Gli italiani non credono più nella politica. Anzi a guardare i numeri, sembra che per i cittadini i partiti non valgano un centesimo. Quello del 2×1000.
Poco più di un anno fa, a febbraio 2014, il Parlamento del nostro Paese ha convertito in legge il decreto legge che prevede, dopo anni e anni di polemiche, l’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti. Una legge, quella che prevedeva aiuti ai partiti, che era stata abolita con il referendum popolare del 1993. Nel 1994 i partiti avevano portato in Parlamento una nuova legge: a dimostrazione di quanto da sempre conta il parere dei cittadini e la volontà popolare, la legge che è stata ribattezzata “contributo per le spese elettorali”. In pratica, i partiti hanno deciso di attingere ai fondi pubblici rimborsando le spese sostenute in vista delle varie tornate elettorali. Rimborsi che, come hanno dimostrato diverse indagini e inchieste, sono stati però prelevati dalle ‘casse’ pubbliche in modo a dir poco leggero e criticabile.
Si è pensato, allora, di abolire anche questa legge. Ad occuparsene è stato l’allora capo del governo, Enrico Letta. Ma anche la “nuova” legge ha lascviato molti dubbi. In primo luogo perché, mentre i nuovi aiuti ai partiti sarebbero entrati in vigore subito, i contributi elettorali non sarebbero stati cancellati prima del 2017. E considerato il numero delle elezioni…
I partiti si sono concessi anche altre agevolazioni: per esempio, non pagare la TASI, l’IMU e molti altri balzelli. A questi si aggiunge anche un’altra forma di aiuto: i cittadini che vogliono sostenere il proprio partito possono farlo chiedendo allo Stato di destinargli il 2×1000 delle somme versate con la denuncia dei redditi.
Ebbene, nei giorni scorsi sono stati forniti i dati relativi alle somme derivanti dal 2×1000 che sono finite nelle ‘casse’ dei partiti. E le sorprese non sono mancate. Secondo i dati diffusi dal Ministero del Tesoro, i contribuenti che hanno deciso di destinare il 2×1000 ad un partito politico sono stati solo 16.518 (su un totale di 41 milioni di contribuenti). Grazie alla loro benevolenza, nelle ‘casse’ dei partiti politici sono finiti 325.711 euro. Numeri sorprendenti. E per diverse ragioni.
Innanzitutto, perché dimostrano che gli italiani non credono più in questo modo di fare politica: a decidere di contribuire alle spese di un partito non sono stati neanche gli iscritti e i tesserati dei partiti che occupano il Parlamento. Basti pensare, giusto per dare qualche numero, che gli iscritti del primo partito italiano, il Partito Democratico, sono circa 366.641 (stando ai dati forniti dal sito del partito e relativi al 2014). Ciò significa che, ammesso che a dedicare il 2×1000 al proprio partito siano stati solo i tesserati del PD (cosa che non è avvenuta, come vedremo), “solo” poco più del quattro per cento degli iscritti ha pensato giusto destinare questa somma al proprio partito. E gli altri?
Ma la realtà è, se possibile, ancora peggiore. In realtà, a voler sostenere il PD sono stati soltanto 10.157 contribuenti (per un totale di 199.069 euro – chissà come starà gongolando il premier Renzi). Altri 1.839 hanno deciso di destinare il 2×1000 alla Lega Nord (per 28.140 euro) e “solo” 829 contribuenti, nel redigere la propria denuncia dei redditi, hanno pensato a Forza Italia (per complessivi 24.712 euro). Bazzecole. Sia in assoluto che rispetto ai soldi che fino ad ora i partiti hanno incassato grazie alle leggi che si sono ‘confezionati’ su misura.
Numeri che fanno riflettere. Anzi che dovrebbero far riflettere prima di tutto i leader dei partiti politici. Sono la conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che gli italiani non credono più nei politici e nel loro modo di fare politica. Al punto da non voler dedicare loro neanche il tempo necessario per mettere una firma nell’apposita casella della propria denuncia dei redditi.
Per gli italiani, i partiti politici non valgono nemmeno un centesimo (dividendo il contributo ai partiti per il numero di abitanti si ottiene solo poco più della metà.