L’accordo c’è… ma forse no. Parlando in una serie di talk show domenicali, il senatore democratico della West Virginia Joe Manchin – che con il senatore Chuck Schumer ha ideato il disegno di legge per combattere l’inflazione, affrontare i cambiamenti climatici e ridurre le spese sanitarie – ha affermato che la proposta da 739 miliardi di dollari dovrebbe passare nonostante la risicata maggioranza al Senato.
La misura, nota come Inflation Reduction Act del 2022, abbasserebbe i prezzi di alcuni farmaci, estenderebbe i sussidi dell’Affordable Care Act, investirebbe $369 miliardi nella lotta al cambiamento climatico e alla produzione di energia e ripagherebbe il deficit federale di 300 miliardi di dollari. Non è il progetto presentato in primavera dal presidente Biden, che comportava con il Build Back Better 3 mila e 500 miliardi di dollari di spesa sociale e per far fronte al cambiamento climatico, ma è un primo importante passo per riaprire il dialogo tra i democratici, dato che il piano della Casa Bianca era stato silurato proprio dai “distinguo” del senatore Manchin e dalla senatrice Kyrsten Sinema dell’Arizona.
“È un progetto che combatte l’inflazione”, ha detto Manchin a This Week, il programma di approfondimento politico domenicale della ABC News. “Il carovita sta semplicemente distruggendo le famiglie in tutta l’America”.

La proposta dovrebbe passare al Senato con il procedimento della “riconciliazione“, un modo per approvare le leggi fiscali con la sola maggioranza semplice poiché il filibuster, che automaticamente comporta il voto con la maggioranza qualificata, non può essere applicato per questioni finanziarie e di bilancio. I democratici sono 50 così come i repubblicani, e la maggioranza si ottiene solo con il voto della vicepresidente Kamala Harris, che fa da ago della bilancia. Ed ecco che in questa maggioranza così risicata basta un solo dissenziente che la superiorità svanisce. Ora tutti gli occhi sono puntati sulla senatrice Sinema, inizialmente contraria (come Manchin) al progetto di Biden, e che finora non si è pronunciata.
La proposta di Manchin-Schumer, in termini di entrate, imporrebbe un’imposta minima del 15% sulle società per un valore di 1 miliardo di dollari o più e chiuderebbe la cosiddetta “scappatoia per interessi trasportati”, una serie di agevolazioni fiscali cui la senatrice Sinema finora si è sempre opposta. Manchin ha respinto l’affermazione che il disegno di legge aumenti le tasse, un punto chiave all’opposizione della Sinema, affermando che “le tasse non verranno aumentate, verranno invece tolte alcune agevolazioni a moltissime società che fanno miliardi di utili. Abbiamo solo ridotto le scappatoie”.
Il leader della maggioranza democratica al Senato, Chuck Schumer, spera di approvare il disegno di legge in settimana, anche se ha riconosciuto che la tempistica “sarà difficile” perché ci vorrà del tempo prima della luce verde degli esperti, e soprattutto Elizabeth MacDonough, che è la Senate Parlamentarian, il cui ufficio esamina l’accuratezza dei piani fiscali e dà il parere in modo che la proposta sia conforme alle regole di riconciliazione del bilancio.
The mislabeled ‘Inflation Reduction Act’ will do nothing to bring the economy out of stagnation and recession, but according to the nonpartisan JCT, it will raise billions of dollars in taxes on Americans making less than $400,000: https://t.co/MN774pmX1j
— Senator Mike Crapo (@MikeCrapo) July 30, 2022
I repubblicani sembrano tutti contrari. Manchin ha detto che in “tempi normali” i suoi colleghi del GOP avrebbero sostenuto questa proposta. “In pratica abbiamo pagato il debito, che è quello che vogliono anche loro. Abbiamo accelerato la concessione dei permessi, che è quello che vogliono. Abbiamo aumentato la produzione di energia, che è quello che vogliono. Abbiamo fatto cose per il bene del Paese che dovremmo fare insieme”, ha affermato. E senza fare ulteriori polemiche, ha fatto capire come secondo lui la politica di Washington si sia incattivita dopo i quattro anni di amministrazione Trump. “Queste sono alcune soluzioni ai problemi che abbiamo. Ma sono troppi quelli che giocano con la politica”.
I sostenitori di Trump al Senato sono insorti. “È un aumento delle tasse – ha detto il senatore Mike Crapo – e ci opporremo”. Altri, come il senatore Ted Cruz, hanno detto che la proposta farà aumentare l’inflazione. I media alleati con l’ex presidente hanno definito la proposta di legge di Manchin-Schumer come “anti-americana”.
L’ex presidente è però in crisi di visibilità. I media di Murdoch (Fox News, Wall Street Journal, New York Post) lo snobbano e lo invitano sempre meno ai talk show. Il Washington Post è sicuro che l’editore australiano abbia voltato pagina, abbandonando Trump, che cerca in mille modi di rimanere visibile. Ieri il guru GOP si è scatenato contro Joe Biden per attaccarlo sulla sua ricaduta con il Covid. “I dottori hanno sbagliato la diagnosi. Biden non ha di nuovo il Covid, altrimenti detto il virus della Cina, bensì la demenza senile”, ha scritto sul suo social media Truth l’ex presidente, che peraltro è quasi coetaneo di Biden.
Uno dei più stretti alleati di Trump, il senatore Lindsey Graham, intanto si è rivolto alla magistratura federale per cercare di respingere il mandato di comparizione per testimoniare davanti al gran giurì della Georgia. Quest’ultimo sta indagando sulla presunta infrazione della legge di Trump quando avrebbe cercato di convincere i funzionari statali della Georgia a trovargli più di 7 mila voti per ribaltare la vittoria di Joe Biden. Graham è stato convocato per testimoniare il 23 agosto.

ANSA/EPA/Al Drago / POOL
Infine, la commissione d’Inchiesta della Camera che indaga sull’attacco al Campidoglio del 6 gennaio 2021 sta intervistando molti testimoni sulle riunioni avute da alcuni ministri che hanno considerato di invocare il 25° emendamento per rimuovere Trump dall’incarico durante le ultime due settimane del suo mandato. Nelle prossime settimane ci dovrebbe essere l’annuncio di una serie di nuove audizioni pubbliche della Commissione sia su questo argomento che sulle indagini per la scomparsa dei messaggi telefonici degli agenti della scorta di Trump dopo il 6 gennaio 2021.