Un passo indietro, due di lato, tre passi avanti. Il ballo di Matteo Salvini rischia di rimanere un assolo. Ma senza partner non c’è gara. E allora si fa strada l’ipotesi dell’esecutivo “del presidente”: in primo piano il volto imperscrutabile di Sergio Mattarella e “un incubo” che potrebbe pericolosamente materializzarsi. Un-altro-governo-tecnico.
Sarebbe un duro colpo da digerire, soprattutto per il leader della Lega che dice senza mezzi termini di aver perso anche l’ultimo briciolo di pazienza. Piuttosto, per il bene dell’Italia e degli italiani, mi propongo io, “faccio tre passi avanti”, dichiara a telecamere accese dal Salone del Mobile di Milano, da dove assiste a un Berlusconi-show fuori programma dal Molise, dove Silvio ieri è volato per farsi personalmente scudo contro l’ondata Cinquestelle che rischia di travolgere anche “la regione che non esiste”.

murales comparso a Roma
Incalzato (ma neanche troppo) dai giornalisti, il leader di Forza Italia fa saltare ogni argine, è un fiume in piena: i Cinquestelle? Chi sono? E abbandonato ogni scampolo di diplomazia va a briglie sciolte. Un branco di nullafacenti, seminatori di odio: “E’ gente che non ha mai fatto nulla nella vita: nella mia azienda li prenderei a pulire i cessi”. Sul governo con i pentastellati arriva quindi il gelo: “Nessun accordo è possibile con i 5 Stelle, un partito che non conosce l’abc della democrazia, mosso da invidia sociale, formato solo da disoccupati, con cui non abbiamo nulla da spartire e che rappresenta un pericolo per l’Italia”. Poi, a sorpresa: “Io penso a un governo di centrodestra che guardi al gruppo misto e ad alcuni esponenti del Pd”. Per Matteo Salvini l’apertura al Partito Democratico però è troppo: “Voglio fare un governo partendo dal voto degli italiani e da una coalizione che fino a ieri era compatta, se qualcuno se ne tira fuori insultando e guardando a sinistra, la scelta è di questo qualcuno”.
Dal canto loro i 5stelle, che sin dal primo giorno hanno detto “mai un governo con Berlusconi”, esultano per la sentenza sulla Trattativa-Stato mafia: c’è stata, dice la Corte d’Assise di Palermo, e Marcello Dell’Utri (condannato a 12 anni) ha fatto da cerniera fra Cosa Nostra e l’esecutivo dell’allora premier Silvio Berlusconi.
E’ in questo clima che, manco a dirlo, fallisce miseramente la missione esplorativa di Elisabetta Casellati, salita ieri al Colle per certificare lo stallo. Tramontata verosimilmente anche l’ipotesi di un possibile secondo incarico esplorativo, da affidare al presidente della Camera Roberto Fico. Di fronte a un muro contro muro, Sergio Mattarella resta in silenzio e si prende due giorni di pausa di riflessione.

“Piuttosto che tirare a campare, meglio tornare al voto”, dicono i pentastellati. Mentre Salvini attacca Berlusconi: “Siamo la prima forza di maggioranza, non staremo a guardare, aspettiamo Mattarella e prendiamo in mano la situazione”.
Di sicuro c’è che il Paese, 50 giorni dopo il voto, non può più permettersi di rimanere in stand-by. Vuoi per le tensioni internazionali, fra dazi e venti di guerra, come ricordato da Mattarella nel suo richiamo alla responsabilità , vuoi per le urgenze interne allo Stivale stretto nella morsa della disoccupazione, del divario Nord-Sud, con le aziende in crisi (da Alitalia a Valtour) e le scadenze in Europa. Ma anche con importanti occasioni che rischiano di saltare, come la candidatura italiana ai Giochi Olimpici invernali 2026.
Perciò, in attesa di capire se l’accordo Lega-M5s s’ha da fare oppure no, si torna a parlare di “governo istituzionale” che regga almeno fino alla primavera 2019. Salvini se ne tirerebbe fuori, pur di fermare “l’ennesimo governo tecnico destinato a spennare gli italiani”, dice.
Fra i nomi di possibili premier che potrebbero assumere l’incarico a tempo, circola quello di Alessadro Pajino, presidente del Consiglio di Stato dal 2016: giurista palermitano (classe 1948), è molto vicino a Mattarella. Ma anche quello dell’ex ministra della Giustizia Paola Severino, che sarebbe gradita ai 5Stelle: porta il suo nome la legge che esclude i condannati dalle cariche pubbliche per alcuni reati gravi. Severino sarebbe anche la prima donna a capo del governo della storia d’Italia.Sabino Cassese, decano del diritto amministrativo e professore emerito alla Normale di Pisa è un altro nome che continua a girare. Alte anche le quotazioni dell’ economista Carlo Cottarelli.