E guerra sia. Trascorso il lungo weekend di settembre del “Labor Day”, il giorno in cui gli Stati Uniti celebrano la festa del lavoro nonostante i milioni di disoccupati, è anche la data storica per la politica perché segna l’inizio delle “ostilità” vere tra i candidati che il primo martedì di novembre si presenteranno ai loro elettori.
Quest’anno il 3 di novembre non si voterà solo per le presidenziali, ma anche per rinnovare tutti i 435 seggi della Camera dei Rappresentanti e per 35 senatori. La posta in gioco non è unicamente la Casa Bianca, ma il controllo del Congresso. Attualmente i repubblicani detengono oltre che la presidenza del Paese anche la maggioranza al Senato. Una superiorità di 6 seggi, 53 a 47 (considerando che Bernie Sanders, senatore del Vermont e Angus King, senatore del Maine, che ufficialmente sono indipendenti, hanno sempre votato con il Partito Democratico). Ma sono 7 i seggi,che dovranno conquistare perché in caso di parità (visto che i seggi del Senato sono 100, due per Stato per i 50 Stati dell’Unione) il vicepresidente ha il voto decisivo. E la campagna elettorale per i democratici si gioca anche qui oltre che per cercare di conquistare la Casa Bianca: mantenere la maggioranza alla Camera dei Rappresentanti e ottenere quella del Senato.
Un doppio pericolo per l’attuale presidente perché anche se Donald Trump dovesse conquistare il secondo mandato, non avendo più la maggioranza in entrambi i rami del Congresso, avrà ugualmente i giorni contati. Per i democratici, comunque, la conquista della maggioranza al Senato è una impresa titanica. Ed ecco che per parare il colpo il leader della maggioranza repubblicana al Senato ha riaperto i lavori, sospesi per le vacanze estive, per lanciare un nuovo piano di stimolo, un piano ridotto data l’impossibilità di formularne uno a più ampio respiro insieme ai democratici che vogliono aiuti più massicci ma non solo alle aziende, ma ai lavoratori e ai milioni di disoccupati.
Inoltre il senatore Mitch McConnell, attuale capo della maggioranza del Gop al Senato, vuole la limitazione dei danni civili in caso che insegnanti o impiegati di pubblica utilità o ad alto rischio vengano infettati dal Covid-19 durante il loro lavoro. I democratici sono contrari. Lo stesso McConnell, che fino a pochi mesi fa era considerate imbattibile, si trova ora in una delicata situazione politica dopo che la commissione sui servizi segreti del Senato, a maggioranza repubblicana, ha reso noto giorni fa come una società russa, la United Co. Rusal, abbia finanziato importanti progetti occupazionali in un’area del Kentucky devastata dalla disoccupazione. Un’area che è proprio il distretto elettorale del senatore.
In tutta questa incertezza sul futuro, economico e politico, ora anche Wall Street traballa e perde colpi. E il presidente Trump twitta, se la prende con i giornalisti. Sempre senza mascherina se la prende con chi gli fa domande con la bocca coperta durante il suo incontro con la stampa. Se la prende anche con i suoi alleati più stretti, i giornalisti di Fox News, dopo che Jennifer Griffin, durante il programma di Neil Cavuto, ha riconfermato chiedendo ad altre fonti, le accuse fatte dal mensile The Atlantic al presidente che avrebbe definito “idioti e perdenti” i militari caduti in Guerra. Trump, con una raffica di tweet ha cercato di smentire scrivendo che le rivelazioni di Atlantic sono una “bufala” e “una vergogna”, aggiungendo che “The Atlantic sta morendo, come la maggior parte delle riviste, quindi inventano una storia falsa per acquisire una certa rilevanza”.

E mentre il suo entourage fa quadrato per difenderlo, dal segretario alla Difesa, Mark Esper, al segretario di Stato, Mike Pompeo, che giurano che “in loro presenza il presidente ha sempre rispettato e mostrato stima per i militari americani”, i democratici però attaccano. In particolare il candidato alla presidenza, Joe Biden, che ha definito l’affermazione “disgustosa”. Se vera, Trump “deve chiedere scusa”, ha aggiunto. “E’ la prova ulteriore che non è adatto a fare il presidente e di quanta differenza c’è tra me e lui nell’interpretare il ruolo del presidente”, ha evidenziato. Con tono risentito, Biden ha raccontato che anche suo figlio Beau si era offerto volontario per il servizio militare e “non era un idiota”.
A questo punto Jennifer Griffin ha riconfermato i dettagli della rivelazione di The Atlantic aggiungendo che una delle sue fonti – un ex funzionario dell’amministrazione Trump – le avrebbe detto che Trump, parlando del Vietnam, disse che era stata “una guerra stupida”. “Chiunque sia andato è stato un fesso”, avrebbe aggiunto il presidente. In questo clima ieri il presidente ha inviato una inspiegabile accusa ai vertici della difesa affermando che i leader del Pentagono vorrebbero intraprendere guerre per far contente le aziende belliche.
Biden, invece “trotterella” per gli Stati Uniti, un comizio alla volta. Dopo la Pennsylvania a fine settimana andrà in Michigan e poi in Ohio. Trump nel pomeriggio invece andrà in Florida e poi in serata in North Carolina. Due Stati che, stando ai sondaggi, Biden e Trump si contendono all’ultimo voto.