Al Governo da poco più di un anno, Paolo Gentiloni ha tenuto giovedì, nell’Auletta dei Gruppi parlamentari della Camera dei Deputati, la tradizionale conferenza stampa di fine anno, organizzata dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, in collaborazione con l’Associazione della Stampa Parlamentare.
“Abbiamo evitato interruzioni brusche di legislatura in un momento delicato per nostro Paese”, ha detto il Premier, ricordando i giorni successivi al referendum costituzionale e le dimissioni di Renzi. Da allora, ha aggiunto, “l’Italia si è rimessa in moto” uscendo “dalla più grave crisi dal dopoguerra ad oggi”.
Nel suo intervento, Gentiloni parla di Europa e migrazioni, di ius soli e terrorismo, di Brexit, di bilancio e, inevitabilmente, di politica, visto l’avvicinarsi della fine della Legislatura (si andrà alle elezioni il 4 marzo) e dell’atteso annuncio dello scioglimento delle Camere prerogativa del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Nell’anno che sta per finire, il governo, nato per scongiurare “interruzioni traumatiche” della legislatura “non ha tirato a campare”, ma, al contrario, ha messo sul tavolo i primi tasselli di un percorso che proseguirà dal 2018 perché “nella prossima legislatura non possono mancare ambizione e riforme”.
L’Italia, ha aggiunto il premier, lo darà ovviamente nella cornice europea: “nel dopo Brexit – ha ricordato il Premier – l’incontro e la dichiarazione unanime di capi di Stato e governo europei a Roma è stata un punto di svolta, un’inversione di tendenza che ha dato il via a mesi di successi e impegni sul piano europeista che spero il 2018 possa almeno in parte confermare”.
Il 2017, ha aggiunto Gentiloni “è anche l’anno della sconfitta militare di Daesh alla quale l’Italia ha dato contributo rilevante con addestramento e stabilizzazione zone. Ne sono orgoglioso”, ha sottolineato Gentiloni, che oggi pomeriggio presiederà un consiglio dei ministri per discutere dell’invio di militari italiani in Niger.
Quanto alla situazione interna, “con la legge di bilancio abbiamo messo un punto fermo alla strategia di questi 5 anni che è stata una strada di successo, accompagnando la crescita, rispettando le regole e non aumentando le tasse”.
“Non siamo più fanalino di coda dell’Europa, fanalino di coda cercatelo altrove”, ha rivendicato Gentiloni. “Siamo fra i quattro o cinque giganti mondiali dell’export. A volte, come si dice a Roma, “nun ce se crede”, ma è così”.
Il premier ha quindi accennato alle politiche occupazionali – “abbiamo recuperato un milione di posti di lavoro, la maggior parte a tempo indeterminato” – e sociali, rivendicando “la misura del reddito di inclusione”, cioè “una misura concreta per una parte consistente delle famiglie in condizione di povertà”.
Il Governo, ha aggiunto, “è intervenuto con decisione in una delle più importanti crisi bancarie. Non abbiamo regalato soldi alle banche, ma abbiamo salvato il risparmio e l’economia di interi territori”, ha affermato il Premier, prima di parlare di migrazioni. “Chi dice di voler cancellare il tema delle migrazioni non conosce l’Africa”, ha sostenuto. “La transizione dalla criminalità alla gestione del fenomeno è una realtà di questo governo che ha portato alla diminuzione degli arrivi e dei morti in mare”.
Quanto alla legge sullo ius soli “non siamo riusciti a mettere insieme i numeri sufficienti per farla approvare. Non c’erano incertezze sul contenuto della legge, ma sulla mancanza di numeri per approvarla”, ha ribadito il Premier, secondo cui, a queste condizioni, è stato meglio interrompere l’iter del ddl perché “il modo migliore per archiviare la legge per molti anni sarebbe stato quella di farla bocciare”.
“In Italia c’è una sinistra di governo a servizio del Paese”, ha detto ancora il Premier, secondo cui, in questi ultimi giorni dell’anno e di legislatura, “le incognite dell’instabilità politica non vanno agitate, ma affrontate con competenza, dignità e sobrietà, in parole e comportamenti”.
Quanto ad un suo ipotetico bis al Governo, Gentiloni non si è sbilanciato: “qualsiasi cosa dica credo che sarebbe usata contro me. Mi auguro che la mia parte politica vinca per avere un governo con determinate caratteristiche. Oltre a svolgere il mio ruolo fondamentale di presidente del Consiglio, seppure con le Camere sciolte, darò il mio contributo alla campagna elettorale del Pd. Le forme e il modo li discuteremo, ma il contributo ci sarà”.
Il premier ha quindi auspicato una campagna elettorale “che limiti la diffusione di paure, la promozione di illusioni e il dilettantismo”.
Quanto al Pd, “ha subito una scissione. Mi auguro che queste conseguenze non siano rilevanti e che il partito abbia interesse ad apparire quello che è: una forza tranquilla di governo. Questo è il messaggio che il Pd deve trasmettere per recuperare consensi”. (aise)