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Chi vince le Midterm? Ecco tutti i Distretti e gli Stati dove la lotta è imprevedibile

Una guida per capire dove democratici e repubblicani se la giocano ad armi pari e potrebbero spostare l'ago della bilancia in un senso o nell'altro

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Chi vince le Midterm? Ecco tutti i Distretti e gli Stati dove la lotta è imprevedibile

Cartina geografica degli Stati Uniti.

Time: 5 mins read

Le elezioni di midterm sono ormai dietro l’angolo, e, sulla stampa americana, si moltiplicano le previsioni. Martedì, gli americani andranno a rinnovare il Congresso (435 seggi) e un terzo del Senato (35), ed eleggeranno anche 36 governatori. Nel frattempo, un agguerritissimo Commander-in-Chief modula la sua propaganda per non ritrovarsi anatra zoppa, inneggiando ai positivissimi risultati (innegabili) dell’economia e del mercato del lavoro, e sventolando lo spettro dell’immigrazione incontrollata, con la carovana dall’Honduras che si avvicina a grandi passi e la minaccia di eliminare lo ius soli dalla Costituzione mediante ordine esecutivo. Strategie politiche a parte, come andranno queste midterm? E quali sono le corse che dobbiamo tenere d’occhio per capire se l’ago della bilancia segnerà rosso o blu?

Si parta dal presupposto che, secondo le previsioni, la Camera dovrebbe andare ai democratici, mentre il Senato ai Repubblicani. Per la Camera, l’autorevole Politico assegna 172 seggi sicuri ai dem, 20 molto probabili e 16 probabili, per un totale di 208. In campo opposto, 135 sarebbero i seggi sicuri, 33 molto probabili e 31 probabili, per un totale di 199. Ci però ancora 28 competizioni dove, ad oggi, potrebbe succedere di tutto, e che potrebbero determinare un ribaltone. Quali sono?

Leggi qui per sapere come funzionano le Midterm Elections

4 di queste sono in California. Nel 10mo distretto, il repubblicano Jeff Denham, che vinse la rielezione nel 2016, rischia di essere sopraffatto dal democratico Josh Harder. Nel 39esimo distretto, si scontreranno due candidati usciti dalle primarie di giugno: il democratico Gil Cisneros, contro il repubblicano Young Kim. Un testa a testa piuttosto imprevedibile, anche se il distretto, le ultime quattro volte, ha votato repubblicano, schierandosi tuttavia nelle elezioni presidenziali con Clinton. Nel 45esimo distretto, la repubblicana Mimi Walters rischia di perdere il suo seggio contro Katie Porter, in un territorio dove, nel 2016, Hillary ha vinto di 5 punti percentuali. Quindi, nel 48esimo distretto, la competizione sarà tra il democratico Harley Rouda e la repubblicana Dana Rohrabacher, già al Congresso: in questo caso, i repubblicani hanno vinto la maggioranza dei voti nelle primarie di giugno, ma la Rohrabacher ne ha conquistati solo il 30%. Un segno di debolezza rispetto allo sfidante democratico?

Repubblicani e Democratici se la giocano, poi, in due distretti della Florida: il 26esimo, dove il repubblicano Carlos Cuberlo – che nel 2016 vinse il 53% dei voti nonostante nelle presidenziali la Clinton risultò in testa di 16 punti – sarà sfidato dalla democratica Debbie Mucarsel-Powell. Nel 27esimo, la repubblicana Ileana Ros-Lehtinen, una delle voci del Congresso rosso più critiche nei confronti di Trump, ha deciso di non candidarsi più, due anni dopo che la Clinton ha conquistato il distretto con uno stacco di 20 punti. Se la vedranno la dem Donna Shalala e la conservatrice Maria Salazar.

Contesi anche due distretti dell’Illinois: nel sesto, il seggio del repubblicano Peter Roskam è minacciato dal dem Sean Casten, in un distretto suburbano di Chicago che nel 2016 è virato a sinistra. Il 14esimo, invece, vedrà il tentativo della candidata democratica Lauren Underwood di strappare il seggio al repubblicano Randy Hultgren. Alle presidenziali del 2016, Trump superò Clinton di 4 punti.

In Iowa incerto è il voto del secondo distretto, dove la blu Cindy Axne, uscita vincitrice dalle primarie di giugno, sfida il rosso David Young, eletto già nel 2014. Il secondo distretto del Kansas, oggi rappresentato dal democratico Paul Davis (che nel 2014 perse invece le elezioni da governatore), potrebbe però finire nelle mani del repubblicano Steve Watkins. Quindi, imprevedibile è anche la competizione del sesto distretto del Kentucky, dove la democratica Amy McGrath, già pilota della Marina, sta cercando di strappare la poltrona al repubblicano Andy Barr. La sfida sarà difficile, perché quel distretto aveva incoronato Trump con 16 punti di stacco dalla Clinton, e perché i repubblicani hanno industriosamente lavorato per cancellare il vantaggio della candidata blu. Nel Maine, il secondo distretto vede la competizione tra l’attuale congressman repubblicano Bruce Poliquin e Jared Golden. L’ottavo distretto del Michigan la democratica Elissa Slotkin sfida il rosso Mike Bishop, considerato tra i candidati GOP più vulnerabili. Nel primo distretto del Minnesota, la decisione del repubblicano Tim Walz di correre a governatore ha spalancato la competizione tra Dan Feehan (D) e Jim Hagedorn (R), in un territorio dove Trump aveva vinto per 15 punti. Hagedorn, però, ha perso il seggio nella scorsa competizione e viene considerato un candidato debole.

