La mafia- diceva Giovanni Falcone- è un fenomeno umano, e in quanto tale ha avuto un inizio ed avrà una sua fine. Ma quando arriverà questa fine? Ed è più vicina adesso che ai vertici dello Stato, c’è un uomo che, non solo è siciliano, ma è anche il fratello di una delle vittime più illustri della mafia?
ll Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, come è noto, è fratello di Piersanti, il Presidente della Regione Siciliana che voleva una Sicilia “con le carte in regola” e che per questo venne assassinato 35 anni fa. Anche la seconda carica dello Stato è di Palermo. Parliamo del Presidente del Senato, Piero Grasso. Un magistrato che è stato ai vertici della Procura nazionale Antimafia e che ha lavorato al fianco di Giovanni Falcone. Le due massime cariche istituzionali, dunque, parlano di Sicilia e, soprattutto di antimafia, quella vera.
Questo significa che la lotta alla mafia sarà, finalmente, radicale? Significa che lo Stato, come si augura il Pm, Nino Di Matteo nel suo nuovo libro (Collusi, sritto con il gionalista Salvo Palazzolo, edizioni Bur) avrà anche il coraggio di guardare dentro di sé?
E’ quello che molti si aspettano. Il Procuratore Vittorio Teresi, che con Di Matteo si occupa delle indagini sulla trattativa Stato-mafia, lo ha detto chiaramente: “La verità sulle stragi è chiusa negli archivi delle istituzioni”.
Mattarella e Grasso contribuiranno ad aprire questi archivi? Non è semplice, e questo si comprende bene. Ma se non la fanno loro, chi altro potrà? Potremo dunque scrivere la parola fine per la mafia?
Abbiamo rivolto queste domande allo stesso Grasso, alla Presidente della Commissione nazionale Antimafia, Rosy Bindi, al Presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta e al Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando (potete ascoltare le loro risposte dai video).
“La mafia dei tempi di Falcone non c’è più. La mafia stragista non c’è più, la mafia terrorista non c’è più. – ha detto Pietro Grasso a lavocedinewyork.com – Abbiamo destrutturato e distrutto questa mafia. Oggi c’è un fenomeno criminale minore nascosto, quello che cerca di infiltrarsi nell’economia legale ed è più difficile da sconfiggere perché è nascosto”.
Ma cosa si aspetterebbe Giovanni Falcone, con cui Grasso ha lavorato, oggi che la prima e la seconda carica dello Stato arrivano dalla Sicilia e dalla vera antimafia?
“Si aspetta, come sarà, – ha dichiarato il Presidente del Senato- che tutte le istituzioni che sono oggi qui testimoniano che sono pronte a continuare la sua lotta insieme con i magistrati, forze di polizia, società civile, giovani. Perché venga sconfitta non solo la mafia criminale ma anche quella economica che si infiltra e si nasconde”.
Abbiamo chiesto anche a Rosy Bindi se la fine della mafia è vicina: “Vorrei poterla vedere e vorrei potere dire a questi giovani che la vedremo tutti insieme. E ci dobbiamo credere davvero, ma non in senso fideistico o magico. Aveva ragione Falcone – ha sottolinetao Bindi- ma credo che volesse dire che, siccome è un obiettivo che si può raggiungere, bisogna impegnarsi per raggiungerlo. Non ci verrà gratis e il sacrificio della sua vita lo dimostra".
Ma la lotta alla mafia, oggi che le due massime cariche istituzionali arrivano dalla Sicilia, rivestirà un significato più particolare?
“Significa – ha detto la Presidente della Commissione Antimafia a La VOCE di New York – che questa terra, questa regione, questa Italia non sono la città, la regione o il Paese della mafia, ma la terra e il Paese di chi ha saputo opporsi con il sacrificio della vita con la difesa della Costituzione. Con l’impegno a rendere le istituzioni capaci di servire il Paese che va servito pensando ai giovani, alla scuola, alla crisi economica che paga soprattutto il Mezzogiorno che è un altro regalo alle mafie".
Anche il Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando ha risposto alle nostre domande: “Io credo che la lotta contra la mafia tiene conto di cambiamenti della mafia stessa. Non è la stessa mafia di 35 anni fa che uccideva il Presidente della Regione Siciliana, Piersanti Mattarella, fratello del Presidente della Repubblica. Allora la mafia governava, governava e uccideva. Piersanti Mattarella fu ucciso da quella politica che aveva rapporti con la mafia".
"Oggi – ha proseguito il Sindaco di Palermo- l’ elezione di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica e quella di Pitreo Grasso al Senato è la conferma che il cammino di liberazione della mafia fa parte della storia nazionale. Certamente oggi la mafia c’è ancora,ma non governa più Palermo. Bisogna tenere alta l’attenzione per fare in modo che, la mafia, grazie agli enormi capitali di cui dispone, non pensi di potere governare ancora questa città e questo Paese”.
Il Presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, parlando con lavocedinewyork.com, ha posto l’accento sui gruppi di potere “insediati nella politica e nell’economia che continuano con i metodi di sempre”.
Ma in quanto fenomeno umano, la mafia avrà una sua fine?
“Ho sentito ieri le dichiarazioni di alcuni familiari delle vittime di mafia che dicevano che nulla è cambiato. Non credo sia così. Il gotha militare della mafia- ha detto Crocetta a lavocedinewyork.com – è stato arrestato, solo che il problema è che le radici sociali della mafia non sono scomparse, né le radice dell’etica di potere della mafia".
"Ci sono ancora – ha sottolineato Crocetta- gruppi di potere insediati nell’economia e nella politica che in sostanza continuano con i metodi di sempre, questa non è una mafia sconfitta. Sono scomporsi i generali dell’ala militare della mafia, ma nuovi soggetti che nascono dentro le periferie ogni giorno aggiungono all’esercito militare mafioso. La verità è che la classe dirigente del Sud è troppo avida per pensare ad una etica dell’interesse pubblico.
Ma, cambierà qualcosa con Mattarella ai vertici dello Stato?
"Mai un leader nazionale aveva parlato come lui della lotta alla mafia. – ha risposto Crocetta. Che ha aggiunto: "La mafia è stata tanti anni fenomeno esorcizzato dalle stesse classi dirigenti di questo Paese. Assistiamo a congressi di partito dove parola non viene pronunciati. Ma, credo che il tema principale in Sicilia nel Sud sia quello di evitare che nascano nuovi boss. E le situazioni di disagio e povertà alimentano l’esercito mafioso. Ma purtroppo, con una classe dirigente senza etica, né morale né politica, è difficile. Credo che il Capo dello Stato darà quell’esempio che è necessario al Paese”.