Due candidati ultrasettantenni impegnati in un frenetico balletto a due settimane dal voto. Un convulso e massacrante weekend quello appena trascorso, tra comizi, pranzi o cene per la raccolta di fondi per la campagna elettorale mentre già 28 milioni di americani hanno votato.
Questo il carnet di Trump: venerdì due comizi in Florida, poi in California per una cena per raccogliere fondi. Sabato mattina due comizi, uno in Michigan e uno in Wisconsin. Sabato sera a Las Vegas. Domenica mattina messa a Las Vegas (con Bibbia in mano) poi California e in serata a Reno in Nevada. Oggi, lunedì, tre comizi in Arizona e Nevada e ritorno in serata alla Casa Bianca.
Per Biden, invece, Florida, Wisconsin, North Carolina e anche per lui due comizi al giorno. Stessi frenetici giri di valzer per Kamala Harris e Mike Pence, ma almeno entrambi hanno venti anni di meno dei loro paladini. Un risultato evidente c’è. Ai comizi di Trump c’è una forte presenza di sostenitori, mentre i comizi di Biden sono per pochi eletti, con mascherina e distanziamento sociale, anche se i sondaggi continuano a vederlo in vantaggio.
Questa è la sfibrante campagna elettorale americana che con l’approssimarsi della cadenza sale in un crescendo di intensità che culmina con il gran finale la notte delle elezioni. Da vedere se quest’anno, dopo tutte le minacce del presidente, questo copione sarà rispettato e se le previsioni saranno confermate o ci sarà un altro colpo di scena come avvenne quattro anni fa. I sondaggi infatti continuano ad evidenziare i dieci punti di vantaggio di Biden su Trump, ma i sondaggi dopo la debacle delle scorse presidenziali hanno insegnato che l’elettorato, quando si tratta di politica, non sempre dice la verità.
Rimane poi l’incognita del ruolo che giocherà la pandemia che ha colpito il Paese. Con 7 milioni e mezzo di americani infettati dal cororonavirus che ha causato 218 mila decessi, con l’economia a pezzi e con più di sei milioni di famiglie che non possono pagare il mutuo o l’affitto. Il presidente continua a raccontare nei suoi comizi che il peggio è passato, che siamo in fase di miglioramento, che l’economia è in ripresa, che bisogna tornare al lavoro, a scuola, a spendere. “Sotto il lockdown di Joe Biden la stagione del Natale sarà cancellata”, ha detto in un comizio in Arizona. Ripetendo le stesse affermazioni che aveva fatto sabato sera in Michigan quando al suo comizio aveva detto che “E’ ora di riaprire tutto e non seguire le disposizioni del governatore del Michigan che ha imposto il lockdown per il covid-19”. Aggiungendo un “Lock’em up” un arrestateli al quale la folla plaudente urlava in coro “Lock her up”, un “arrestatela”. Uno slogan vergognoso specialmente dopo che la polizia dello Stato ha scoperto un piano della Milizia per sequestrarla e ucciderla arrestando 13 persone.
E Trump ha continuato in Nevada ad urlare contro chi lo contrasta . “Quattro anni fa mi avete eletto perché ero un outsider e per mettere l’America al primo posto. Io sono qui ancora per combattere una classe politica corrotta. E Joe Biden è l’espressione della politica corrotta”, riciclando gli slogan di quattro anni fa nella sua campagna contro Hillary Clinton.
A contrastarlo domenica sera in tv al seguitissimo programma “Sixty Minutes” della Cbs News, il dottor Anthony Fauci, direttore dal 1984 del National Institute of Allergy and Infectious Desease, il virologo più conosciuto negli Stati Uniti, che nel corso dell’intervista ha detto di “non essere stato sorpreso che il presidente abbia contratto il Covid-19 dopo averlo visto circondato da persone che non indossavano le mascherine e che si facevano beffe delle misure suggerite per combattere il coronavirus. Ero preoccupato che stesse per ammalarsi quando l’ho visto in mezzo tanta gente dove nessuno indossava la mascherina e dove nessuno praticava il distanziamento sociale e infatti, a causa di quell’evento, ci sono stati molti contagiati”. Fauci si riferiva alla cerimonia tenuta alla Casa Bianca per presentare il giudice Amy Coney Barrett scelta per sostituire Ruth Bader Ginsburg alla Corte Suprema. Almeno 12 persone sono risultate positive al virus dopo aver partecipato all’evento.
