà con la “rabbia”, con il rancore delle donne maturato dopo la decisione della Corte Suprema sull’aborto, e con il fiele dell’elettorato per l’inflazione. Argomenti per i quali la Casa Bianca non è che abbia molte responsabilità. La decisione di annullare la sentenza Wade vs Roe è arrivata a sorpresa dopo anni che i repubblicani hanno nominato giudici conservatori alla massima assise giudiziaria e l’inflazione ha colpito l’intero pianeta come causa finale della pandemia.
L’obiettivo dei repubblicani alla Camera è quello di conquistare almeno cinque seggi in più degli attuali per ottenere la maggioranza. Al Senato, invece, ai repubblicani basterebbe conquistare un solo seggio in più poiché la situazione è di parità e l’attuale maggioranza è garantita solo dal voto decisivo della vicepresidente Kamala Harris che è istituzionalmente fa da ago della bilancia. Un’elezione quindi che esula solo dal semplice ruolo di cartina di tornasole dell’operato del presidente perché c’è la forte probabilità che Camera e Senato vengano conquistate dal partito di opposizione alla Casa Bianca.
Alla Camera si vota per tutti i 435 deputati. Al Senato se ne rinnova un terzo, quest’anno ne spettavano 34. Ne è stato aggiunto uno per un senatore che ha lasciato la politica. Quattro gli Stati da tenere d’occhio per capire se i repubblicani riusciranno a prevalere al Senato: Pennsylvania, Georgia, Arizona e Nevada.
Con i sondaggi di FiveThirtyEight che danno la partita già vinta dai repubblicani alla Camera, al Senato sarà invece da giocare fino all’ultimo perché il voto degli indipendenti sarà determinante. Con 35 dei 100 seggi in palio ai repubblicani basterebbe conquistare anche un solo seggio, mantenendo ovviamente i propri, per strappare ai democratici la maggioranza che ora hanno in una situazione di parità di 50 a 50. Solo grazie al voto della vice presidente Kamala Harris, presidente del Senato, si riesce a rompere l’equilibrio. Da dire che dei 35 seggi del Senato per cui si vota domani 23 sono in mano repubblicana e 12 in quella democratica. E ci sono delle “crepe” nel muro del Gop. Come quella dell’Iowa, dove l’89enne senatore in carica Chuck Grassley, cerca il mandato per altri 6 anni. I sondaggi sono con lui: ha il 51.8 % delle preferenze contro quelle del suo rivale democratico, l’ammiraglio Michael Franken, di 25 anni più giovane. E in questo Stato il voto degli Indipendenti avrà un ruolo importante.
PENNSYLVANIA
A sottolineare l’importanza del voto in questo Stato c’è stata sabato sera la visita di un presidente, Joe Biden, e di due ex presidenti, Barack Obama e Donald Trump. Biden e Obama a Philadelphia hanno partecipato assieme a un evento per sostenere il candidato del Partito Democratico al Senato John Fetterman, mentre Trump alla stessa ora ha tenuto un comizio vicino Pittsburgh per sostenere il candidato del Partito Repubblicano Mehmet Oz. I sondaggi vedono Fetterman e Oz in perfetta parità a quota 47%.
Fino a pochi mesi fa le elezioni in Pennsylvania (dove si vota anche per rinnovare il governatore) sembravano molto meno incerte. John Fetterman, ex vicegovernatore e personaggio politico noto anche a livello nazionale, deteneva un buon vantaggio su Mehmet Oz, un medico e personaggio televisivo del New Jersey che era stato scelto da Trump ma era generalmente ritenuto un candidato debole. Poi, a maggio, Fetterman ha subito un ictus cerebrale che lo ha isolato per alcuni mesi. E questo della sua parziale invalidità è stato il tema che ha permesso ad Oz di recuperare consensi. Adesso i due candidati sono dati in parità nei sondaggi, con Fetterman in vantaggio di pochissimi decimi dopo che nei giorni scorsi Oprah Winfrey, la notissima conduttrice, attrice, filantropa le ha dato il suo appoggio.
GEORGIA
È lo Stato dove più che mai i repubblicani cercano la rivincita. Ma in questo Stato il fronte del Gop è frazionato per le lotte intestine tra i MAGA di Trump e i repubblicani ortodossi. In questo Stato il National Republic Committee mentre ha versato milioni di dollari per la rielezione del governatore Kempt, è stato molto parsimonioso con il candidato scelto da Donald Trump per il Senato: l’ex giocatore di football Hershel Walker. Uno Stato che Biden si è aggiudicato alle presidenziali del 2020 in cui Donald Trump ha cercato di rovesciare il risultato elettorale fino all’ultimo. Uno Stato in cui hanno clamorosamente vinto due senatori democratici grazie al capillare lavoro dell’attivista democratica Stacey Abrams che è riuscita a far aumentare gli elettori afroamericani.
Ora uno di questi due senatori, il pastore battista Raphael Warnock, deve difendere il suo seggio e, contro il primo senatore afroamericano dello stato sudista, i repubblicani hanno schierato Hershel Walker, ex stella afroamericana del football reclutata alla politica dal suo amico Donald Trump. Ma la sua è stata una campagna costellata da scandali, tra cui le accuse di una sua ex compagna, madre di uno dei suoi figli, che ha dato alla stampa la copia dell’assegno che Walker, che ora professa una fede antiabortista, le diede per abortire. I due candidati rimangono comunque impegnati in un testa a testa, e la legge elettorale della Georgia prevede che se nessuno dei due otterrà martedì il 50% si dovrà andare al ballottaggio il 6 dicembre.
