Non c'è due senza tre. Dopo quelli di Ted Cruz e Rand Paul, è arrivato anche l'annuncio della candidatura alle elezioni presidenziali del 2016 di Marco Rubio, il senatore repubblicano della Florida che, a dispetto del nome, non é di origine italiana ma cubana.
Stando ai sondaggi condotti dalla rete televisiva NBC in collaborazione con il Wall Street Journal, tra l'elettorato repubblicano Marco Rubio sembrerebbe essere il candidato sostenuto da tutti ma preferito da nessuno. Balzato agli onori della cronaca nel 2010 per aver strappato all'ex governatore della Florida Charlie Crist il seggio di rappresentanza del suo stato al Senato, Marco Rubio ha iniziato la sua carriera politica come astro nascente del movimento ultraconservatore del Tea Party ma, una volta eletto, ha mitigato in parte le sue posizioni ideologiche spostando il suo baricentro politico verso il centro al punto da non essere più chiaramente identificabile con nessuna delle maggiori correnti interne al Partito Repubblicano, una "genericità" che, secondo la stampa americana, non dovrebbe giocare a suo favore.
Le campagne elettorali americane tuttavia, sono anche dei lunghi ed estenuanti tour-de-force nel corso dei quali ogni mossa, ogni frase e ogni azione passata e presente dei candidati, vengono minuziosamente analizzate al microscopio, interpretate e amplificate dalla stampa e dall'opinione pubblica conferendo potenzialmente ad ogni minimo errore conseguenze catastrofiche. Ciò significa che, soprattutto in seguito all'impatto dei social media, anche i candidati con le maggiori probabilità di successo possono, da un momento all'altro, trovarsi in situazioni imbarazzanti in grado di cambiare le carte in tavola rovesciando le previsioni iniziali.
Basti pensare al vuoto di memoria che, durante le ultime primarie repubblicane, ha lasciato il governatore del Texas Rick Perry senza parole durante un dibattito elettorale televisivo demolendo così la sua credibilità con l'elettorato. O il famoso incidente capitato a Mitt Romney, il cui discorso dai toni classisti pronunciato nel corso di un ricevimento privato fu registrato e diffuso dalla stampa danneggiando seriamente le sue possibilità di successo.
Al momento quindi, Marco Rubio sembra essere il perfetto "candidato di scorta", quello che pare avere, inizialmente, poche probabilità di vittoria ma che, in caso di sviluppi inattesi nella campagna elettorale, potrebbe riservare delle sorprese proprio grazie alla sua "genericità" cioè al gradimento che, non appartenendo a nessuna corrente precisa, riuscirebbe a raccogliere tra vaste schiere di elettori superando le barriere tra le varie fazioni.
La candidatura di Rubio inoltre, rappresenta anche un'opportunità per il Partito Repubblicano, per aggirare uno degli ostacoli principali che minaccia le sue possibilità di affermazione elettorale nel presente e, soprattutto, nel futuro. Rubio infatti é giovane e di origini cubane, e rappresenta quindi un simbolo perfetto di controtendenza in un partito che ormai si identifica sempre di più con un elettorato bianco e di età avanzata, incapace di arruolare nuove leve tra le fasce più giovani della società e, soprattutto, di connettere culturalmente con quelle minoranze etniche che ormai si accingono a diventare la maggioranza della popolazione americana. Una sfida demografica che, in futuro, il movimento conservatore potrà affrontare solo se riuscirà ad attrarre e a portare sul proscenio politico altre figure come Rubio.
Paradossalmente però, le sue origini latine, che costituiscono un valore aggiunto per le future strategie politiche del suo partito, rappresentano per lui anche uno svantaggio nel presente perché tendono ad attrarre la diffidenza di quel segmento più conservatore dell'elettorato di destra concentrato soprattutto nelle zone rurali del paese. A peggiorare le cose inoltre, contribuisce anche il fatto che, proprio in virtù delle sue origini, Rubio ha sponsorizzato in passato una proposta di legge per la riforma dell'immigrazione che conteneva tra le altre cose, anche la possibilità, per molti immigrati clandestini, di ottenere una residenza legale negli Stati Uniti, una scelta questa che, per quanto ragionevole, é vista come pura eresia da parte di quella fazione più xenofoba del suo partito che sogna invece una chiusura ermetica delle frontiere.
E, a proposito di frontiere, malgrado le sue origini cubane, Rubio ha dichiarato di opporsi con veemenza all'apertura politica che il presidente Obama ha intrapreso nei confronti dell'isola caraibica e culminata, di recente, con l'incontro tra lo stesso Obama e Raul Castro alla Conferenza degli Stati Americani.
Un atteggiamento, quello del giovane senatore della Florida, che non stupisce più di tanto prima di tutto perché quello di opporsi a qualsiasi cosa il presidente Obama proponga e sostenga sembra essere divenuto ormai il riflesso condizionato del Partito Repubblicano, a prescindere dalla validità dell'azione. Nell'opporsi alla storica svolta nei rapporti con Cuba inoltre, Marco Rubio non fa altro che ribadire l'intransigenza della maggior parte della comunità cubana della Florida, che ha sempre preferito un'implosione dall'interno del regime castrista piuttosto che cedere ad alcuna concessione.
Salvo mutamenti imprevisti nel corso dei prossimi mesi, é improbabile quindi che Marco Rubio giunga alla Casa Bianca. Infatti, é molto difficile che arrivi persino a conquistare la nomina del suo partito, soprattutto considerando che deve competere per assicurarsi le risorse economiche necessarie a finanziare le campagne elettorali con un altro candidato proveniente dalla Florida: Jeb Bush l'ultimo rampollo della dinastia omonima che, pur non avendo ancora dichiarato la sua discesa in campo, appare come il favorito.
Ma anche se questi obiettivi dovessero risultare fuori della portata di Rubio, l'impressione qui in America é che, con questa candidatura, Rubio stia giocando con un occhio al futuro, elevando la sua statura politica per gli anni a venire e, chissà, forse puntando nell'immediato ad una possibile nomina alla vicepresidenza.