Il comunicato di qualche giorno fa è di una ventina di righe. Ma i toni utilizzati nei riguardi dell’assessore regionale alla Salute, Lucia Borsellino, sono pesanti come macigni. E infatti il segretario della Cgil medici della Sicilia, Renato Costa, ce li sintetizza così: “In pratica, stiamo chiedendo le dimissioni dell’assessore Lucia Borsellino”.
Lucia Borsellino, per la cronaca, è la figlia di Paolo Borsellino, il giudice ucciso nel luglio del 1992. Assunta dall’amministrazione regionale in quanto figlia di una vittima della mafia, Lucia Borsellino ha fatto una carriera fulminante nel settore della sanità pubblica dell’Isola: da dipendente, nel 2008, è finita nello staff dell’allora assessore regionale, Massimo Russo. Prima è diventata dirigente generale – l’apice della piramide per un dirigente pubblico – e, nel 2012, è stata nominata assessore regionale alla Salute nel governo regionale di Rosario Crocetta (prima si chiamava all’assessorato alla Sanità, ora si chiama Salute: cose siciliane…).
A quanto pare, i rapporti tra l’assessore Borsellino e i sindacati del medici dell’Isola non debbono essere ‘idilliaci’, se è vero che i vertici di ben sette sigle sindacali sono contro di lei. Oltre alla Cgil del già citato Renato Costa, a firmare un comunicato stampa estremamente critico nei riguardi di Lucia Borsellino sono Massimo Farinella della Cisl medici, Fortinato Parisi della Uil medici, Fortunato Scarpuzza della Aaroi Emac, Pietro Pata dell’Aanao Assomed Sicilia, Angelo Collodoro del Cimo Sicilia e Giuseppe Moscadini dell’Ampo Fials Nuova Ascoti. Insomma, tutti i medici che operano nelle strutture pubbliche della Sicilia sono contro l’assessore Borsellino.
Perché? Leggiamo nel comunicato: “Apprendiamo da fonti non istituzionali che l’assessore alla Salute, perseverando nella ormai consolidata prassi dell’unilateralità, avrebbe redatto e consegnato ai Direttori generali le Linee guida per la rideterminazione delle dotazioni organiche. Ancora una volta dunque siamo costretti a rilevare come l’assessore continui ad omettere di convocare la Commissione regionale ex art.6 del Ccnl (Contratto nazionale collettivo di lavoro) della Dirigenza medica, ritenendo sic et simpliciter,di avere posto fine al confronto positivo e propositivo tra le parti, peraltro sino a qualche mese orsono praticato e dallo stesso assessorato riconosciuto quale imprescindibile e positivo strumento di programmazione e gestione, per il governo dei cambiamenti indotti nel Servizio sanitario regionale e prescritti dal Piano di rientro, e dalle procedure di riorganizzazione ex Lege 5”.
Insomma, i sindacalisti contestano all’assessore Borsellino di aver fatto tutto da sola in materia di personale che presta servizio negli ospedali pubblici siciliani. Il tema è delicatissimo, perché in questo momento quasi tutti gli ospedali dell’Isola sono in carenza di personale medico ed infermieristico. E, soprattutto, in carenza di posti letto. Il tutto, come sempre, per ‘risparmiare’. Questo perché, contrariamente a quello che si legge nei Bilanci ufficiali della Regione, l’amministrazione regionale non eroga alle Aziende sanitarie e alle Aziende ospedaliere della Sicilia quanto previsto dalla legge.
Il tutto in assenza di trasparenza. Non è un nostro giudizio, ma quanto emerso lo scorso dicembre, quando il governo della Regione, candidamente, ha ammesso che negli ultimi anni l’amministrazione regionale aveva erogato alle Aziende sanitarie e alle Aziende ospedaliere della Sicilia (cioè alle strutture pubbliche della sanità siciliana) circa 5 miliardi di euro in meno! Una cifra colossale.
La storia è sempre la stessa: l’Unione europea impone il rigore all’Italia e il governo nazionale penalizza le Regioni. E lo fa, nel caso della sanità siciliana, aggirando la legge: non potendo, infatti, decurtare i soldi alle strutture sanitarie pubbliche direttamente, lo fa indirettamente, togliendo soldi alla Regione siciliana che, di conseguenza, eroga meno risorse finanziare rispetto al dovuto alle strutture sanitarie pubbliche della Sicilia. Nessuno va in galera e a pagare sono i medici e gli infermieri caricati di superlavoro e, naturalmente, i cittadini siciliani, ai quali viene propinata una sanità pubblica sempre più carente, con meno servizi e con meno posti letto.
I sindacalisti contestano all’assessore Borsellino la mancata “concertazione e consultazione”. Come già detto, fa tutto l’assessore con i suoi collaboratori. “Avremmo certamente preferito continuare nella pratica della reciproca condivisione dei percorsi riorganizzativi del Sistema già avviati, ma che Ella ha inspiegabilmente interrotto – si legge nel comunicato -. Purtroppo è di tutta evidenza che Ella preferisce assumere unilateralmente ed imporre decisioni e scelte senza neppure tentare di confrontarle e condividerle con gli Operatori. In considerazione della perdurante assenza di confronto, ancorché più volte richiesto e sollecitato, stigmatizziamo i comportamenti sinora da Ella assunti e chiediamo un immediato ripristino di corrette relazioni sindacali”.
I sindacati del medici non sono i soli a lamentare l'atteggiamento "unilaterale" dell'assessore Borsellino. Anche l'Aiop – l'Associazione delle cliniche private della Sicilia – a proposito della riorganizzazione della rete ospedaliera, ha duramente critica l'assessore sempre sul solito tema: la mancata concertazione (anche in questo caso, decide tutto l'assessore Borsellino).
Foto tratta da destralab.it