Dopo aver annunciato il deliberato sforamento del 2,4%, nel rapporto deficit/Pil, a margine della manovra economica d’autunno, il Vice Presidente del Consiglio Di Maio ha dichiarato: “Non abbiamo paura dei mercati. Questa è una manovra di Popolo”. Secco, lieve, lieto
“Non temiamo le minacce e siamo pronti a rispondere a dovere… A coloro che tentassero di attaccare il nostro paese verrebbe inferto un colpo talmente pesante da far passare in futuro la voglia di ficcare i loro grugni porcini nel nostro giardino sovietico”
E questo è Josif Stalin, ridondante, greve, cupo. (Rapporto al XVII Congresso sul lavoro del CC del PC dell’Urss, 26-1-1934)
E tuttavia, le parole di quest’ultimo erano consapevoli, poggiavano su una forza reale, si sostenevano su un progetto politico deliberato, studiato. Terribile, ma lungamente elaborato. I sovietici volevano sfidare il mondo, la storia: ma per farlo, non si limitavano ai comunicati della Pravda. Costruivano fabbriche, scavavano pozzi, scoprivano e sfruttavano petrolio, giacimenti minerari.
Quando fu deciso di “edificare il socialismo in un Paese solo”, a parte la liquidazione di Trozsky, Stalin sapeva di doversi preoccupare del “mondo capitalista”.
Perciò quelle sue parole, erano temute dagli altri: il “Pericolo Rosso”, per oltre mezzo secolo, è stata una costante della vicenda planetaria. Perché i sovietici erano forti; avevano modo di sostenere le loro sfide. E ci volle la coalizione di due imperi, quello americano (per la materia), quello papale (per lo spirito), e la tendenziale neutralità di un terzo, quello cinese-maoista (in lunga “freddezza” con i “traditori di Mosca), per venirne a capo.
Lanciata la loro “sfida”, gli altri dovevano preoccuparsi.
Ma Di Maio? I 5S? La Lega? Salvini? Quando sfidano “I Mercati”, chi più deve temere? Gli altri, o noi? E con quali eserciti, con quale “arma”, pensano di sostenere la loro “sfida”? Con una subcultura, e una conseguente prassi politica autarchiche? Qui bisogna parlare semplice.
Quando qualcuno di voi, di noi, si reca ad un pronto soccorso, e gli vengono prestate le cure, e magari si avvale di un ricovero, è tutto pagato. Se si versa l’importo di un ticket, rispetto ai costi reali della prestazione goduta: in stipendi per i sanitari e parasanitari, strutture, medicine e medicamenti, è una goccia nell’oceano. Ma, che sia “tutto pagato”, non risulta. Alla fine della cura, si firma un foglio, in cui non compare nessun “costo complessivo della prestazione” . Ma il costo c’è. C’è una cifra che non si vede.
Quella cifra sono “I Mercati”.
Quando qualcuno iscrive il figlio a scuola, di nuovo, non paga nessuno maestro o professore. Eppure, grazie ad una somma di denaro molto ridotta, fruisce della contropartita di attività e servizi che costano milioni di euro: in stipendi, strutture edilizie, banchi, corrente elettrica, riscaldamento dedicati e altro.
Quei milioni di euro “non pagati”, comunque molte migliaia, su base capitaria , sono “I Mercati”.
Fortunatamente, noi non dobbiamo misurarci con armi e soldati. Ma c’è sempre un equivalente. L’equivalente con cui questo sciaguratissimo Governo dovrebbe sostenere le sue sfide, sono, appunto, i soldi: gli sghei. Sì, quelli che siamo abituati a non contare o, al più, a contare simbolicamente, nei nostri “è tutto pagato”: ma che, comunque, vanno realmente pagati.
Questo stato di cose, così riassunto a titolo d’esempio, grazie ad una irresponsabile e vile diseducazione civile, da trenta, quarant’anni, è stato additato come il peggiore dei mondi possibili; un inferno di nequizie e di sopraffazioni.
Ora, anche ammesso per un momento che tale sia stata, e tale sia l’Italia: un postaccio, a volerlo cambiare mediante “sfide” e autarchismi di varia specie e ispirazione (come sappiamo, non ci siamo mai fatti mancare nessuna marca del micidiale veleno novecentesco), bisognerebbe sapere su quali spalle far gravare il costo finale della gita. Quale sarebbe la nostra “arma segreta”.
Stalin ebbe milioni di schiavi e varie, intere, popolazioni ridotte alla più nera povertà.
In Europa, nessuno, fra i paesi socio-economicamente più evoluti, rischia di dover organizzare schiavi. Per lo meno, fra gli autoctoni. Ma la miseria collettiva, il regresso costante verso l’immiserimento, quello è un risultato sempre possibile.
Per questa banale ragione, nessuno, a parte Maduro e altre turpi figure di analogo profilo, “sfida i mercati”. Perché “I mercati”, reagiscono alle “sfide”; e chiudono gli ospedali; le scuole; e svuotano i portafogli, di ogni dimensione. Non perché siano cattivi. Ma per forza propria. Sono come il fuoco: è energia pura. Può essere un bene, o un male, a seconda di chi vi si accosta e come; ma, in ogni caso, il fuoco, si nutre: di spazio, di materia infiammabile, di aria da bruciare. Dove ci sono, va.
Magari, però, è proprio questa la nostra “arma segreta”, la vocazione del Governo: quella per cui il Ministro Di Maio afferma di non temere “I Mercati”.
Tutti più poveri.