Liz Truss ce l’ha fatta a passare alla storia. Con i suoi 45 giorni di governo ha battuto un record assoluto ed è diventata la premier britannica meno duratura del Regno Unito. Si potrebbe aggiungere che i suoi record sono stati anche altri. È apparsa la meno preparata con la sua tragica riforma fiscale che ha fatto crollare la sterlina ai minimi storici dopo la sua sforbiciata azzardata alle tasse dei ricchi dal 45% al 40% per i redditi superiori alle 150 mila sterline l’anno, circa 170 mila euro. La Banca of England era dovuta intervenire con iniezioni di danaro per evitare che il disastro si allargasse ad altri settori.
“Avrei dovuto preparare meglio il terreno, ma ho imparato la lezione” ha dichiarato dopo la catastrofe che ha scatenato sui mercati finanziari. Imperturbabile, aveva comunque confermato la sua manovra economica ispirata all’epoca della Thatcherismo. Ma quelli erano altri tempi e la Gran Bretagna, reduce dalla Brexit, non era così indebitata con un’economia zoppicante, un’inflazione alle stelle con un costo della vita altissimo per gli inglesi e una guerra nel cuore dell’Europa che ha fatto lievitare i costi dell’energia.
Già oggi, dopo l’annuncio delle sue dimissioni, la Borsa di Londra è tornata in positivo,la sterlina è risalita di un punto sul dollaro, segnale che la sua uscita di scena viene vissuta con evidente sollievo dal mondo della finanza. Goldman Sachs aveva infatti rivisto al ribasso le stime di crescita dopo l’arrivo della Truss, mentre Biden aveva bocciato la sua politica fiscale timoroso che i contraccolpi in GB potessero condizionare anche i mercati americani.
Ma un sospiro di sollievo sembrano tirarlo anche i britannici, i quali secondo un recente sondaggio di You Gov non hanno mai amato Liz Truss, soprattutto dopo le sue scelte a favore di aziende e benestanti. Solo uno su dieci la sosteneva ancora. La Truss pare quindi essere anche la premier meno amata, altro suo record negativo messo a segno nel giro di neanche due mesi. Una donna sola, non amata, antipatica e ora anche umiliata.
E come beffa del destino si parla di un ritorno di Boris Johnson, il premier che lei aveva sostituito dopo esserne stata ministra degli esteri. Dispiace che sia proprio una donna a fare questa brutta fine, perché una donna che fallisce purtroppo si porta dietro pregiudizi che travolgono tutte le donne in ruoli di potere. E’ questa l’eredità di secoli di maschilismo. Del resto non è sufficiente essere donna per riuscire a fare bene. La competenza ha un valore importante e questo vale anche per gli uomini. la Truss ha dimostrato di essere inadatta a guidare un governo per ragioni che vanno cercate anche nelle tensioni interne al suo partito.
Sbaglia il settimanale Economist a fare un parallelo tra Gran Bretagna e l’Italia con una copertina a dir poco imbarazzante e offensiva. Noi, andiamo molto meglio della Gran Bretagna post Brexit e lo ha spiegato molto bene il Corriere della Sera con un articolo di Federico Fubini. “ L’Italia è il settimo paese esportatore mondiale,la GB il quattordicesimo e h visto le sue vendite nel primo mercato crollare del 24%. L’Italia ha una moneta di riserva internazionale,mentre la GB l’aveva. Il deficit pubblico inglese è superiore a quello italiano, la posizione finanziaria dell’italia sul resto del mondo è in lieve attivo. In Italia c’è instabilità politica ma i premier non durano 45 giorni. C’è la fragilità dei titoli di stato ma in Italia tale fragilità non si collega agli stessi disastri dei fondi pensione britannici”
Mettetevi il cuore in pace cari colleghi dell’Economist. La Gran Bretagna ha lasciato l’Unione Europea e sta pagando le conseguenze della Brexit. Il problema è tutto vostro, grazie ai Boris Johnson e alle Liz Truss che con il loro populismo vi hanno spinto a una simile scelta dissennata. Non siete più il grande Impero che credete. Dal continente apparite anche un po’ soli e malconci. Abbassate quindi le penne e per consolarvi dei tempi cupiche attraversate, fatevi un buon piatto di spaghetti, che mette sempre allegria.