NEVADA
A difendere il seggio è la democratica Catherine Cortez Masto, che nel 2016 è stata la prima donna latina eletta al Senato in questo stato. Sei anni dopo è considerata una dei senatori in carica più a rischio, con lo spettro di essere bocciata dallo stesso elettorato ispanico che sei anni fa fece vincere le elezioni. Il timore dei dem è che in questa tornata elettorale si accentui, non solo in Nevada, l’allontanamento dell’elettorato ispanico, tradizionale base dei dem, sia per le loro posizioni fortemente cattoliche sull’aborto, sia per le eterne promesse mai mantenute sulla riforma dell’immigrazione.
Ma è soprattutto la crisi economica a far sperare i repubblicani che gli elettori del Nevada – dove la pandemia ha danneggiato fortemente l’economia che ruota intorno al business del turismo di Las Vegas e Reno – a punire il partito del presidente Joe Biden, votando per Adam Laxalt, 44enne figlio e nipote di ex senatori del Nevada, che è uno dei candidati sostenuti da Donald Trump e che sostiene le accuse infondate di brogli elettorali alle elezioni del 2020.
OHIO
In uno stato che nelle ultime tornate elettorali ha votato solidamente repubblicano, la decisione del senatore repubblicano Rob Portaman di non ricandidarsi ha aperto il duello tra il democratico, Tim Ryan deputato al decimo mandato e candidato presidenziale nel 2020, e il repubblicano, JD Vance, 38enne venture capitalist diventato famoso per il suo libro, da cui è stato tratto un film, “Hillbilly Elegy”. Un tempo schierato con i repubblicani anti-Trump, i cosiddetti “Never Trumper”, ora Vance è un entusiasta sostenitore dell’ex presidente che di lui, nel suo solito stile ha detto: “Jd mi lecca i piedi, vuole il mio sostegno a tutti i costi”.
NEW HAMPSHIRE
In questi ultimi giorni di campagna elettorale, il comitato nazionale dei repubblicani sta investendo massicciamente nel duello per il Senato in New Hampshire dove, a sorpresa, Don Bolduc appare impegnato in un testa a testa con la senatrice democratica Maggie Hassan. Considerato troppo di estrema destra, e complottista dei MAGA, per avere successo nello stato dove Joe Biden due anni fa ha vinto con 7 punti di vantaggio, il 61enne generale a riposo, con 10 missioni in Afghanistan, invece sta riuscendo a creare grandi difficoltà alla 64enne democratica, presa di mira per l’inflazione, l’aumento dei prezzi e della benzina.
NORTH CAROLINA
Anche in North Carolina è un trumpiano di ferro a correre per il seggio al Senato: Ted Budd, proprietario di un’armeria, deputato che è stato uno dei 147 repubblicani del Congresso a votare contro la certificazione della vittoria di Joe Biden nel 2020. Contro di lui i democratici hanno schierato Cheri Beasley, giurista afroamericana che è stata a capo della Corte Suprema dello stato.
I due sono bloccati da settimane in un testa a testa, con la democratica che lamenta di non ricevere abbastanza sostegni finanziari dal partito che forse non crede nella possibilità di vincere nello stato che ha eletto un suo senatore l’ultima volta nel 2008, l’anno della storica vittoria a valanga di Barack Obama.
ARIZONA
È lo stato dove le teorie trumpiane delle elezioni rubate hanno preso più piede, dove hanno vinto le primarie repubblicane tutti candidati che negano la legittimità della vittoria di Joe Biden, tra i quali Blake Masters, 36enne candidato al Senato. Definendosi un “conservatore dell’America First”, con un programma nazionalista, Masters si oppone agli aiuti all’Ucraina, a Big Tech – nonostante sia stato il braccio destro del miliardario Peter Andreas Thiel, cofondatore con di PayPal e nemico di Elon Musk – e propone la creazione di una riserva federale in Bitcoin.
A difendere il seggio democratico è l’ex astronauta Mark Kelly, marito dell’ex deputata Gabby Giffords, che rimase gravemente ferita nel 2011 in un attentato contro di lei in cui vi furono diverse vittime. A mettere in difficoltà il democratico, è il picco degli ingressi dei migranti in questo stato di confine, con Master che accusa Kelly di sostenere una politica dei “confini aperti”.
WISCONSIN
I democratici speravano di poter aver gioco facile in Wisconsin – stato vinto da Joe Biden nel 2020 – per strappare il seggio di Ron Johnson, senatore al secondo mandato che ha votato contro la certificazione della vittoria di Joe Biden, ha minimizzato la portata dell’assalto al Congresso, sostenuto una serie di tesi complottiste e persino che contro il coronavirus fossero sufficienti i gargarismi. E sarebbe anche uno dei senatori coinvolti nel tentativo sovversivo di dichiarare invalida la vittoria di Bidden fornendo una lista di falsi Grandi Elettori. Ma i repubblicani hanno montato una campagna contro le posizioni di estrema sinistra del candidato democratico Mandela Barnes, accusando il 35enne vice governatore afroamericano di passati legami con il movimento per togliere i fondi alla polizia e Johnson ora è in testa nei sondaggi.
E giovedì si saprà quale “rabbia” avrà vinto.