“I messaggi telefonici degli agenti di scorta all’ex presidente Donald Trump sono stati cancellati”, aveva affermato la scorsa settimana un portavoce del Secret Service, l’agenzia federale addetta alla protezione del capo della Casa Bianca e del vicepresidente. “No. I messaggi sono stati trovati”, aveva poi affermato il portavoce della Homeland Security. “Non è vero, sono stati eliminati per la manutenzione dei computer” aveva ribattuto il Secret Service. “Ne abbiamo trovato solo uno”, ha affermato il giorno dopo lo stesso portavoce.
Oggi, dopo che la Homeland Security ha aperto un’indagine penale sulla cancellazione dei messaggi, ne sono stati trovati dieci. E le perizie informatiche forensi da parte della Homeland Security e della National Security Agency sono appena cominciate sui metadata. Tutto questo mentre alcuni dei 24 agenti in servizio il 6 gennaio 2021 avrebbero cominciato a contattare i loro avvocati e alcuni avrebbero già intavolato trattative per raccontare agli inquirenti cosa è successo il giorno del tentativo insurrezionale.
Per i dipendenti federali distruggere documenti, messaggi telefonici e le e-mail scambiate per lavoro è un crimine. Il Federal Records Act (44 U.S.C. 31) e l’annesso Code of Federal Regulations (CFR) richiedono che le agenzie federali conservino tutti i carteggi che documentino le loro attività lavorative. Sono quindi tenuti per legge a conservarli in sicurezza e rendere e-mail e testi telefonici recuperabili in modo efficiente.
La situazione si fa perciò pesante per l’ufficio del Secret Service che ha deciso di cancellare “a causa della manutenzione” tutto, senza copiare email e messaggi. Tanto che alcuni agenti hanno cominciato a collaborare con la Commissione d’Inchiesta. Altri, come l’ex vice capo del personale della Casa Bianca di Trump, Tony Ornato, “prestato” al Secret Service, e con lui l’ex agente capo del Service, Robert Engel, nonché l’autista che guidava l’auto che aveva a bordo Trump il 6 gennaio, hanno consultato un avvocato, ha raccontato la congresswoman Zoe Lofgren, una delle parlamentari della Commissione.

“Alcuni degli agenti che hanno detto che sarebbero venuti e avrebbero parlato sotto giuramento, non si sono fatti avanti e hanno preso un avvocato privato, il che è insolito, ma hanno il diritto di farlo”, ha detto la congresswoman. Gli inquirenti stanno cercando di intervistare Engel e l’autista. Per Ornato è una storia diversa, perché contro tutte le tradizioni di imparzialità mantenute per decenni dal Secret Service, questa volta il suo ruolo è stato imposto alla Casa Bianca da Donald Trump e Ornato è uno strenuo difensore dell’ex presidente.
A giugno l’ex aiutante del capo di gabinetto di Trump Cassidy Hutchinson ha testimoniato che Ornato le aveva detto, presente Engel, che Trump era così infuriato con i suoi servizi segreti per avergli impedito di andare in Campidoglio il giorno dell’attacco che “si è avvicinato alla parte anteriore del veicolo per afferrare il volante” e “con la mano libera ha preso per il collo l’autista”.
Il ruolo di Ornato nel tentativo di facilitare il viaggio di Trump in Campidoglio e le potenziali comunicazioni con gli agenti della scorta durante quei drammatici momenti sono di massimo interesse per la Commissione d’Inchiesta, che dopo le prime 8 audizioni pubbliche persegue nuove piste e riesamina il ruolo di alcuni testimoni che in passato sembravano di minore importanza. Il tutto per prepararsi a una raffica di nuove audizioni a settembre, prima dell’udienza con la stesura del suo rapporto finale.

Agosto dovrebbe essere un mese impegnativo per gli inquirenti della Commissione, ma quasi tutto questo lavoro avverrà dietro le quinte. “Nel corso delle passate udienze, abbiamo ricevuto nuove prove e nuovi testimoni si sono fatti avanti”, ha affermato la congresswoman Liz Cheney, che è la vicepresidente della commissione, a Jake Tapper della CNN durante il programma di approfondimento politico State of the Union.
Durante l’intervista, la parlamentare GOP del Wyoming ha detto che la Commissione sta contemplando di convocare Virginia “Ginni” Thomas, nota attivista dell’estrema destra e moglie del giudice della Corte Suprema Clarence Thomas. La Commissione d’Inchiesta vuole sapere il suo ruolo nel sostenere le manovre per ribaltare le elezioni del 2020. Liz Cheney ha detto che la “Commissione è pronta a prendere in considerazione un mandato di comparizione” se Ginni Thomas dovesse continuare a rifiutarsi di testimoniare.
La moglie del giudice Thomas, che ha preso parte alla manifestazione “Stop the Steal” che ha preceduto la violenta insurrezione del 6 gennaio, è sotto attento esame per le sue comunicazioni con i funzionari della Casa Bianca di Trump, in cui ha spinto l’allora capo di Stato maggiore Mark Meadows a “restare fermo” e aiutare l’ex presidente “a ribaltare la sua sconfitta elettorale”, un evento che ha descritto, in termini trumpiani, come “il più grande furto [elettorale] della nostra storia”.
Il comitato ha discusso con il team legale di Ginni Thomas, cercando ottenere una cooperazione volontaria. Liz Cheney ha chiarito che gli investigatori del Congresso se non si presenta volontariamente sono più che disposti a costringerla a testimoniare. “Speriamo sicuramente che accetterà di venire volontariamente”, ha detto Cheney, “Ma il comitato è pronto a spiccare un mandato di comparizione se non lo dovesse fare”.