In Turchia, un estremista simpatizzante dello Stato Islamico (IS) fa detonare un ordigno esplosivo in un centro culturale uccidendo trentadue suoi connazionali.
In Italia, un pachistano e un tunisino vengono arrestati in seguito ad intercettazioni che rivelano discussioni su possibili attentati terroristici a monumenti ad alto valore simbolico come il Colosseo di Roma e il Duomo di Milano.
Nella città americana di Chattanooga, in Tennessee, Muhammad Youssef Abdulazeez, un ragazzo di origini giordano-palestinesi, fa strage di marines all'interno di un centro di reclutamento militare.
Gli Stati Uniti hanno sempre contato sul loro relativo isolamento geografico e sulla funzione protettiva di due vasti oceani sui suoi confini nazionali.
Persino dopo gli attentati di 9/11, quando è apparso chiaro che il mondo occidentale sarebbe stato, di li a poco, sottoposto a tutta una serie di attacchi terroristici privi di alcuna apparente motivazione specifica, l'America ha potuto contare, in aggiunta al lavoro dei suoi apparati antiterrorismo, sulla sua distanza dai tradizionali focolai di violenza africani, asiatici e mediorientali per evitare grosse e spettacolari azioni sul suo territorio del tipo prediletto da Al Qaeda.
Con l'avvento di ISIS tuttavia, i servizi di sicurezza americani hanno iniziato ad essere spiazzati dall'operato di individui che agiscono in relativo isolamento, spesso senza alcun legame con una precisa struttura organizzativa e senza alcun addestramento specifico al di la' di una generica affinità con i metodi e con gli obiettivi strategici dello Stato Islamico.
L'episodio di Chattanooga inoltre, mette in rilievo il fatto che il sostrato sociale e culturale sul quale il messaggio di IS attecchisce sta diventando sempre piú eterogeneo. In passato, quando le file dei combattenti islamici che si offrivano volontari nelle campagne antisovietiche in Afganistan o antiserbe in Bosnia provenivano dalle periferie di Londra e Parigi, sembrava chiaro che il messaggio delle varie organizzazioni musulmane promotrici di questa Jihad facesse presa soprattutto su quella parte piú disadattata ed emarginata delle minoranze islamiche in Occidente. Ma, mentre l'attentatore di Chattanooga sembrava avere dei problemi psicologici legati alla depressione, paradossalmente il profilo di coloro che rispondono al richiamo di IS sembra includere sempre più americani e sempre più giovani provenienti da famiglie della classe media, con un certo livello di istruzione e, apparentemente, "integrati" nella società.
Inutile dire che questo nuovo elemento di "insospettabilità" rende il lavoro dei servizi di sicurezza molto più difficile e il sostegno delle comunità islamiche locali sempre più importante.
Secondo gli esperti di integralismo islamico, uno dei motivi per cui l'IS riesce a pescare in un bacino di potenziali adepti così eterogeneo è da identificare anche in una delle caratteristiche che differenziano lo l'IS dalla sua organizzazione-madre: Al Qaeda.
Mentre l'obiettivo fondamentale di Al Qaeda é stato tradizionalmente quello di attaccare gli obiettivi occidentali e americani in particolare, identificando proprio gli Stati Uniti come la causa principale delle miserie del mondo arabo e islamico, il fine strategico di IS invece é quello di ricreare le strutture politiche del Califfato. Non solo "distruzione" quindi ma anche e soprattutto ricostruzione di un'entità territoriale e politica che diventi il punto di riferimento globale per i musulmani sparsi per il mondo.
Con un obiettivo come questo quindi, é normale che IS cerchi di coinvolgere nella sua causa anche e soprattutto quei professionisti (medici, ingegneri, urbanisti, agronomi) in grado di dare un contributo all'edificazione di questo nuovo corpo sociale piuttosto che rivolgersi esclusivamente ai giovani disoccupati delle banlieue parigine.
A facilitare l'ascesa meteorica di IS e le sua capacità di attrarre migliaia di giovani in tutto il mondo inoltre, c'é anche la competenza dimostrata dall'organizzazione nell'utilizzare i social media a fini propagandistici.
I leader e i membri di IS sono quasi una generazione più giovani di quelli di Al Qaeda e questo gap generazionale é ben visibile.
Al Qaeda continua a utilizzare per la sua propaganda gli stessi triti filmati utilizzati sin dall'inizio della sua apparizione sulla scena internazionale: lunghi sermoni sui peccati degli infedeli e sulle virtù del Corano declamati da anziani cavernicoli barbuti. I filmati proposti e diffusi dallo Stato Islamico invece hanno la qualità e i dettagli di produzione di un film hollywoodiano con musica, scene di combattimenti, esplosioni e trionfali parate nelle strade delle città conquistate. Tutti gli elementi insomma, in grado di attrarre l'attenzione di giovani adolescenti impressionabili, desiderosi di avventura o semplicemente annoiati.
Ma il fascino che questa organizzazione riesce ad esercitare su un crescente numero di persone, a dispetto della brutalità dei suoi metodi, ha anche a che fare con un altro aspetto, altrettanto sinistro che viene spesso ignorato: il fatto che la base ideologica delle Stato Islamico affonda le sue radici in una visione apocalittica e millenarista della storia. IS, in altre parole, può considerarsi quasi una setta all'interno di un'organizzazione terroristica.
E proprio, come la maggior parte dei culti e delle sette che si sono susseguite in ogni angolo del globo, anche IS è particolarmente abile ad attrarre nuovi proseliti, soprattutto tra i giovani che continuano a riempirne i ranghi grazie a qulle stesse dinamiche psicologiche che li spingono ad unirsi alle gang: senso di appartenenza, lealtà ad un gruppo e l'identificazione ostile di un "nemico" al quale accollare la responsabilità per ogni propria personale lacuna e per ogni torto subito.