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November 30, 2020
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Mentre Biden nomina ministri e prepara il futuro, Trump vive nella realtà “alternativa”

Nel toto ministri al Pentagono potrebbe arrivare una donna, la prima della storia; intanto il vaccino si avvicina e potrebbe già essere distribuito entro Natale

Massimo JausbyMassimo Jaus
Mentre Biden nomina ministri e prepara il futuro, Trump vive nella realtà “alternativa”

Michele A. Flournoy, possibile scelta per il Pentagono (Foto by Gregory Jones, U.S. Army.)

Time: 5 mins read

Si intravede una luce al buio della pandemia. I primi chiarori vengono dall’industria farmaceutica: i colossi Pfizer e Moderna hanno chiesto alla Food and Drug Administration (FDA), l’ente federale che controlla i prodotti alimentari e farmaceutici, di autorizzare la produzione dei vaccini contro il covid-19. La decisione verrà resa nota tra due settimane. Due vaccini differenti la cui distribuzione, secondo quanto affermato dal dottor Anthony Fauci, direttore del NIAID, Il National Institute of Allergy and Infectiuos Deaseases, potrebbe cominciare verso la fine di dicembre. Un bel regalo di Natale per tutti. E questa mattina a Washington c’è stato il primo incontro formale tra il team di esperti dell’attuale amministrazione con quello creato dal presidente eletto per fare il punto della situazione sulla pandemia. Non è solo una questione di produrre il vaccino, ma di distribuirlo in tutti gli Stati dell’Unione. E per questo è allo studio del presidente eletto la creazione di un “generalissimo” per la lotta al Covid-19 che sia in grado di confrontare tutte le problematiche legate al coronavirus.

Archiviato il lungo weekend del Thanksgiving il presidente eletto Joe Biden continua a preparare la sua squadra di governo. La frattura ad un piede durante il fine settimana per uno scivolone mentre giocava con il suo cane non lo ha fermato. Gli è stato messo uno stivaletto ortopedico, un “Cam Walker”, che dovrà indossare fino ai primi di gennaio. E questa mattina di buonora era al tavolo di lavoro con Kamala Harris per formare il comitato che dovrà organizzare l’Inauguration il 20 di gennaio e poi hanno ricevuto il primo briefing dei servizi segreti per essere aggiornati sulle situazioni internazionali.

Joe Biden e Kamala Harris (foto dal profilo Twitter Kamala Harris)

Biden e Harris nella formazione del gabinetto non solo devono confrontarsi con l’opposizione repubblicana, ma debbono fare i conti anche con l’ala progressista dei democratici e con la necessità di rispettare il loro impegno di un governo che sia “lo specchio dell’America”, con una forte presenza di donne ed esponenti delle minoranze afroamericana e ispanica. Così il presidente e la vice stanno assemblando il loro team. Oggi hanno nominato gli esperti economici che affiancheranno il segretario al Tesoro Janet Yellen. Neera Tanden sarà la responsabile dell’Office of Management and Budget, l’ufficio federale che “traduce” economicamente i piani della Casa Bianca. Come primo impegno la quantificazione economica dei sussidi che la nuova amministrazione dovrà preparare per rimettere in moto l’economia del Paese. Poi Wally Adeyemo, esperto in macroeconomia, sarà il vicesegretario al Tesoro.

Ancora non deciso chi sarà il prossimo direttore del National Economic Council, il ruolo attualmente ricoperto da Larry Kudlow. Il direttore di questo gruppo di lavoro quasi sempre diventa il consigliere economico del presidente. Per ricoprire questa carica circola con insistenza il nome di Brian Deese, executive della Black Rock. Si fa anche il nome di Roger Fergusson, economista afroamericano che è stato ex vice presidente della Fed. Questo incarico attualmente nell’amministrazione Trump è ricoperto dal genero del presidente Jared Kushner. 

