Guardo con soddisfazione le prime pagine dei quotidiani italiani sulle quali campeggiano le immagini delle due donne che guideranno le due istituzioni europee di maggior prestigio e responsabilità: la tedesca Ursula von der Leyen alla Commissione Europea e la francese Christine Lagarde alla BCE. La loro nomina è diventata una doppia notizia non solo perché finalmente, dopo lunghe trattative, si è sciolto il nodo di chi deve andare a guidare Commissione e BCE; ma anche perché quei posti non erano mai stati occupati da donne.
Un altro pezzo di quel soffitto di cristallo che impedisce a tante di raggiungere posizioni di vertice si è incrinato e la strada è aperta per tutte quelle che vorranno provarci dopo di loro. Ursula von der Leyen e Christine Lagarde rappresentano due modelli per tante giovani in Europa e dobbiamo ringraziarle per questo. Non sono due donne di ferro, come titola un quotidiano, sono due professioniste dall’immagine seria e professionale che, come donne, ci riempie di orgoglio. Chissà perché si debba scrivere che per arrivare in alto si debba essere di ferro, lasciando intendere che siano insensibili e chissà quali cattiverie possano avere commesso. La von der Leyen e la Lagarde non hanno preso scorciatoie, hanno studiato, hanno avuto figli, non hanno rinunciato alla carriera e ad un certo punto hanno persino scelto di fare politica. La von der Leyen dopo avere lavorato come ginecologa è diventata ministro della Famiglia poi del Lavoro e poi della Difesa; la Lagarde è stata Ministro dell’Economia prima di andare a dirigere il Fondo Monetario.
Guardando alle loro vite pienissime, di madri mogli e donne in carriera, in apparenza sembra che sia stato tutto facile e che non abbiano avuto quei dilemmi che tormentato in genere le donne, primo tra tutti scegliere tra lavoro e famiglia. E ci chiediamo come la von der Leyen sia riuscita a gestire i suoi sette figli e insieme i generali tedeschi. Possiamo immaginare che non sia andata sempre liscia. Dietro ai loro successi ci sono stati di sicuro sacrifici e magari anche sensi di inadeguatezza, e se Ursula e Christine sono arrivate dove sono, probabilmente hanno avuto accanto dei compagni che le hanno sostenute e hanno dato una grande mano. Un ringraziamento andrebbe fatto anche a loro, esempio per tanti maschi nostrani.
Dietro alla loro nomina c’è stato probabilmente anche un gioco di squadra tra donne, e si intravede la lunga mano di Angela Merkel. Le donne dovrebbero sostenersi di più tra loro e mi torna alla mente una frase celebre di Madeleine Albright: “C’è sempre un posto all’inferno per le donne che non aiutano le altre donne”.
Ma le donne devono anche mettersi nelle condizioni di essere credibili. E mentre provo orgoglio per la von der Leyen e la Lagarde provo un senso di disagio per alcune parlamentari italiane che stanno facendo parlare di sé non certo per il loro impegno, ma per gli abiti succinti indossati all’interno della Camera dei Deputati in questi giorni di caldo afoso. A sollevare il problema un deputato invidioso delle colleghe non obbligate a rispettare il dress code che impone solo agli uomini giacca e camicia. Le fotografie scattate dal parlamentare sono impietose ed evidenziano come il cattivo gusto stia dilagando tra quelle signore elette dagli italiani per rappresentarli nel Parlamento, un’ istituzione che merita rispetto. Non è questione di libertà femminile, è questione di consapevolezza del proprio ruolo. Per una donna è già difficile imporre le proprie idee, per una donna in politica diventa impossibile se lo si fa con una vestaglietta di pizzo.
Sarà anche per questo che la voce delle deputate, a parte pochi casi, è così silente all’interno del nostro Parlamento nonostante non ci sia mai stata una presenza femminile così alta? Mi auguro di no. Quindi toglietevi gli abiti da spiaggia, mettetevi una giacca, una camicia o un vestito elegante e tirate fuori le vostre idee. Alzate la voce e finite sui giornali per le vostre battaglie a favore dei diritti delle donne che in Italia si stanno assottigliando, fate alleanze trasversali con le altre parlamentari, ma anche con i colleghi uomini che credono nella parità. Ce ne sarà qualcuno all’interno delle istituzioni! Siate delle visionarie. Meritatevi la fiducia che vi hanno accordato, rendeteci orgogliose della vostra presenza.