Riprendono domani le audizioni alla Camera della Commissione d’inchiesta sul tentativo insurrezionale del 6 gennaio 2021.
Saranno trasmesse in diretta da tutti i maggiori canali televisivi dall’1:00 pm. Finora gli ascolti sono stati da record: 20 milioni la prima sera, meno però durante le altre due udienze trasmesse di giorno.
“Mostreremo le prove del coinvolgimento dell’ex presidente nel presentare liste di falsi elettori nel tentativo di ribaltare il risultato delle elezioni del 2020”, ha detto il congressman democratico Adam Schiff, uno dei parlamentari della Commissione d’Inchiesta, intervenendo al programma di approfondimento politico della domenica “State of the Union” della CNN.
“Mostreremo come i suoi avvocati – ha detto Schiff – abbiano falsificato i rendiconti elettorali e mostreremo come coraggiosi funzionari statali del suo stesso partito si siano opposti al piano per cambiare i risultati della vittoria elettorale di Joe Biden”.
Un altro deputato, Jamie Raskin, anche lui democratico della Commissione d’Inchiesta, ha detto domenica a “Meet the Press” della NBC News che molte altre prove sono state raccolte. “Ci sono ancora persone che stanno consegnando informazioni alla Commissione d’Inchiesta”, ha detto. “È evidente che il sistema truffaldino architettato dagli avvocati di Trump avesse l’approvazione del presidente – ha proseguito Raskin – altrimenti i suoi consiglieri legali sarebbero stati fermati”.

In un’intervista con la CNN all’inizio di quest’anno, il vice procuratore generale Lisa Monaco aveva confermato come il dipartimento della Giustizia avesse ricevuto segnalazioni su liste di falsi elettori alternativi che sono state inviate agli Archivi Nazionali e ha affermato che gli inquirenti federali le stavano esaminando. A marzo l’American Oversight, un gruppo di controllo senza scopo di lucro, ha pubblicato copie delle liste elettorali fasificate, che erano state preparate da gruppi di sostenitori di Trump in Arizona, Georgia, Michigan, New Mexico, Nevada, Pennsylvania e Wisconsin. Da allora, il Dipartimento di Giustizia ha creato un gran giurì che ha convocato testimoni e sta raccogliendo prove. A che punto sia l’inchiesta nessuno lo sa.
L’Attorney General Merrick Garland non si sbilancia. Dal Dipartimento della Giustizia non trapelano notizie. Ma cresce la pressione sul ministro per avviare un procedimento giudiziario nei confronti dell’ex presidente. La scorsa settimana, il Dipartimento di Giustizia ha rinnovato la richiesta alla Commissione di consegnare le trascrizioni delle sue interviste ai testimoni, affermando in una lettera che quelle trascrizioni sono rilevanti per le indagini in corso. Sei americani su 10 ritengono che Donald Trump dovrebbe essere incriminato dal Dipartimento della Giustizia per il suo ruolo avuto nel tentativo insurrezionale del 6 gennaio.
Questo il risultato di un’indagine demoscopica condotta da ABC News/Ipsos tra il 17 e il 18 di giugno. Il sondaggio, inoltre, evidenzia come la maggior parte degli intervistati, il 51%, ritenga che le audizioni finora tenute non abbiano influenzato le proprie vedute politiche, il 29% ha detto che alle prossime elezioni voterà per il partito democratico, il 19% per quello repubblicano. Il margine di errore del sondaggio è più o meno del 4,5%.
Trump, nel frattempo, ha continuato la sua narrativa sulle elezioni del 2020. Venerdì si è scagliato contro l’ex vicepresidente Mike Pence, dicendo che “non aveva il coraggio di agire” e rifiutando i risultati delle elezioni del 2020. Durante il lungo weekend i repubblicani del Texas hanno fatto loro le dichiarazioni dell’ex presidente e hanno formalmente respinto la vittoria di Joe Biden nel 2020. Alla Convention statale nella piattaforma politica votata è stato affermato che l’omosessualità è “una scelta di vita anormale”, concludendo che i repubblicani dello Stato si oppongono a “tutti gli sforzi per convalidare l’identità transgender” e respingendo l’accordo che il senatore repubblicano del Texas, John Cornyn, ha fatto con i democratici per il controllo sulle armi.

Questo della violenza armata sta diventando un nuovo preoccupante problema anche per i politici. Ieri il deputato Adam Kinzinger, uno dei due repubblicani della Commissione d’Inchiesta, ha detto di aver ricevuto minacce di morte contro di lui, sua moglie e il loro bambino. Durante il fine settimana l’ex presidente nel suo sito ha veementemente condannato le audizioni della Commissione della Camera affermando che l’inchiesta non deve essere svolta sull’assalto, ma sulle elezioni truccate che sono state la scintilla che ha provocato l’esplosione della violenza.
Un’affermazione bizzarra, perché il punto centrale delle indagini della Commissione d’Inchiesta è proprio su questo: i brogli, che nonostante le affermazioni dell’ex presidente, non ci sono stati. Dopo un anno e sei mesi dalla sconfitta elettorale, dopo oltre 60 decisioni dei tribunali, dopo che il suo ex Attorney General William Barr e il suo responsabile della Cyber Security, Chris Krebs, hanno negato irregolarità che avrebbero potuto influenzare l’esito elettorale, l’ex presidente continua a martellare sulle elezioni rubate senza mai essere riuscito a portare una sola prova per le sue affermazioni. Ora, addirittura, la Commissione d’Inchiesta ha reso noto che la campagna di Trump ha sollecitato donazioni politiche per un “fondo di difesa elettorale ufficiale”, che non esiste.
L’avvertimento più risoluto sulla pericolosità delle false affermazioni di Trump lo ha dato l’ex giudice federale Michael Luttig, opinionista conservatore, durante la sua deposizione giovedì scorso. “Donald Trump, i suoi alleati e sostenitori – ha detto Luttig – sono un pericolo chiaro e presente per la democrazia americana”.