A meno di una settimana dalle elezioni e con oltre 80 millioni di voti già inseriti, Joe Biden e Donald Trump tornano in Florida per dei raduni paralleli. Entrambi i candidati hanno visitato spesso questo stato conteso, però giovedì è la prima volta che i loro eventi sono tenuti nella stessa città simultaneamente.

Il raduno di Trump avviene in un campo a nord del Raymond James Stadium, lo stadio di football americano dei Tampa Bay Buccaneers. Lo stadio stesso ora viene usato per il ballottaggio anticipato. Passando l’entrata laterale si sente già il fermento dei partecipanti. Non tutti sono entusiasti. Alcuni, come la studentessa universitaria Emiline, disapprovano il rischio sanitario dovuto ad una folla così numerosa accanto al sito elettorale. Con in mano cartelli anti-Trumpisti, ci spiega, “Gli elettori stanno cercando di proteggersi dal coronavirus […] Però venendo qua si troveranno esposti. Non è giusto che si tenga un rally proprio a fianco alle urne”.

Non lontano, circa una mezza dozzina di sostenitori Biden e manifestanti anti-Trump si sono posizionati ad un incrocio stradale. “Siamo pochi nella nostra comunità qui a Tampa”, dice una seconda studentessa, Kelly. “Per questo abbiamo pensato che sia importante farci vedere e far capire ad altri come noi che non sono soli. Le persone in auto passano e sentono un minimo di speranza.” “Questo è il mio solito posto per salutare i votanti,” aggiunge David Reddy, un pensionato seduto con un cartello “Biden Harris”. Ci racconta che molti nella sua cerchia di amici votano Trump, ma che non riesce a convertirli perché “io non sono altro che un cavolo di Unitarista [un movimento Cristiano riformista]”. Si stupisce dei suoi coetanei che sostengono il presidente: “Ti gridano addosso perché hanno paura dello stato e del socialismo e nello stesso tempo hanno lo sticker per handicappati sul vetro della macchina. Cioè, lo stato ha deciso di darvi un parcheggio privilegiato! Lo stato vi sta trattando bene!”

Come nel raduno precedente di Trump a Sanford, Florida, il coronavirus non sembra prioritario per gli organizzatori. All’entrata, controllano la fila dei partecipanti con termometri senza contatto – un gesto incoraggiante, che però viene subito nullificato quando si arriva al secondo controllo della mascherina. Pochi in fila la portano. A giudicare dalle centinaia di mascherine disposte su un tavolo davanti a loro, gli organizzatori dovrebbero essere pronti a distribuirle. Chiedono ad un ragazzo che passa se ha la mascherina. Con tono incerto, comincia a toccarsi le tasche. “Non ti preoccupare” dicono, facendogli gesto di andare avanti, “ti diamo fiducia”. I controlli si rivelano superficiali dopo l’entrata: nella massa di migliaia di Trumpisti, forse uno su cinquanta porta la mascherina. Come a Sanford, le distanze non sono rispettate ed i partecipanti si aggregano davanti al palcoscenico.
Il calore è preoccupante. Il primo pomeriggio Floridiano può affannare anche i giovani. Un’apposita tenda montata dalla campagna offre ombra e lì i radunati trovano l’acqua gratis. Quando arriviamo scorre una fila di 20 metri; sotto la tenda, la temperatura rimane altissima. Comunque le sedie e l’acqua danno sollievo agli anziani e ai bambini piccoli. Fuori, accettiamo due bottigliette d’acqua prima dell’arrivo del presidente. Una partecipante anziana sviene durante il discorso introduttivo del governatore Repubblicano della Florida, Ron De Santis. Dal palcoscenico, De Santis richiama l’attenzione dei servizi d’urgenza, e mentre i paramedici assistono la signora, commenta casualmente sull’insolito caldo di questo autunno “Ma che si può fa’?”

La grande maggioranza della folla è bianca, anche se un po’ più etnicamente diversa di quella di Sanford. “Molti sono contrari che io sia qui” dice Terrence, uno dei pochi neri presenti. Viene da Syracuse, Stato di New York, e si è trovato in conflitto con parenti e amici per il suo supporto al Presidente. “Quando i tuoi non capiscono le tue decisioni, e le ragioni che vi stanno dietro, è molto frustrante”. Cita come motivazione principale “mantenere Dio nella vita pubblica”, apprezza che Trump sia una barriera alla secolarizzazione della vita americana. “Dio deve essere il numero uno”. Alla domanda se vede valide le accuse di razzismo contro il Presidente, Terrence cita il “Platinum Plan,” un documento di due pagine della campagna di Trump rivolto alla comunità nera. Alcuni elementi sono legittime vittorie del suo primo mandato, come l’aver assicurato fondi a lungo termine a College e Università nere. Altri elementi, quali il ritorno di manifatture sul suolo americano o l’abbassamento del costo dell’istruzione e della salute, sono promesse che non hanno nessun fondamento reale nel suo governo fino ad ora, anzi tendono a dimostrare il contrario.

