Non passa giorno che le vicende giudiziarie in cui l’ex presidente Donald Trump è invischiato si arricchiscono di nuovi capitoli.
Indagato dalle corti federali per i dossier Top Secret che aveva portato via dalla Casa Bianca e sul suo ruolo nel tentativo insurrezionale del 6 gennaio e sulla pianificazione del complotto per bloccare la certificazione della vittoria elettorale di Biden.
Indagato dalla procura distrettuale della Contea di Fulton, in Georgia, per i suoi tentativi di “trovare” più di 7 mila voti per battere il candidato democratico alle presidenziali del 2020.
Sotto accusa a New York per la presunta gestione truffaldina della sua holding, la Trump Organization, rischia una penalizzazione di 250 milioni di dollari e il bando dalle attività nello Stato di New York. E, come se non bastasse, tutta la documentazione preparata dall’Attorney General dello Stato di New York è stata inviata sia all’ufficio dell’IRS, le tasse, sia alla Procura Distrettuale di Manhattan che, dopo l’insediamento del nuovo District Attorney, Alvin Bragg, si era defilata dall’inchiesta.

È sicuramente un momento molto delicato e difficile per Donald Trump travolto da tutte queste vicende legali che aprono scenari inediti e inquietanti nella politica americana.
L’ultimo rovescio legale l’ex presidente lo ha avuto ieri sera nell’inchiesta dell’Fbi sui documenti classificati sequestrati a Mar-a-Lago. La Corte d’Appello federale ha ribaltando la decisione di un giudice di primo grado, permettendo al dipartimento della Giustizia di continuare ad usare un centinaio di documenti, stabilendo che su tutto prevale il pubblico interesse agli accertamenti essendo in gioco la sicurezza nazionale. In pratica la tattica dilatoria degli avvocati di Trump sulla nomina di uno Special Master per esaminare tutti i documenti prima che il Dipartimento della Giustizia li potesse esaminare, è fallita. Per ora lo Special Master resta, ma non si è capito che funzioni avrà dopo la decisione della corte d’appello.
I tre magistrati, due nominati da Trump e uno da Obama, sono stati particolarmente severi con la decisione del magistrato di primo grado sottolineandone gli errori giudiziari e territoriali (secondo loro non sarebbe dovuto intervenire nella disputa quando già un magistrato federale aveva autorizzato la perquisizione e la vicenda era di sua pertinenza).
Gli avvocati di Trump molto probabilmente ricorreranno alla Corte Suprema. Ma per ora non lo hanno ancora fatto. E alla Corte Suprema c’è un’altra situazione “delicata” in cui politica e magistratura sono in conflitto sulle vicende di Trump.
Nel febbraio 2021 uno dei tentativi dell’ex presidente di ribaltare il risultato elettorale finì davanti alla Corte Suprema. La richiesta venne respinta. Solo il giudice Thomas dissentì dopo che la maggioranza aveva rifiutato di ascoltare il caso presentato dai repubblicani della Pennsylvania che cercavano di squalificare alcune schede elettorali inviate per corrispondenza. E poi lo scorso gennaio, è stato l’unico giudice della massima corte giudiziaria che ha votato contro il rilascio dei documenti della Casa Bianca relativi all’attacco del 6 gennaio per fornirli alla Commissione d’inchiesta della Camera.

L’onestà intellettuale dell’alto magistrato viene messa in discussione dall’attivismo della moglie, Ginni Thomas, lobbysta dell’estrema destra, legata ai gruppi estremisti dei QAnon, che sosteneva il tentativo di Trump di ribaltare il risultato elettorale e restare alla Casa Bianca dopo il voto. Ora Ginni Thomas ha detto che si presenterà spontaneamente alla Commissione d’inchiesta sull’assalto al Campidoglio. Secondo quanto riferito la donna ha contattato i legislatori statali in due stati vinti da Biden – Arizona e Wisconsin – per fare pressioni sui funzionari elettorali dei due Stati affinché intervenissero per bloccare la vittoria di Biden. Secondo NBC News, Ginni Thomas era anche in contatto con John Eastman, l’ex professore di legge e consigliere di Trump che ha formulato la congiura per ribaltare il risultato elettorale.
Trump ha ripetutamente descritto le sue vicende giudiziarie come una caccia alle streghe creata per danneggiarlo politicamente. Parlando mercoledì all’omonimo programma del conduttore di Fox News Sean Hannity, l’ex presidente, in evidente difficoltà, ha più volte affermato che tutte le sue vicende giudiziarie sono state create ad arte dai democratici e ha ribadito che Biden ha vinto con i brogli elettorali.
Secondo molti analisti politici subito dopo le elezioni di Mid Term il presidente annuncerà la sua candidatura per le presidenziali del 2024, sia perché se dovesse essere rieletto otterrebbe altri quattro anni di immunità giudiziaria, sia per poter continuare a ripetere che le accuse sono motivate politicamente. Una volta fuori dalla politica questa sua difesa verrebbe a cadere. E per mantenere la base elettorale l’ex presidente si sta spostando sempre più sulle posizioni dei seguaci dei QAnon. Al suo ultimo comizio in Ohio, secondo il New York Times, è stata intonata la musica del movimento cospirazionista. Da giorni on line i sostenitori di QAnon sulla piattaforma di social media dell’ex presidente Donald Trump hanno celebrato quello che vedono come il suo rinnovato abbraccio alla teoria del complotto con un meme di Trump condiviso su Social Truth. I QAnon Post credono nell’esistenza di una cabala malvagia e vedono Trump come il loro eroe.

“Quello che abbiamo è un ex presidente, un potenziale candidato alla presidenza degli Stati Uniti, che legittima ciò che in sostanza è un culto”, Greg Ehrie, un ex agente speciale dell’FBI che ora lavora con l’Anti-Defamation League (ADL), ha detto alla CNN martedì.
L’FBI ha avvertito l’anno scorso del potenziale pericolo dei QAnon per alimentare la violenza come già fatto durante l’assalto al Campidoglio con molte persone che indossavano felpe con la Grande Q dei QAnon.
Per quanto riguarda la canzone che è stata suonata alla sua manifestazione sabato scorso che è stata collegata a QAnon, il portavoce di Trump Taylor Budowich ha pubblicamente respinto le preoccupazioni sulla musica come “un patetico tentativo di creare polemiche e dividere l’America”. Ma in privato durante il fine settimana la squadra di Trump ha voluto conoscerne l’origine. Sembra che ci siano due versioni online. Una, dal nome dello slogan QAnon “WWG1WGA” e disponibile su Spotify, è di un artista di nome Richard Feelgood. Un’altra, intitolata “Mirrors”, è di Will Van De Crommert. Il team di Trump afferma di aver preso la canzone da quest’ultimo, utilizzando un software di stock music. La canzone è stata usata per la prima volta dal team di Trump in un video alla Conservative Political Action Conference a Dallas all’inizio di agosto.