La competizione è all’ultimo sangue anche in due distretti del New Jersey: nel terzo, Tom MacArthur, repubblicano, affronta il democratico Andy Kim, già ufficiale della sicurezza nazionale nell’amministrazione Obama, in un seggio suburbano di Philadelphia dove Trump aveva prevalso di 6 punti. Nel settimo, invece, è il repubblicano Leonard Lance a rischiare di perdere il seggio contro il democratico Tom Malinowski.

E a New York? Nello stato della Grande Mela (la città è tradizionalmente in gran parte democratica) sono due i distretti dove repubblicani e democratici se la giocano: il 19esimo, nella valle dell’Hudson e nella zona dei monti Catskill, e il 22esimo, nella parte centrale dello Stato. Entrambi sono in mano ai repubblicani: John Faso nel 19esimo – il primo italoamericano che incontriamo in questa carrellata – e Claudia Tenney nel 22esimo. Il primo verrà sfidato dal democratico Antonio Delgado, il secondo da Anthony Brindisi, altro italoamericano nella corsa delle midterm.

In North Carolina, da tenere d’occhio due distretti: il secondo (la dem Linda Coleman contro il repubblicano George Holding, attualmente in carica) e il nono (Dan McCready, democratico, contro Mark Harris, repubblicano, che ha sconfitto alle primarie il precedente rappresentante repubblicano Robert Pittenger).

In Ohio, il primo distretto vedrà la competizione tra Aftab Pureval (D), l’addetto al tribunale della contea di Hamilton, e Steve Chabot (R), che attualmente lo rappresenta. Primo distretto da tenere d’occhio anche in Pennsylvania, dove la gara sarà tra Scott Wallace (D) e Brian Fitzpatrick (R), dopo la scelta del democratico Bob Brady di ritirarsi, dopo averlo rappresentato dal 1998.

Due distretti caldi nel Texas: il settimo, dove si confronteranno Lizzie Fletcher (D) e John Culberson (R), attualmente in carica (ma nel 2016 Clinton vinse di poco), e il 32esimo, dove Colin Allred (D) sfiderà Pete Session (R), che ha visto il suo distretto suburbano di Dallas incoronare la Clinton per due punti.

Nel secondo distretto della Virginia, il repubblicano Scott Taylor ora in Congresso dovrà vedersela con la democratica Elaine Luria. Nel 2016, il territorio vide prevalere Trump per 3 punti, ma l’attuale rappresentante è stato accusato di ricorrere a sporchi trucchi dopo che il suo staff avrebbe presumibilmente falsificato le firme per far passare un candidato indipendente al ballottaggio. Nel settimo distretto, il repubblicano Dave Brat dovrà affrontare la democratica Abigail Spanberger, già agente della CIA.

A Washington, nell’ottavo distretto, sarà una lotta all’ultimo sangue tra Kim Schrier (D) e Dino Rossi (R), altro italoamericano in campo. Il candidato democratico aveva conquistato più voti di quello repubblicano alle primarie (50 a 47). Dino Rossi dovrà riuscire a conquistarsi voti democratici per succedere al rappresentante repubblicano uscente Dave Reichert. In West Virginia, è invece il terzo distretto a ospitare la sfida più combattuta e imprevedibile: Richard Ojeda (D) contro Carlo Miller (R). Il seggio è oggi vacante, perché l’ultimo rappresentante, il repubblicano Evan Jenkins, ha rassegnato le sue dimissioni a settembre per sedere nella Corte Suprema d’Appello della West Virginia.

Quanto al Senato (sarà rinnovato per un terzo), democratici sono certamente 14 seggi, molto probabilmente blu altri 4 e probabili ancora 4. Questo risultato, se fosse confermato, porterebbe a 45 il totale dei seggi dem in Senato, che però resterebbe a prevalenza GOP: i repubblicani dovrebbero con certezza conquistare 4 seggi, 1 con molta probabilità e verosimilmente altri 3, portando a 50 il totale di seggi rossi. 5, in questo caso, le competizioni da tenere d’occhio.

L’Arizona vedrà scontrarsi Kyrsten Sinema (D) e Martha McSally (R), rappresentando una delle vere opportunità di ribaltone democratico in Senato. In Florida, si misureranno Bill Nelson (D) e Rick Scott(R), competizione che si prevede come la più costosa elezione per il Senato di tutti i tempi. In Indiana, se la vedranno Joe Donnelly (D) (che nel 2012 risultò vincente su un candidato debole) e Mike Braun (R), che avrebbe tutte le carte in regola per sconfiggere il democratico. In Missouri, si fronteggeranno Claire McCaskill (D), attualmente in carica, e Josh Hawley (R). Infine, imprevedibile anche il Nevada, unico stato GOP per il Senato dove la Clinton ha vinto nel 2016. La competizione sarà tra Jacky Rosen (D) e Dean Heller (R).

Questi Stati e Distretti costituiranno l’ago della bilancia che condizionerà il risultato di queste elezioni di metà mandato: sarà dunque utile tenerli d’occhio, per capire, innanzitutto, in che modo ne uscirà il presidente Donald Trump.

 

 

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