Sette ore e trentasette minuti di misterioso silenzio ufficiale. C’è un vuoto nel registro della Casa Bianca delle telefonate di Donald Trump. Una sospetta quiete che va dalle 11.17 di mattina e alle 6.54 di sera del 6 gennaio 2021, proprio nelle ore in cui la massa dei suoi sostenitori prendeva d’assalto il Congresso nel tentativo di rovesciare il risultato delle elezioni di novembre 2020. Ma c’è di più. Secondo le testimonianze rese alla Commissione d’Inchiesta della Camera numerose persone hanno affermato di aver parlato, o visto parlare, l’ex presidente al telefono durante le convulse ore del tentativo insurrezionale con persone i cui nomi non risultato sui registri ufficiali. Quali telefoni l’ex presidente abbia usato per ora resta un mistero. Sempre che i registri interni delle telefonate fatte o ricevute dalla Casa Bianca in quelle ore non siano stati falsificati o distrutti. Un altro scoop di Bob Woodward e Robert Costa che hanno dato la notizia sul Washington Post e Cbs, dopo aver esaminato i registri interni della Casa Bianca consegnati alla Commissione d’Inchiesta. Ed è una rivelazione importante che fa tornare in mente il Watergate con le registrazioni segrete delle conversazioni di Richard Nixon saltate fuori, quasi per caso, con la testimonianza di Alexander Butterfield alla Commissione d’Inchiesta. Registrazioni dalle quali fu trovato “un buco” di 18 minuti di conversazioni tra il presidente e i suoi assistenti. Per nascondere le magagne venne accusata la segretaria dell’ex presidente. Ma quando i nastri furono in parte risanati per Nixon fu la fine. I tentativi di insabbiamento delle inchieste sono letali a chi li ha ordinati. E il fatto che i più stretti collaboratori e alleati di Donald Trump non vogliano cooperare con gli inquirenti per far luce in una delle pagine più buie della storia americana dà un connotato sinistro alle reali intenzioni dell’ex presidente.
È un buco insolito, secondo gli analisti, dal momento che in quelle ore Trump avrebbe chiamato o ricevuto chiamate da molti dei suoi fedelissimi. Incluse quella del leader repubblicano di minoranza alla Camera, Kevin McCarthy e quelle di Mark Meadows o al senatore repubblicano Mike Lee dello Utah e Tommy Tuberville dell’Alabama, che sono state ampiamente raccontate da loro stessi. Ma anche l’ultima chiamata di Trump con Pence il 6 gennaio non è elencata nel registro delle chiamate.

Le ultime telefonate mattutine presenti nel registro sono quelle a Rudy Giuliani e a Steve Bannon. L’ex guru politico di Trump è stato il destinatario di almeno una delle undici chiamate serali effettuate dall’ex presidente dopo le 18.54. Su ciò che sia successo nel mezzo resta il mistero. Questo significa che la commissione non ha a disposizione neanche una telefonata fatta da Trump nei momenti più caldi dell’assalto al Campidoglio.
McCarthy e Trump hanno avuto nella telefonata non registratata una conversazione piena di imprecazioni mentre il Campidoglio era sotto attacco. Nella telefonata Trump ha detto che i rivoltosi si preoccupavano più dei risultati delle elezioni di quanto non facesse McCarthy.
Tuberville ha parlato con Trump per meno di 10 minuti con con l’ex presidente che cercava di convincere il senatore a fare ulteriori obiezioni al voto per cercare di bloccare la certificazione del Congresso della vittoria di Biden.
Secondo il Post e la CBS, le chiamate di Trump elencate quella notte erano rivolte ad aiutanti e consiglieri, tra cui Daniel Scavino Jr., il consigliere della Casa Bianca Pat Cipollone, l’addetto stampa della Casa Bianca Kayleigh McEnany e il consigliere politico Jason Miller, con il quale ha parlato per 18 minuti a fare pressione con gli alleati politici per rinviare la certificazione della vittoria di Biden.
Trump ha anche parlato con avvocati a sostegno della sua lotta contro i risultati delle elezioni del 2020, tra cui l’avvocato conservatore Cleta Mitchell, che ha lavorato con lui per contestare la vittoria di Biden in Georgia.
Tra le altre persone che Trump ha chiamato il 6 gennaio c’erano Kurt Olsen, che stava consigliando Trump sulle sfide legali alle elezioni; il consigliere senior di Trump Stephen Miller; il leader repubblicano del Senato Mitch McConnell; e il senatore repubblicano Josh Hawley. Un assistente di McConnell ha detto che Trump ha chiamato, ma il senatore si è rifiutato di rispondere. Non è chiaro se Trump abbia raggiunto Hawley.
I registri delle chiamate non mostravano le molteplici chiamate che l’ex governatore del New Jersey Chris Christie ha detto di aver fatto a Trump. Christie aveva precedentemente raccontato dei suoi molteplici sforzi per raggiungere l’ex presidente per telefono durante la rivolta attraverso il centralino della Casa Bianca, l’assistente del presidente, e il cellulare personale.
Ma anche l’ultima telefonata di Trump con Pence il 6 gennaio non è elencata nel registro delle chiamate.
Scoperto il “vuoto”, ora si dovrà stabilire se l’ex presidente abbia utilizzato dei canali non ufficiali, come linee segrete, telefoni di assistenti o cellulari usa e getta, o se la Casa Bianca abbia di proposito cancellato le telefonate avvenute in quelle ore dai suoi registri.
Secondo fonti informate era noto che Trump avesse usato diversi apparecchi nei suoi anni da presidente: quando effettuava chiamate in uscita sul telefono del destinatario a volte appariva il numero del centralino della Casa Bianca altre un numero diverso o nessun numero.
In un comunicato sulla vicenda l’ex presidente ha dichiarato di “non avere idea di che cosa sia un telefono usa e getta”. Uno dei suoi portavoce ha chiarito che Trump non ha nulla a che vedere con i registri ufficiali della Casa Bianca ed “era convinto all’epoca che tutte le sue chiamate fossero state archiviate. Una portavoce dell’ex presidente ha aggiunto che Trump non aveva nulla a che fare con i registri e aveva ipotizzato che tutte le sue telefonate fossero state registrate e conservate.