“Rottamiamo i piagnistei, risolviamo problemi”. “L’hashtag di oggi per il Mezzogiorno è #zerochiacchiere”, sono le parole del presidente del Consiglio, Mattero Renzi, non più tardi di sei settimane fa, quando ha promesso la realizzazione dei lavori per l’alta velocità in Calabria. Una serie di promesse lanciate per riempire tutti le prime pagine dei giornali dopo la pubblicazione del rapporto SVIMEZ. Ma il “Nuovo che avanza” non si è fermato lì: “Il problema del Mezzogiorno oggi è la mancanza della politica”. E ha aggiunto: “Intorno al 15-16 settembre, alla ripresa dell’azione parlamentare, ma prima della stabilità, il PD vorrei che uscisse con un vero e proprio ‘masterplan’ per il Sud, con una serie di proposte concrete”. Anzi Renzi ha addirittura fatto una nemmeno troppo velata ramanzina ai compagni di partito: “Oggi, se il Sud non funziona con un governo guidato dal segretario del PD, con le regioni del Mezzogiorno che sono tutte a guida PD, il responsabile è il PD. Dobbiamo rottamare il piagnisteo e risolvere problemi”.
Dopo la pubblicazione dei dati sull’occupazione al Sud, ha rilanciato. E, rispondendo alla lettera

Matteo Renzi
di una elettrice PD sul tema del lavoro sull’Unità, ha sottolineato che i dati diffusi dall’INPS sul lavoro mostrano “una disparità tra regioni del Centro Nord e Sud che ci riporta a quanto abbiamo detto nella recente direzione del PD, sulla priorità da mettere sulle aree del Mezzogiorno che vorrebbero correre, ma troppo spesso non si trovano nelle condizioni di farlo”. E giù con altre promesse e proclami.
Intanto le settimane sono passate. I giornali sono stati distolti su altre priorità e della questione “Fondi alle regioni del Sud” non ha più parlato nessuno. Il 15 Settembre è passato e di atti concreti per risolvere il problema del Meridione non se ne sono visti.
Anzi, a chiarire una volta per tutte quali sono i programmi del governo, il ministro dell’Economia, Padoan, in una question time alla Camera, ha ribadito che nella legge di Stabilità non ci sarà "nessun intervento straordinario per il Sud". Secondo Padoan, al Sud serve maggiore efficienza nell’uso dei fondi europei e un “eventuale pacchetto di incentivi fiscali per sostenere investimenti e occupazione”. Non ha usato mezzi termini: di aiuti per far sì che si riduca il gap tra le regioni del Meridione, quelle del Centro e quelle del Nord Italia non se parla proprio.
Che fine hanno fatto le promesse di Renzi che solo un mese prima aveva detto: “È fondamentale portare l’alta velocità in Calabria: non può fermarsi a Salerno. L’alta velocità è la principale infrastruttura realizzata in questi anni, era altro che si fermava a Eboli. C’è molto da fare: non basta che l’alta velocità, che è stata una grande intuizione, si fermi a Salerno. Bisogna portarla a Bari e in Calabria”. E che fine hanno fatto gli interventi per la bonifica della Terra dei fuochi? Ad agosto l’attuale capo del governo aveva detto: “Voglio andare con Vincenzo De Luca nella Terra dei fuochi dove in tre anni – lui dice due pensando alle elezioni – andremo a togliere le ecoballe. Naturalmente De Luca mi ha chiesto soldi: vediamoci a metà settembre, prima della legge di Stabilità”. Nella legge di Stabilità di soldi e di progetti per la terra dei fuochi non ce ne sono.
Intanto, è venuto fuori (a parlarne è stato un senatore di Forza Italia) che, grazie ai ritardi del Sud e, in particolare, della Sicilia, nelle ‘casse’ dello Stato sarebbero finiti oltre cinque miliardi: “Quattro miliardi e mezzo in tre anni, più 500 milioni di cofinanziamento che hanno bloccato un miliardo di investimenti. Restituisca al Meridione d'Italia questi soldi. Oltre un miliardo e mezzo sono della Sicilia. Cominciamo dalla restituzione del maltolto”. A questi andrebbero sommati altri cinque miliardi di imposte e tasse che, secondo quanto previsto dallo Statuto autonomo della Regione Sicilia (che, è bene ricordarlo ancora una volta, è antecedente la Costituzione italiana – quella che, nonostante le dichiarazioni del presidente del Consiglio e di un suo ministro, non ha ancora settant’anni) sono finiti nelle ‘casse’ dello Stato e che, invece, avrebbero dovuto restare in Sicilia. Per non parlare del bilancio energetico: l’energia elettrica che viene prodotta al Sud dovrebbe essere oggetto di discussione. Chissà perché nessuno dice che la gran parte dell’energia italiana viene prodotta nelle regioni meridionali e alcune di loro, tra cui la Sicilia, producono più energia di quanta ne consumano, quindi potrebbero essere completamente autosufficienti. E questo senza considerare le energie ecosostenibili – con quelle il bilancio, per il resto del Paese, sarebbe molto più pesante. Su questo il resto d’Italia dovrebbe riflettere (anche economicamente). E, invece, nessuno ne tiene conto.
In fin dei conti, si tratta di soldi. Soldi che, anche senza gli aiuti promessi e mai concessi dal “Nuovo che avanza”, avrebbero permesso alla Sicilia e al Meridione di colmare il gap con le altre regioni d’Italia e forse, di fare molto di più. E che, invece, chissà come mai, non sono mai stati riconosciuti da chi, da Roma, finora al Sud ha mandato solo parole, parole, parole…