L’America è in attesa. Aspetta di sentire da questa sera il racconto e i retroscena delle indagini sul tentativo insurrezionale del 6 gennaio 2021, quando migliaia di persone presero d’assalto il Congresso che stava ratificando la vittoria di Joe Biden.
A questo proposito, proprio questa mattina l’FBI ha arrestato il candidato governatore del Michigan, il repubblicano Ryan Kelley, che avrebbe preso parte al tentativo insurrezionale. Gli investigatori hanno detto che Kelley invitava gli altri manifestanti ad entrare nel Campidoglio spintonando gli agenti che cercavano di bloccarlo. Kelley dovrebbe affrontare altri quattro candidati alle primarie repubblicane del 2 agosto, per decidere chi si scontrerà a novembre con il governatore democratico Gretchen Whitmer.
Un gruppo di altri cinque candidati repubblicani è stato cancellato dal ballottaggio delle primarie dopo che l’ufficio elettorale statale ha trovato migliaia di firme false per la loro candidatura. Un’altra prova che le bugie elettorali possono causare la violenza politica.

Ed è anche per questo che la Commissione d’inchiesta della Camera usa la teatralità mediatica delle audizioni per trovare i rimedi affinchè un tentativo insurrezionale come quello del 6 gennaio 2021 non possa essere più ripetuto.
Sei udienze pubbliche in stile Watergate. Ci saranno rivelazioni “agghiaccianti” e che “faranno volare il tetto della Camera” afferma alla vigilia delle audizioni il congressman democratico Jamie Raskin, che fa parte della Commissione.
La Commissione ha già fatto sapere che svelerà nuove prove contro l’ex presidente Donald Trump e i suoi più stretti consiglieri. Tra i testimoni ci sarebbero dei pentiti eccellenti che hanno già raccontato agli inquirenti gli intrighi, le bugie, e il clima di follia che si respirava dentro la Casa Bianca nel tentativo di mantenere la presidenza.
Sarebbe già stato fatto il collegamento tra le direttive del presidente sconfitto e gli esecutori del tentativo insurrezionale. Interrogate finora oltre mille persone. Una montagna di documenti riservati, email, messaggini telefonici sono stati sequestrati dagli investigatori, prove finora secretate che dimostrerebbero che Trump avrebbe violato la legge.

Le udienze servono anche come giustificazione preventiva per specifiche azioni legali e legislative che possono seguire l’indagine. Ad esempio, se il comitato finisce per raccomandare accuse penali contro Trump e i suoi alleati, le audizioni hanno già spiegato al pubblico la legittimità di queste accuse. Se il comitato formula raccomandazioni legislative per riformare le elezioni, il pubblico avrà un’idea migliore del motivo per cui questi cambiamenti sono necessari.
I repubblicani minimizzano la gravità dell’accaduto. Accusano i democratici di cercare di usare le audizioni per motivi politici, continuano a ripetere le bugie dell’ex presidente che le elezioni sono state vinte con i brogli continuando l’avvelenamento del basilare processo democratico e costituzionale delle elezioni. Poco importa che lo stesso Attorney General nominato da Trump, William Barr, abbia smentito i brogli, e che il capo della Cyber Security, Christopher Krebs, abbia stabilito che al processo elettorale non ci sono state ingerenze “esterne”.
Finora il Dipartimento ha già accusato Enrique Tarrio, capo dei Proud Boys, gruppo paramilitare di estrema destra, e altri quattro leader di cospirazione sediziosa nell’attacco al Campidoglio del 6 gennaio 2021.
Sono le accuse più aggressive mosse contro il gruppo e le prime che gli attribuiscono il tentativo di opporsi con la forza al trasferimento del potere presidenziale dopo la vittoria di Biden. Gli sviluppi arrivano dopo che Charles Donohoe, uno dei leader dei ‘Proud Boy’ della North Carolina, si è dichiarato colpevole nelle settimane scorse e ha accettato di collaborare alle indagini.
Il comitato non ha ancora fornito un elenco di testimoni, ma è probabile che compaiano il capo dello staff dell’ex vicepresidente Mike Pence, Marc Short, l’avvocato conservatore ed ex consigliere di Pence J. Michael Luttig e l’ex Attorney General ad interim Jeffrey Rosen. Potrebbero essere presentate testimonianze registrate di Ivanka Trump e Jared Kushner, che già prima del 6 gennaio avevano cominciato a prendere le distanze da Donald Trump.