Le pressioni e le minacce fatte da Donald Trump e dai suoi avvocati sui funzionari statali repubblicani che non volevano cambiare il risultato delle elezioni presidenziali del 2020 sono state al centro della quarta audizione tenuta oggi dalla Commissione d’Inchiesta della Camera.
La fantastica ricostruzione dell’ex presidente dei brogli che non ci sono stati, di immaginari voti di persone decedute prima delle elezioni, di “centinaia di migliaia” di illegali che hanno votato per Biden, di valige piene di schede elettorali per il candidato democratico illegalmente portate ai seggi a Philadelphia, sono state parte della narrativa fittizia e aggressiva usata dall’ex presidente per fare pressione su alcuni dipendenti statali con il tentativo di renderli complici dei suoi intrighi. Ma non solo.
Nell’audizione svelati anche i trucchi della Casa Bianca per cercare di sostituire i Grandi Elettori veri con una lista fasulla preparata dagli avvocati dell’ex presidente, che poi in tribunale ne avrebbero confutato la legalità con l’intento di invalidare le elezioni. Un gioco delle tre carte che Donald Trump aveva architettato per inficiare il risultato e quindi, nell’incertezza creata, chiedere alla magistratura di annullare le elezioni.
“Una tragica parodia” l’ha definita con parole di fuoco Rusty Bowers, speaker della maggioranza repubblicana alla Camera Statale dell’Arizona che con profondo sdegno ha raccontato i tentativi del presidente e dei suoi avvocati, Giuliani e Eastman, di forzarlo a truccare il risultato elettorale.
“Ho chiesto a loro se avevano le prove di questi brogli e Giuliani mi ha detto che le aveva, mentre il presidente affermava che 200 mila illegali avevano votato – ha detto Bowers – ma le prove non me le hanno mai mandate. In una conversazione Giuliani mi disse che in realtà erano teorie. Sono repubblicano, ho giurato sulla Costituzione”.
In aula è stato riascoltato l’audio registrato della telefonata di Donald Trump al Segretario di Stato della Georgia, Brad Raffensperger, in cui l’ex presidente in tono minaccioso gli chiede di “trovargli i voti necessari per ribaltare l’esito elettorale”.
Così come è stato mostrato per intero il video in cui un dipendente dell’ufficio elettorale di Philadelphia metteva un contenitore di schede sotto un tavolo. Immagini che hanno scatenato Fox News e Trump sui brogli. Ma se il video lo si vede per intero si capisce che il contenitore con le schede era stato messo sotto il tavolo da un dipendente perché il turno di lavoro era finito. I responsabili elettorali hanno però deciso di approvare lo straordinario per gli scrutatori e il lavoro è quindi ripreso minuti dopo e il contenitore con le schede tolto da sotto il tavolo e conteggiato.

Ma forse la testimonianza più toccante e umana l’ha resa Wandrea ArShaye Moss, una scrutatrice di Philadelphia, bersagliata dai tweet di Trump e dal sarcasmo di Giuliani che con la madre ha dovuto cambiare casa per due mesi per le minacce dei sostenitori di Trump. “Sapete cosa significa essere il bersaglio dei tweet dell’ex presidente? – Ha chiesto retoricamente la Moss – Non c’era un posto dove io o mia madre ci sentissimo più sicure. Il presidente deve essere il difensore degli americani, non esporli al bersaglio della violenza”.
Dopo più di due ore e mezza di testimonianza, la quarta udienza si è chiusa. La prossima udienza sarà giovedì, quando i testimoni discuteranno dei tentativi di Trump di influenzare il Dipartimento di Giustizia per sostenere i suoi tentativi di ribaltare le elezioni.