Immediata e virulenta la reazione del presidente in un comizio in Arizona. “La gente è stanca di sentire Fauci e tutti gli altri idioti. Fauci è un disastro. Se seguiamo i suoi consigli avremo 500 mila morti” ha detto a circa 500 suoi simpatizzanti a Las Vegas. E anche il dottor Fauci, come il governatore del Michigan, è stato il bersaglio nelle passate settimane, di questa retorica infuocata da parte del presidente ricevendo telefonate e lettere minatorie. E proprio ieri c’è stato un altro arresto, questo a Wichita, in Kansas, di un uomo che ha minacciato di morte il sindaco perché ha imposto agli abitanti l’uso della mascherina.
Il presidente si è recato poi per la terza volta in Arizona in pochi giorni perché in questo stato si sta combattendo una delle battaglie politiche più velenose di questa elezione. L’Arizona era lo stato dove il senatore John McCain era il politico di riferimento. Repubblicano ed onesto nella sua linea politica, peraltro in forte contrasto con il leader della maggioranza repubblicana al senato Mitch McConnell, chiamato da Trump un “non eroe” perché era stato preso prigioniero dai Vietcong. McCain è morto per un tumore nell’estate del 2018. Il governatore dell’Arizona nominò per sostituirlo Jon Kyl che in passato era già stato senatore dello stato e si era ritirato a vita privata. Kyll accettò temporaneamente di sostituire McCain affermando però che avrebbe ricoperto il ruolo solo fino al 31 dicembre 2018. Alla scadenza il governatore nominò per un anno Martha McSally, che nelle elezioni tenute poche settimane prima era stata sconfitta per l’altro seggio del Senato dalla democratica Kyrsten Sinema. Una decisione che sconquassò la macchina elettorale dell’Arizona. Da aggiungere che la vedova di McCain, Cindy, infuriata dopo gli insulti di Trump, ha invitato i sostenitori del marito a votare per Biden. Ora il seggio occupato temporaneamente da Martha McSally è nuovamente sottoposto al giudizio dell’elettorato e a sfidarla è Mark Kelly, astronauta e marito di Gaby Gifford, la congresswoman gravemente ferita in un attentato a Tucson mentre teneva un comizio. L’Arizona ha “solo” 11 grandi elettori, ma perdere l’Arizona significherebbe per Trump la sconfitta all’interno del partito repubblicano.
Il clima politico è talmente avvelenato dalla retorica del presidente che continua a ripetere che se dovesse essere sconfitto è solo perché le elezioni sono state truccate, che i democratici stanno preparando i piani nel caso in cui Trump non dovesse accettare la sconfitta. Per prima cosa insistentemente invitano gli americani a votare e appunto a due settimane dal voto già 28 milioni di americani hanno risposto all’appello, un record assoluto per le elezioni. Una vittoria di Biden con un larghissimo margine di voti annullerebbe le contestazioni. Poi stanno preparando una squadra legale per portare Trump davanti alla Corte Suprema federale per imporgli di lasciare la Casa Bianca. Ed ecco che in questa ottica deve essere letta l’urgenza voluta dal presidente per nominare Amy Comey Barrett alla massima corte giudiziaria del Paese. La conferma della Barrett da parte del Senato è prevista per venerdè prossimo.
E secondo l’Associated Press Biden avrebbe già cominciato a preparare i piani in caso di vittoria tracciando una lista dei possibili ministri. Alcuni dei potenziali candidati per la carica di segretario di Stato sono nomi già noti, legati all’amministrazione Obama, come Susan Rice, ex consigliera per la sicurezza nazionale ed ex ambasciatrice Usa all’Onu; Samantha Power, anche lei già rappresentante americana alle Nazioni Unite. Ma viene fatto anche il nome del senatore repubblicano ed ex candidato presidenziale Mitt Romney, fortemente critico verso Donald Trump. Gli analisti sembrano concordare su un punto: se vincerà, Biden non sceglierà un outsider ma un tecnico in grado di passare facilmente lo scrutinio del Senato e rilanciare all’estero l’immagine del Paese dopo quattro anni della presidenza di Trump.