Se i sondaggi fossero veri Donald Trump avrebbe poche possibilità di essere riconfermato e in Senato i democratici riconquisterebbero la maggioranza. Ma i sondaggi, come si è visto nelle passate elezioni dove Hillary Clinton era data come la grande favorita, possono sbagliare.
A due settimane da Election Day comizi, sondaggi e preparazione dei candidati per il dibattito di giovedì, sono i temi del giorno.
In una indagine demoscopica condotta dal New York Times con il Siena College viene evidenziato come Biden abbia 10 punti di vantaggio sul presidente a livello nazionale. E non è un sondaggio solo sul voto, ma anche su chi sia in grado di governare meglio il Paese: il 52 percento degli intervistati infatti crede che Biden sia più capace di Trump nell’affrontare il coronavirus, mentre il presidente raggiunge solo il 40 percento dei consensi. Alla domanda di chi sia un presidente in grado di riunificare il Paese Biden ha un vantaggio su Trump di 19 punti, 55 a 36. A chi sia il candidato capace di mantenere legge e ordine, uno dei cavalli di battaglia di Trump in queste elezioni, Biden ha il 50 percento dei consensi contro il 44 del presidente. Alla domanda per la scelta di un giudice della Corte Suprema gli intervistati ritengono che Biden, con il 49 percento delle preferenze, sia più imparziale di Trump che riceve solo il 43 percento dei consensi.
In un altro sondaggio, condotto da RealClearPolitics si evidenzia che i democratici conquisteranno la maggioranza al Senato. Stesso risultato secondo l’indagine condotta da Princeton Election Consortium e da FiveThirtyEight. Nell’ufficio elettorale di Trump questi dati vengono contestati, definiti di parte, inaccurati, e poi si sottolinea come la cosa più importante sia la conquista degli electoral college e non quella del voto popolare. E la battaglia elettorale, in effetti, viene combattuta proprio negli Stati in bilico, quelli in cui l’elettorato è confuso e indeciso.
Stati come Florida, North Carolina, Pennsylvania, Wisconsin, Arizona, Michigan, Ohio. I candidati “saltano” gli Stati che hanno forti legami con il partito di appartenenza: Biden, ad esempio, non è mai andato a fare comizi o ha limitato le presenze a New York o in California, o nello Stato di Washington, dove la forte maggioranza democratica non è in discussione, così come Trump ha evitato poco il Texas o Missouri, roccaforti repubblicane. Ma per il resto degli Stati Uniti è una lotta all’ultimo voto. E nell’entourage del presidente è stata accolta molto male la decisione della Corte Suprema espressa lunedì in cui il massimo organo giudiziario ha deciso che in Pennsylvania, uno degli Stati in bilico più importanti il cui esito elettorale e’ incerto, i voti per posta saranno contati pure se saranno ricevuti tre giorni dopo l’election day anche se il timbro postale è illeggibile. Una vittoria per i democratici perché Trump e i repubblicani chiedevano che venissero contate soltanto le schede arrivate all’ufficio elettorale entro e non oltre il 3 novembre. La battagli in Pennsylvania è così accesa che l’ufficio elettorale del presidente aveva deciso di far partecipare anche Melania ad un comizio che si terrà questa sera ad Erie, in Pennsylvania. Per la First Lady si sarebbe trattata della prima apparizione accanto al marito in campagna elettorale dopo la Convention Repubblicana e della prima uscita da quando è risultata positiva al Covid-19. La presenza di Melania, che secondo i sondaggi è il volto preferito della famiglia Trump, avrebbe potuto aiutare il presidente che viene dato dato in leggero svantaggio in questo Stato in quasi tutti i sondaggi. Ma, proprio mentre terminiamo questo articolo, arriva la notizia che la First Lady non seguirà più il marito in questo comizio.

Domani i candidati trascorreranno la giornata per prepararsi al dibattito di giovedì sera alle 8 a Nashville, in Tennessee, alla Belmont University. In una intervista a Fox News Donald Trump ha attaccato Kristen Welker, corrispondente dalla Casa Bianca per NBC News, che sarà la moderatrice del dibattito affermando che la giornalista “E’ terribile, faziosa, schierata con i democratici e con Biden”. Ma il presidente se l’è presa pure con commissione sui dibattiti presidenziali che ha deciso di spegnere il microfono al candidato al quale non viene rivola la domanda. Bill Stepien, il responsabile della Campagna elettorale del presidente ha criticato la decisione di escludere la politica estera tra gli argomenti che verranno discussi, mentre invece le domande saranno sul coronavirus, la disoccupazione, il confronto razziale, i cambiamenti climatici, la sicurezza nazionale e la visione della leadership negli Stati Uniti. “Non vuole parlare del disastroso modo in cui ha affrontato il covid-19” afferma TJ Ducklo, il portavoce elettorale di Biden.

Lunedì il presidente ha cercato di smorzare gli insulti lanciati il giorno prima al dottor Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectuos Diseases quando in una telefonata ai suoi collaboratori aveva detto dello scienziato “La gente è stanca di lui e di tutti quegli idioti. Ogni volta che va in televisione c’è sempre una bomba. È un disastro. Ma sarebbe un danno ancora più grande se lo licenziassi. È lì da 500 anni. Se l’avessimo ascoltato avremmo avuto 700 o 800 mila morti”.
E questa mattina ai microfoni di Fox and Friend ha detto che Fauci “non fa il gioco di squadra, ma che è una brava persona”. I commenti del presidente si scontrano con la durissima realtà del Paese confrontato da 8 milioni e 300 mila persone infettate dal coronavirus che ha causato oltre 220 mila morti. Una malattia che ha creato lutti, disoccupazione, la chiusura di centinaia di migliaia di esercizi commerciali, di fabbriche, la chiusura delle scuole, l’aumento dell’indice di povertà. La gente senza lavoro e senza sussidi non può pagare mutui e affitti. In tantissimi non hanno i soldi per fare la spesa. Un’America riportata agli anni della Grande Depressione che tra due settimane andrà al voto.
A Washington, infine, è stata bocciata la mozione dei democratici per rinviare a dopo l’Election Day le sedute del Senato: una mossa per cercare di far slittare il voto di conferma su Amy Coney Barrett alla Corte Suprema. Il Senato tornerà a riunirsi nel pomeriggio e il primo voto su Barrett è previsto per giovedì in Commissione per portarla poi al voto dell’intero Senato già lunedì prossimo. I democratici non hanno la possibilità di bloccare la nomina della Barrett a meno che quattro senatori repubblicani non decidano di votare con l’opposizione.