Dopo i discorsi introduttivi, appare un video che elogia il primo mandato di Trump, accompagnato da una colonna sonora drammatica che richiama la pubblicità di un film d’azione. Si proclama che il Presidente ha sconfitto il Coronavirus (il Midwest ha invece in questo momento una casistica record) e che ha abbassato il costo dei farmaci (ordine esecutivo che non è mai stato applicato). La voce dietro campo ammonisce che mentre il Presidente vuol continuare la sua serie di vittorie “il pantano combatterà contro di lui ad ogni passo!” Anche con queste distrazioni, il calore si fa sentire mentre si aspetta l’evento principale, finalmente un camion dei pompieri a un’estremità del campo spruzza un cannone d’acqua in aria, suscitando applausi e sollievo per quelli che si trovano sotto questa benefica doccia.
Finalmente arriva Trump con la First Lady con il sottofondo di “God Bless The USA”. Melania brevemente lo presenta e ringrazia la folla chiamando la Florida il loro “home state”. Donald sale sul podio fra i canti di “We love you” e si lancia in un discorso dove ripete il commento “home state” di Melania. Proclama che eleggere Biden causerà “una recessione come non avete mai visto prima”. Continua sul tema del figlio di Biden, Hunter, e del suo comportamento corrotto che coinvolge il padre. Mentre si può ammettere che Hunter abbia “usato” il suo cognome, accuse di diretto coinvolgimento o beneficio dell’ex Vice-Presidente non sono mai state sostanziate. Queste accuse suscitano una forte risposta dalla folla, che canta “in galera!” “Dov’è Hunter?” Il Presidente ha appena cominciato il suo discorso, ma la folla comincia a scivolare fuori dall’evento, forse sopraffatta dal calore e ragionevolmente soddisfatta di averlo potuto vedere un momento.
Alcune ore più tardi, l’ex Vice Presidente Joe Biden presenta il suo discorso dall’altra parte della città, al Florida State Fairgrounds, in un rally socialmente distanziato dove i partecipanti rimangono seduti in macchina. Una lunga fila di macchine si estende dall’autostrada all’entrata del Fairgrounds, fino a raggiungere un totale di 250 auto. Le altre vengono mandate indietro. Numerosi sostenitori di Biden parcheggiano al lato della strada, sventolando insegne e bandiere alle macchine che passano. Alcuni applaudono, altri gridano e insultano.

Fra i sostenitori di Biden c’è Bernadette, originaria del New Jersey, che ha lavorato ad Atlantic City negli anni ’80: “Conosciamo Trump da New York City, lo conosciamo dai Casinò, in troppi l’hanno visto nell’Apprentice. È una vergogna, non si informano”. Come molti sostenitori di Biden che ho incontrato, Bernadette è più motivata dal rimuovere il Presidente attuale che ad eleggere il suo avversario: “Biden non è perfetto, ma è certamente meglio di Trump”.

Mentre la folla di Biden aumenta, da un lato della strada del Fairgrounds, i sostenitori di Trump si raccolgono in gran numero dall’altra parte. Alcuni sembrano intenzionati a provocare i sostenitori di Biden, attraversando la strada, gridando insulti e diffondendo la registrazione live dai cellulari. Parlo con una sostenitrice di Biden di nome Kate, in costume di Rosie the Riveter, per cui la motivazione principale è il costo del l’assicurazione medica: “è come avere un altro mutuo…” La nostra intervista è interrotta da uno scontro fra una sostenitrice di Biden e la guardia del corpo di una famosa “provocatrice” dell’estrema destra online, Kaitlin Bennett. La Bennett ha fondato Liberty Hangout, fonte di retorica razzista, omofobica, ed antidemocratica. In un tweet poi cancellato, Liberty Hangout ha fatto un sondaggio sulla veracità dell’Olocausto, concludendo poi che “non sembra possibile che siano stati uccisi 6 milioni”.

Le guardie del corpo di Bennett sono mute e le stanno intorno ovunque vada, insieme a degli operatori di video, che indossano uniformi nere con la scritta “Rat Pack Worldwide Security”. Ci sono numerosi giornalisti locali e internazionali, senza guardie del corpo. Quando Kate interrompe la rissa minacciando di chiamare la polizia, Bennett le punta il microfono in faccia: “i poliziotti non sono razzisti? Vuoi chiamare la polizia contro un nero?” (una delle guardie del corpo è infatti nero). Kate rimane ferma fra il gruppo di Bennett e la sostenitrice di Biden: “non parlo più con te, aspetto la polizia”. Un poliziotto locale mette fine alla rissa, tutte e due le parti hanno video su chi secondo loro l’ha iniziata, ma il poliziotto si mantiene al di sopra. Alla fine ogni residua tensione viene spenta da un provvidenziale acquazzone che spinge le due parti a lasciare improvvisamente la scena.
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