Da qualche ora, specie dopo gli ultimi risultati regionali, si parla di tornare alle urne.
Perché? Perché allo stato dei fatti, nonostante tentativi di consultazioni, si rende impossibile formare un Governo.
I dati politici, indubbiamente confermano che gli elettori desiderano una vera svolta. Non esiste più un elettorato solido e di appartenenza, ma una larga parte fluttua a seconda delle proposte più o meno veritiere. Spesso dettate da desideri e bisogni, aspettative e speranze. Il fideismo assoluto è finito e non serve più, tanto meno ai partiti che, altrimenti, sarebbero adagiati sul consenso a prescindere, basato su ideologie spesso antiche e non misurate sulle effettive risultanze, capacità ed obbiettivi raggiunti.

Quello che oggi mostra lo scenario è una certa classe politica appartenente al centro sinistra, che si è condannata da sola, perché anzichè innovarsi, smetterla di farsi la guerra intestina tra correnti, implode su se stessa. L’ultima campagna elettorale è stata connotata per la maggior parte a colpi di post Fb e tweet, per taluni con l’antipolitica dominante al posto di doti politiche, competenza, e meritocrazia.
Troppi gli errori commessi da chi ha governato negli ultimi anni, come l’elevata l’incapacità di dare risposte ai bisogni, un clima di sospetti e di “caccia al ladro”, e riforme mancate, talune inutili, sbagliate, insufficienti o poco capite. La delusione per la politica non è solo italiana, ma come abbiamo ben visto, è molto estesa. Interessa anche alcuni paesi europei ed anche gli Stati Uniti, dove abbiamo visto Donald Trump prevalere sulla democratica Hillary Clinton. Si legge ovunque un’accidia sconfortante, un “tutti contro tutti” senza soluzione di continuità. Sui social in ogni istante si “sparano” cannonate con un linguaggio e con un Iivello di aggressività tale da far paura. E chi vince? Chi urla di più? Chi promette di più? Forse, ma è “sostegno a tempo”.

C’è molta stanchezza, un po’ verso tutti i partiti, diciamolo, per una perenne campagna elettorale che pare non debba mai finire. Molti elettori alle ultime politiche hanno dato un grande e chiaro segnale di presenza e volontà di cambiamento, premiando la coalizione del centrodestra.
Chiaro e forte il segnale dall’esigenza di una linea più decisa su punti importanti come immigrazione e sicurezza. Anche l’argomento tasse ha fatto il suo solco, la proposta della Flat tax ha sicuramente catturato l’attenzione di chi si sente oppresso da eccessivo peso fiscale. Pensiamo alle aziende, ed alla medium class ormai scomparsa. Indubbiamente, riuscendo nell’intento, seppur gradualmente, sarebbe l’economia circolare a goderne i vantaggi. Più si risparmia, più si spende, si reinveste, anche nel settore occupazionale. Poi c’è stato un 32% che ha preferito l’antipolitica. Un masaniellismo che punta alla pancia della gente, specie del sud dove ha ottenuto i consensi, laddove da sempre soffrono di poca attenzione, depressione economica e carenze di ogni genere.
In una Italia che ogni giorno soffre di gravi problemi occupazionali, economici, sociali, e di sicurezza interna, ed è a rischio di instabilità, non c’è spazio per ricatti e minacce. Serve dimostrare maturità per cercare di trovare una intesa possibile. Ipotizzare che si possa fare a meno di avere o costruire intese, significa non comprendere l’essenza e la forma della democrazia repubblicana.

Non c’è nulla di negativo, se utile ad uscire da una empasse di tali dimensioni. Meglio sarebbe la legge dei Sindaci, chi vince, poi governa. Ma noi attualmente abbiamo questa, e questa ci ha fornito la situazione che ben conosciamo. Le intese fra i partiti, dunque, possono e debbono essere ricercate. Ciò che serve, adesso, è abbassare i toni, deporre le armi, per tornare ad un dialogo costruttivo ed efficace, senza veti, senza ricatti e riconoscendo il pieno volere degli elettori. C’è ancora spazio per una possibile intesa, c’è una coalizione pronta a guidare il Paese assieme ad altre forze politiche che vogliano farlo.
Richiamare alle urne i cittadini per sbrogliare una matassa intricata, difficile e forse impossibile, solo perché qualche leader non ha saputo o voluto farlo, tenendo ferme le proprie posizioni, irremovibilmente, significa tradire il proprio elettorato. Sarebbe un errore, tornare a votare con la stessa legge elettorale, e viene da pensare che per taluni schieramenti possa essere la miglior peggiore propaganda.