L’ex presidente Donald Trump è indagato dagli inquirenti federali per i suoi tentativi di ribaltare il risultato delle elezioni del 2020. Lo scrive il Washington Post dopo che ieri sera il ministro della Giustizia Merrick Garland, intervistato da Lester Holt della NBC News, non aveva escluso la possibilità di una incriminazione per l’ex inquilino della Casa Bianca.
“Non escludiamo nessuno. Indaghiamo chiunque sia stato responsabile per gli eventi del 6 gennaio, per qualsiasi tentativo di interferire con il legittimo passaggio dei poteri da un’amministrazione all’altra”, ha detto Garland nell’intervista.
Da mesi si parla delle indagini del dipartimento di Giustizia sulle azioni dei fedelissimi di Trump dopo la sconfitta elettorale, ma è la prima volta che le indagini puntano direttamente sulla condotta dell’ex presidente.
Lo scoop del Washington Post, che ha ricevuto le confidenze di quattro persone a conoscenza delle indagini, mette in risalto che gli inquirenti federali stanno interrogando da tempo molti testimoni davanti a un gran giurì – tra questi anche due stretti collaboratori dell’allora vicepresidente Mike Pence – presenti alle conversazioni con Trump, con gli avvocati dell’ex presidente e altri personaggi della sua cerchia ristretta, per capire in che misura l’ex capo della Casa Bianca possa essere coinvolto nel tentativo di creare i falsi elettori negli Stati vinti da Joe Biden nel tentativo di bloccarne la certificazione elettorale.
Il New York Times afferma in modo più diretto che gli inquirenti vogliono sapere dai testimoni se l’ex presidente abbia partecipato direttamente alla pianificazione del tentativo di ribaltare il risultato elettorale dopo che in numerose email scambiate tra i suoi più stretti collaboratori, sequestrate dagli inquirenti, si parla apertamente dei “falsi” elettori.

Ai falsi elettori, alle bugie elettorali, ai brogli inesistenti, Trump ha anche aggiunto la frottola di aver dato l’ordine alla Guardia Nazionale di essere pronta al dispiegamento per il 6 gennaio. Il 9 giugno l’ex presidente aveva rilasciato una dichiarazione in cui aveva affermato di avere “suggerito e offerto” lo schieramento di 20.000 soldati della Guardia Nazionale a Washington, DC, prima del 6 gennaio, perché sentiva “che la folla sarebbe stata molto numerosa”.
“Suggerimenti” che non sono mai stati dati secondo segretario alla Difesa ad interim, Chris Miller, nominato dallo stesso Trump. Il dettaglio emerge da un nuovo video relativo ad una deposizione di Miller rilasciata alla Commissione d’Inchiesta della Camera che indaga sull’insurrezione del 6 gennaio. “Non mi è mai stata data alcuna disposizione o ordine né sapevo di piani di quella natura”, ha detto Miller nel video. “Ovviamente disponevamo di piani per attivare più persone, ma non era altro che una pianificazione di emergenza”, ha aggiunto. “Dalla Casa Bianca non c’è stato nessun ordine o qualcosa di simile”.
Ieri sera l’ex presidente ha parlato alla convention di America First che si è tenuta al Marriot Marquis di Washington, tornando nella capitale federale dopo più di un anno e mezzo da quando aveva lasciato la Casa Bianca, unico presidente nella storia moderna americana a non prendere parte alla cerimonia di investitura del suo successore.
In una platea a lui fedelissima, l’ex presidente ha tracciato per un’ora e mezza la sua ricetta per il futuro degli Stati Uniti alle prese con l’aumento della criminalità e dall’emergenza immigrazione: pena di morte per i trafficanti di droga, più polizia nelle strade e rimozione degli homeless dalle strade. “Renderemo di nuovo l’America sicura – ha promesso – ristabiliremo legge e ordine”. Ha chiamato i poliziotti “i miei eroi” aggiungendo che “a novembre conquisteremo Camera e Senato, e nel 2024 la Casa Bianca”.
Ma il suo intervento è stato più misurato. Accantonati i brogli elettorali che non fanno più presa neanche tra i suoi fedelissimi, sembrava quasi che il presidente fosse più preoccupato del suo possibile coinvolgimento giudiziario che non sul futuro del Paese. Un intervento legge e ordine che si scontra con le drammatiche testimonianze rese alla Commissione d’Inchiesta della Camera sia da parte degli agenti a protezione del Campidoglio che inascoltati chiedevano aiuto, sia con la voluta non curanza mostrata durante gli scontri documentata dalle testimonianze e dai video trasmessi durante le audizioni pubbliche.
Per il resto, accantonata la retorica roboante e gli insulti ai suoi avversari ha promesso di “rimuovere centinaia di migliaia di homeless dalle strade”, e spostarli in “zone disabitate, lontane dalle città”, creando accampamenti con servizi medici e psicologici, con l’obiettivo di aiutare i senza tetto a “reinserirsi nella società”. Trump ha inoltre chiesto nuove leggi per “rinforzare le protezioni e immunità dei poliziotti”, e invocato la pena di morte per i trafficanti di droga.
Per ora l’ex presidente è ancora in testa nei sondaggi tra i potenziali candidati repubblicani per le prossime elezioni presidenziali del 2024, ma la sua fase sembra scemare, almeno secondo le rilevazioni fatte da Real Clear Politics che evidenzia come l’ex presidente stia perdendo terreno tra i suoi simpatizzanti. Da vedere ora quale ruolo giocherà un suo eventuale rinvio a giudizio.