Aldo Manganaro è un giurista. Per la precisione, un avvocato amministrativista. Un uomo di legge che, per tanti anni, piuttosto che calcare la scena dei Tribunali, ha preferito indossare i panni del dirigente pubblico. Lavorando per le pubbliche amministrazioni. Proprio nel settore della sanità pubblica. E' un giurista che conosce molte bene le leggi che regolano la sanità pubblica. E' per questo che la sua opinione fa, come si dice in questi casi, opinione.
Le dimissioni – annunciate o reali – dell’assessore alla Sanità o alla Salute della Regione siciliana, dottoressa Lucia Borsellino impazzano nelle cronache politiche e non e, pare, mettono a serio rischio l’infelice governo di Rosario Crocetta. Sono importanti? Forse. Per me non più di tanto: sarebbe il trentacinquesimo assessore a essere rimpastato, oppure a essere inglobato in un qualsiasi interim.
Può invece essere più importante riflettere sulla qualità di un assessorato la cui attività è stata costellata da tanti atti e fatti che definire discutibili oggi appare come un pietoso eufemismo. In nomine patris, nel nome del padre, è il segno principale della cristianità, ma rappresenta, soprattutto, la continuità tra la vita del padre e quella del figlio: cosicché, anche stando alle dichiarate motivazioni della dimissionaria, si potrebbe pensare che siffatte dimissioni possano rientrare nella continuità del nome. Se così fosse sarebbe molto bello. Forse troppo, con il rischio di cadere ancora nella facile e fuorviante retorica del nome Borsellino. Allora, memore della grammatica latina, mi sono interrogato sull’uso dell’ablativo finale al sostantivo nomen: se premettiamo in (in nomine) avremo un ablativo di movimento; viceversa, se non premettiamo in avremo solo nomine. Avremo cioè un ablativo di causa.
A giudicare dagli atti e fatti della gestione della Sanità siciliana targata Lucia Borsellino, molti dei quali quasi universalmente censurabili, salvo una inqualificabile ipocrisia di circostanza, può ritenersi che l’attività di Governo dell’assessore dottoressa Lucia Borsellino, più che in nomine patris, sia stata caratterizzata nomine patris. Quindi, anche atti e fatti, o inopportuni, o – cosa più grave – non conformi alla legge vengono, fors’anche involontariamente, con l’essere coperti dall’esimente del nome.
L’affaire Matteo Tutino, finora ultimo caso della serie, è esemplificativo: ultra garantista come sono, per me il dottor Tutino è innocente anche oltre l’eventuale terza sentenza di condanna. Ma se il dottor Tutino non era in possesso dei titoli di accesso all’incarico di primario, se addirittura tale mancanza era stata certificata dal Ministero della Salute, se ciò nonostante l’Azienda ospedaliera Villa Sofia-Cervello conferiva lo stesso l’incarico di primario di Chirurgia plastica al dottor Tutino, non vi è dubbio che nella fattispecie sono state violate le norme di legge disciplinanti il conferimento degli incarichi di dirigenza sanitaria apicale. Nel qual caso sarà stata sicuramente responsabile la competente amministrazione di quell’Azienda Ospedaliera. Però, la stessa Azienda era o non era sotto il controllo tutorio dell’assessorato regionale della Sanità Salute? E chi era l’assessore regionale del tempo certamente a conoscenza degli atti rappresentati come illegittimi?
La risposta non è difficile… Ma è scattata l’esimente, ed allora tutti addosso al povero Crocetta. Che sarà – anzi è per come coraggiosamente afferma – amico e assistito del dottor Tutino. Ma che c’entra Crocetta col controllo sugli atti denunciati come illegittimi erga omnes ed in primis all’assessorato regionale della Sanità o Salute? E che c’entra ancora il Presidente della Regione con la mancanza di titoli in capo al dottor Giacomo Sampieri, candidato sfumato alla direzione generale della stessa Azienda ospedaliera Villa Sofia-Cervello?
E chi era a capo dell’assessorato che non si accorgeva, dopo due anni di studi, analisi e verifiche di una ultra competente commissione di selezione, che il dottor Muscarnera ictu oculi non era in possesso dei titoli per l’incarico conferitogli di direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale (Asp) di Enna?
Ed ancora, l’assessore Borsellino si è almeno chiesto perché il Presidente della prima Commissione legislativa del Parlamento siciliano, il deputato Antonello Cracolici, ed il componente della stessa Commissione, il deputato Nino Malafarina, si siano astenuti nella convalida delle nomine a direttore generale di Candela, Ficarra e De Nicola? Non ha pensato, l’assessore, che tale astensione potesse derivare dal fatto che era stato scritto che nelle nomine dei tre, currucula alla mano, era stata addirittura disattesa la principale regola di conferimento degli incarichi sancita dalla commissione di selezione?
Sul caso Humanitas – un investimento di circa 100 milioni di euro nella sanità catanese sfumato tra velenose polemiche – basta ed avanza tutto quello che è stato detto e scritto. Di certo, però, anche in questo caso, è prevalsa l’esimente e, quindi, un caso sicuramente non di buona sanità è finito dimenticato nelle ragnatele della giustizia amministrativa, tra ordinanze e sentenze.
E che dire, infine, della vicenda del commissariamento dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia? Qui l’assessore Borsellino ha firmato i decreti di scioglimento e di nomina del commissario, dottor Gaetano Chiaro, congiuntamente al Presidente Crocetta. Tali decreti sono manifestamente illegittimi per smaccata violazione di legge, eccesso di potere ed incompetenza assoluta. E l’illegittimità è stata conclamata ufficialmente per ben tre volte dalle rispettive competenti note/diffida del Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Ma con l’esimente, il Ministro ha ben poco da fare: può tranquillamente dedicarsi da buona mamma ai suoi gemellini.
Sì, proprio l’esimente: quella che fa dire ora all’assessore Borsellino di non ritrovarsi più nell’esperienza di Governo alla quale aveva creduto; ed anche quella che fa dire al Presidente della Commissione Sanità del Parlamento siciliano, il deputato Pippo Di Giacomo – e probabilmente pure alla Procura della Repubblica di Palermo – che nella vicenda Tutino l’assessore ha collaborato e collabora. E cosa potrebbe fare di diverso! Di certo non avrebbe potuto impedire il sequestro degli atti da parte della Polizia giudiziaria intervenuta!
E si potrebbe continuare ancora, ma non serve. Salvo a riflettere su quello che sarebbe successo se al posto dell’assessore nomine patris a compiere anche uno solo degli atti e dei fatti descritti fosse stato un assessore di altri precedenti Governi o, semplicemente, con un nome diverso da Borsellino.