È stata una “fake” conferenza stampa, quella tenuta dal presidente Donald Trump nel bel mezzo dell’Assemblea Generale ONU all’Intercontinental Hotel di New York. Un incontro attesissimo, visto la notizia che domina le cronache politiche mondiali di questi giorni: la decisione, cioè, dei democratici di avviare un processo di impeachment nei confronti del Commander-in-Chief, a seguito dello scandalo dell’ormai famosa conversazione telefonica con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Solo quattro le domande concesse alla stampa, accusata nel corso di tutta la conferenza di essere “fake” e di perdere tempo a perseguire una “caccia alle streghe”, una totale “insensatezza”. Per Trump, invece, i media avrebbero dovuto dare rilievo ai tanti meeting tenuti dagli States con i propri partner internazionali nei giorni dell’Assemblea Generale. Le domande, a eccezione di una sola, sembravano peraltro essere state concordate in anticipo, perché hanno offerto un assist al Presidente per parlare di argomenti a lui chiaramente graditi: in un caso, l’accordo commerciale con la Cina, su cui Pechino oggi vorrebbe a tutti i costi strappare un compromesso a causa delle perdite provocate dai dazi; nell’altro, il Venezuela e l’impegno indefesso degli USA ad aiutare il suo popolo oppresso da Maduro.
Neppure così appassionata come ci saremmo aspettati l’autodifesa del Presidente: a suo avviso, tutto lo scandalo è stato organizzato dai democratici per oscurare i “successi” della sua Amministrazione durante la settimana più importante dell’anno a livello di diplomazia internazionale. Lo stesso Presidente ucraino, ha detto Trump, ha confermato che in quella telefonata non ci fu intenzione di fare pressioni. Addirittura, ha aggiunto il Commander-in-Chief, suscitando l’ilarità della sala, il senatore Lindsey Graham si sarebbe stupito della gentilezza mostrata da Trump verso il collega ucraino. Quanto alle richieste di rendere pubblica la precedente conversazione telefonica con Zelensky, il tycoon ha invitato i giornalisti a richiedere anche il testo delle telefonate intercorse tra la controparte ucraina e il vice Pence, che proverebbero l’assoluta innocenza delle relazioni stabilite i due Paesi.

Unica notizia della conferenza, la smentita delle dimissioni del capo dell’intelligence Joseph Maguire, scoop del Washington Post bollato da Trump come ennesima “fake news”. Per il resto, come ci si attendeva, il Presidente ha accusato i democratici, e in particolare Joe Biden, di aver fatto esattamente ciò di cui accusano lui: e cioè di aver minacciato l’Ucraina di congelare gli aiuti finanziari se non avesse preso i provvedimenti richiesti dagli USA. La differenza tra le due circostanze, per Trump, è solo una: “Io non l’ho fatto”, Biden sì. Dice lui.