Alla Giustizia gira il nome di Merrick Garland. Per Garland si tratterebbe di una rivincita: nominato da Barack Obama alla Corte Suprema nel 2016 dopo la scomparsa del giudice Antonin Scalia, si è scontrato con l’opposizione dei repubblicani, che gli hanno negato la conferma al Senato senza nemmeno concedergli un’audizione.

Tra le altre poltrone da assegnare quella al Pentagono, che Biden vorrebbe dare a Michele Flournoy, che diventerebbe la prima donna della storia a capo del Dipartimento. Ma la Flournoy è poco accetta dai progressisti sia perché è considerata un “falco”, sia per aver lavorato in società che hanno fatto affari con militari e governi stranieri. Un aspetto che potrebbe creare ostacoli alla sua conferma in Senato. In alternativa si fa il nome di un’altra donna, Elizabeth Randall, ex vice ministro dell’Energia, ma anche quello di Jeh Johnson, ex ministro della Sicurezza Nazionale di Obama. E poi restano da nominare il direttore della Cia e il rappresentante al commercio, cruciale soprattutto nelle future trattative con la Cina.

Oltre alle nomine Biden prepara anche una serie di ordini esecutivi per annullare alcune decisioni della Casa Bianca. Prima tra tutte, secondo Axios, l’agenzia di informazioni sul web – il blocco alla costruzione del muro al confine con il Messico e l’immediata abrogazione  del ‘travel ban’ da alcuni Paesi musulmani e il blocco dei rimpatri forzati per almeno cento giorni e l’istituzione di una task force per riunire le famiglie degli immigrati irregolari.

Mentre Biden prepara il futuro, Donald Trump resta ancorato alla sua realtà alternativa e continua con la sua solita litania sui brogli elettorali, manda raffiche di deliranti twit in cui accusa il governatore della Georgia di aver permesso questi brogli, sproloquia con il Dipartimento della Giustizia che non è riuscito a trovare le prove dei trucchi che hanno bloccato la sua vittoria. Va in tv e su Fox News e si lamenta con Maria Bartiromo, la conduttrice del programma domenicale, dei torti subiti. “E’ impossibile che Biden abbia ottenuto 8 milioni di voti più di me. Sono state le elezioni più truccate mai viste, una frode assoluta – afferma il presidente – abbiamo moltissime prove sul fatto che è stata la più grande frode elettorale della storia americana”. Naturalmente le prove non le ha mostrate e la Bartiromo non ha controbattuto al suo sproloquio.

Tutto questo mentre uno Stato dopo l’altro certificano la validità del risultato elettorale. Ultimo l’Arizona. Ieri sera, poi, è andato in onda il seguitissimo programma “Sixty Minutes” della Cbs in cui è stato intervistato Chris Krebs, l’ex responsabile della cibersicurezza, repubblicano da sempre, licenziato da Trump dopo che aveva assicurato agli americani che le elezioni che si erano appena concluse erano state le più sicure della storia. “Con la struttura creata è impossibile che ci siano stati brogli elettorali – ha detto Krebs- lo dimostrano tutti i riconteggi che Trump ha voluto far fare ai singoli stati. Il risultato di queste elezioni è il risultato della volontà degli elettori”.

E le accuse che il presidente Trump sta facendo al governatore della Georgia, che è repubblicano, e al segretario di Stato, anche lui repubblicano, per aver certificato il risultato elettorale che lo ha visto sconfitto, potrebbe creare molti problemi al GOP. In questo stato, infatti, il 5 gennaio ci saranno due ballottaggi per il Senato. Se i democratici dovessero ottenere questi due successi elettorali i Repubblicani perderebbero la maggioranza e perderebbero oltre alla facoltà di bocciare le nomine che Joe Biden sta facendo per la composizione della sua amministrazione, anche la possibilità di bloccare tutte le leggi che i democratici presenteranno poiché hanno già la maggioranza alla Camera dei Rappresentanti. Le accuse del presidente stanno demotivando i repubblicani dall’andare a votare e per questo i repubblicani stanno investendo milioni di dollari in pubblicità per cercare di limitare i danni.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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