La politica torna ad infiammare gli animi dopo le ferie estive. Asciugate le lacrime dell’11 settembre al Congresso l’eterna battaglia tra democratici e repubblicani riavvampa con le elezioni di domani in California. Si vota per stabilire se il governatore Gavin Newsom potrà mantenere il suo incarico. Ma non è solo questo ad accendere il dibattito politico. Alla Camera circola la bozza di proposta preparata dai democratici per l’aumento delle tasse per finanziare il piano da 3.5 mila miliardi di dollari voluto dalla Casa Bianca per la modernizzazione delle infrastrutture, mentre un nuovo allarme è stato lanciato dall’Fbi per un nuovo raduno a Washington fissato per sabato prossimo da parte degli irriducibili trumpiani.
Joe Biden è volato a Sacramento per dare il suo appoggio al governatore. Un voto questo californiano molto importante: una sconfitta di Newsom verrebbe vista come una bocciatura dei democratici mettendo a rischio anche le politiche della Casa Bianca. In appoggio di Newsom sono già scesi in campo la settimana scorsa la vicepresidente Kamala Harris e l’ex presidente Barack Obama. Biden ora è con lui ben sapendo che se Newsom dovesse essere sconfitto sarebbe un segnale negativo sia per i suoi piani, sia per le elezioni di midterm. I sondaggi comunque vedono il governatore con un largo vantaggio.
“Abbiamo sconfitto Donald Trump ma non il trumpismo: il voto è una scelta fra me e Trump”, ha ribadito in più occasioni Newsom per mettere in evidenza la differenza fra la California e gli stati repubblicani come il Texas e la Florida che hanno avviato una stretta conservatrice. Gli elettori potranno scegliere fra 46 candidati. In testa c’è il conservatore Larry Elder, avvocato afroamericano super conservatore, non vax, no mask, contrario alla scelta delle donne per l’aborto, contrario ai matrimoni tra persone dello stesso sesso. Seguitissimo dai gruppi religiosi per i suoi programmi radiofonici si è rifiutato per tre volte di partecipare ad un dibattito politico con Newsom. E anche lui come l’ex presidente Donald Trump dice che se dovesse perdere sarebbe solo perché le elezioni sono truccate e che se verrà eletto toglierà tutte le restrizioni anti covid imposte dal governatore democratico.
Ed ecco che per Joe Biden queste elezioni dopo lo scivolone nei sondaggi diventano più importanti in un momento in cui la variante Delta ha limitato la ripresa economica mentre al Congresso il recalcitrante senatore della West Virginia Joe Manchin rischia di bloccare la sua agenda dei lavori. Una sconfitta di Newsom potrebbe dare un colpo micidiale alle trasformazioni volute da Biden.
Alla Camera dei Rappresentanti gira una bozza per la riforma fiscale voluta dalla Casa Bianca per finanziare i programmi della ristrutturazione delle infrastrutture. Secondo il New York Times Joe Biden sarebbe pronto ad introdurre un aumento di tasse sulle imprese, passando dal 21% attuale al 26.5%. Il provvedimento prevede anche un aumento di tasse sul capital gain al 25% dall’attuale 20%.
“Le nostre proposte – afferma Richard Neal, presidente della commissione Ways and Means della Camera – ci consentono sia di affrontare il nostro clima che cambia pericolosamente e di creare nuovi posti di lavoro, il tutto rafforzando l’economia e rinvigorendo le comunità locali. Queste proposte ampliano le opportunità per gli americani e sostengono i nostri sforzi per costruire un futuro più sano e prospero per il paese”.
Stando a quanto scrive Politico la proposta (composta da ben 645 pagine), toglierebbe le facilitazioni del Republicans’ Tax Cuts and Jobs Act introducendo oltre alle tasse sui capital gains anche una tassa aggiuntiva del 3% per chi ha un imponibile superiore ai 5 milioni di dollari l’anno. La proposta della Commissione Ways and Means mostra che i democratici potrebbero trovare i finanziamenti per pagare quasi tutta l’agenda di spesa da 3.500 miliardi di dollari in un decennio. Da capire se i democratici aumenteranno le tasse l’anno prima delle elezioni di Mid Term. Alcuni legislatori, tra cui il presidente della Commissione Finanze del Senato, Ron Wyden, insistono sul fatto che la sensibilità dell’elettorato per la politica fiscale è cambiata e che i democratici possono ottenere voti sostenendo con forza che le società che godono delle gigantesche esenzioni fiscali e gli americani più ricchi paghino di più. Altri, tra cui Richard Neal, sono più cauti perché inevitabilmente l’aumento delle tasse, anche se mirato solo per le frange più ricche del Paese, verrebbe usato come un’arma nella propaganda elettorale dei repubblicani.

Washington, infine, sta vivendo con apprensione questi giorni. Sabato prossimo è in programma un raduno dei simpatizzanti dell’estrema destra “Justice for J6”. Un appuntamento per richiedere il rilascio delle persone arrestate dopo l’assalto al Congresso del 6 gennaio scorso. Questa mattina nella capitale federale è stato arrestato un uomo che nascondeva una baionetta e un machete in un’auto parcheggiata vicino l’ingresso della sede del partito Democratico. La polizia teme che alcuni gruppi legati alle milizie stiano portando armi ed esplosivi a Washington nascondendoli nelle automobili parcheggiate vicino le sedi del governo.
Negli ultimi giorni la retorica dei seguaci dell’ex presidente Donald Trump ha lanciato una nuova offensiva. Matt Braynard, ex dipendente della campagna elettorale di Trump, ha organizzato questa manifestazione “per liberare i nostri prigionieri politici”. Alcuni parlamentari hanno affermato che prenderanno parte alla manifestazione. Il leader della minoranza repubblicana alla Camera Kevin McCarthy non ha voluto fare il nome dei suoi colleghi che andranno alla manifestazione né ha voluto dire se lui parteciperà alla protesta. Secondo l’Fbi i siti usati per le comunicazioni tra i gruppi dell’estrema destra sono particolarmente attivi, un segnale che secondo gli investigatori federali annuncia una ripresa delle attività. La polizia, comunque, sta rimettendo le barricate attorno al Congresso e un portavoce afferma che la situazione viene monitorata con attenzione per non ripetere gli errori del passato.