I cavoli loro sono cavoli del Paese, i cavoli del Paese non sono cavoli loro. E intanto il Paese va a rotoli come un cavoletto di Bruxelles.
I giovani vecchi e i vecchi mai stati giovani del Partito democratico stanno monopolizzando il dibattito sulla politica dell’Italia. Come se dal loro futuro discendesse quello del Belpaese, riassunto in Cultura che non conoscono, Identità che hanno perso, Coscienza in stato confusionale (facendo finta che ce l’avessero).
É chiaro che è in corso una guerra generazionale per il potere. Lamentano che hanno perso il popolo. Pierluigi Bersani piange lacrime amare, dando colpa a Matteo Renzi che non ha fatto nulla di sinistra. E il popolo bue è fuggito, come le mandrie di Gerione fatte impazzire dalla dea Era. Ma chi sarà l’Eracle in grado di radunarle di nuovo, strappandole dalle grinfie delle novelle divinità populiste? Intanto è fuggito anche Renzi, che si crede ancora il prediletto degli dei. E’ andato una settimana in California “per imparare dai più bravi”. Oibò, per imparare in una settimana bisogna credersi simile a un dio.
Bersani e D’Alema si sentono ancora forti come torelli e vedono ancora rosso, come ai beni tempi. Andati. “Nessuno di noi vuol fare la ‘cosa rossa’ – ha dichiarato Bersani alla trasmissione Di Martedì, condotta da Giovanni Floris – però una cosa che non sputi sul rosso”. Ha avuto un’intuizione moda: il rosso sarà il colore della prossima stagione. Anch’io, come non mai, ho tanta voglia di rosso, ma solo nel vestire. I colori, gira e volta, sono sempre quelli ma devi esser capace di dargli una foggia nuova, un imprinting personale. E il problema è che la minoranza dem è appena uscita dal Pd per fare un partito vintage, come ha dichiarato sabato Roberto Speranza al Teatro Vittoria di Roma: “Rifaremo l’Ulivo”. Sigh! E’ rimasto inascoltato il filosofo di sinistra Massimo Cacciari che nei giorni precedenti, ospite della trasmissione Otto e Mezzo di Lilli Gruber, aveva sottolineato: “Quella sinistra non c’è più. Socialismo uguale conservatorismo; è un termine del Novecento, non ha prospettive, è una forza spacciata”. E pur riconoscendo che “Renzi è incapace di mediare, vuol comandare”, aveva ammonito che una scissione ora sarebbe stata gravissima per il partito democratico e per il governo del Paese. Eppure Enrico Rossi, governatore della Toscana, aveva ribattuto: “Noi vinceremo quasi col 40 per cento. Costruiamo una forza politica nuova”. Ancora? Come? “Smettiamo gli odi di cui la sinistra è stata fin troppo maestra”. Allora bisognerebbe rottamare quasi tutti, a cominciare da D’Alema e Bersani con cui si associa. Infatti Michele Emiliano, governatore della Campania, ha lamentato mercoledì a Piazza Pulita, ospite di Corrado Formigli: “Pensavo che Renzi rottamasse tutto, invece ha fatto solo finta”.
Michele Emiliano resta nel Pd e si candida come segretario “perché non me la sono sentita di regalare il partito a Renzi. Io sono una specie di vallo di Adriano, per fermare l’idea che il partito sia un io, che prevale sugli altri, ma che sia un noi”.
Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, favoleggia di prendere a novembre il 70 per cento. Ma la verità è che nessuno vuole andare a congresso ora per non doversi contare e scoprire che sono quattro gatti. Procrastinando congresso ed elezioni, credono di diventare prolifici come conigli.
Il Pd era il più grande partito europeo della sinistra. Ora che si è sgretolato vedremo finalmente quanti comunisti ci sono ancora in Italia. Si accettano scommesse. Arriveranno al 5 per cento?
Il nuovo gruppo, fondato dai transfughi, dovrebbe chiamarsi: “Democratici e progressisti”, Dp? In pratica un Pd rovesciato. Ma D’Alema suggerisce: “Articolo 1”. Ogni allusione all’articolo 1 della Costituzione è puramente casuale. Perché la Repubblica italiana non è fondata sul lavoro ma sul lavoro dei politici. I quali tengono famiglia: Fini tiene un genero, Renzi tiene un padre, Berlusconi perfino delle amichette. Per assurdo, è meglio che solo un premier vada a puttane che un intero partito. Mentana infatti ha ribattuto a Bersani: “Il centro sinistra era un’esperienza generazionale, non si sente colpevole che la fa finire così? Non è che solo Renzi ma tutto il gruppo dirigente del Pd dovrebbe chiedere scusa agli italiani di avergli fatto perdere tre anni…”
Speriamo che il ‘povero Paolo’, alias Gentiloni, mentre questi discutono di nomi e disegnano simboli, continui a governare a loro insaputa accelerando le riforme e smentendo nei fatti di essere un premier dimezzato. Il modo migliore di smacchiare il giaguaro, anzi di togliergli il costume di Carnevale.