Non importa ciò che è vero, ma ciò che si comunica. E, nella comunicazione, il Governo Renzi è imbattibile. Soprattutto quando si parla di Sicilia. Argomento sul quale la dimensione oggettiva delle cose viene del tutto sacrificata sull'altare della dimensione politico-soggettiva che fa più comdo al Governo nazionale.
Nessun accenno dunque ai tagli scriteriati di trasferimenti statali che hanno messo in ginocchio la Sicilia. Nessun accenno alle ingenti risorse che, per Statuto (parte integrante della Costituzione italiana) spetterebbero alla Sicilia, ma che lo Stato trattiene illegittimamente.
Il messaggio che 'passa' e che deve 'passare' è quello di una regione che spreca, restia a fantomatiche riforme vendute come panacee e al cambiamento.
Una farsa cui stiamo assistendo in questi giorni, 24 ore su 24. E di cui, uno dei principali protagonisti, è l'assessore regionale all'Economia, Alessandro Baccei, inviato in Sicilia dal solito Governo Renzi per tagliare quello che resta da tagliare in una regione che ha il primato della povertà in Italia.
Ebbene, questo assessore e i suoi mandanti, stanno facendo di tutto (e, in parte, ci riescono grazie a certa stampa compiacente o inconsapevole) per fare credere che la Sicilia, per chiudere il bilancio di quest'anno, ha bisogno di aiuti romani.
'Aiuti' che in realtà non sono tali, in quanto trattasi di somme che spetterebbero alla Sicilia. Parliamo, ovviamente, dei tributi che la Regione dovrebbe incassare (secondo gli articoli finanziari dello Statuto, art. 36-37-38) e che invece Roma trattiene.
Ciò che spetta come diritto, viene 'venduto' come un favore.
Non solo. La farsa è talmente paradossale che ci sarebbe da ridere se non fosse un dramma per i siciliani.
Baccei ha fatto sapere che il Governo nazionale è disposto a concedere questi aiuti', ma che però non si fida dell'Ars. Teme, cioè che il Parlamento siciliano, la massima istituzione democratica dell'Isola, possa in sede di dibattitto d'Aula, contestare i tagli imposti da Roma.
Insomma, il lupo non si fida dell'agnello. Che dovrebbe essere 'divorato' senza fiatare. Questione di fiducia e di credibilità.
A Baccei risponde per le rime il Presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone:
“La Sicilia non è la Grecia e lui non è la Troika. Baccei dimentica di essere un assessore del governo regionale siciliano, con il precipuo compito di garantire alla nostra Isola le risorse che, per Costituzione e Statuto, le sono dovute e che non sono una cortesia del governo nazionale nei nostri confronti. E proprio su quest’ultimo aspetto,- sottolinea il Presidente del Parlamento SIciliano- mi pare che fino a oggi ci siano stati troppi silenzi da parte di Baccei, anche quando, con semplici colpi di penna, lo Stato, come per magia, ha sottratto unilateralmente ingenti risorse".
Quindi i numeri:
“Il forte squilibrio dei conti regionali – dice Ardizzone – è in massima parte riconducibile a decisioni statali che hanno creato, nel tempo, condizioni di forte criticità nelle finanze della Regione. L’assessore Baccei dimentica che nel 2007 lo Stato, unilateralmente, ha innalzato al 49,11% la quota di compartecipazione della Regione al Fondo sanitario, sottraendoci 600 milioni di euro l’anno. Ci restituiscano queste somme perché ci spettano e non per cortesia”.
“E che dire del contributo di 1,2 miliardi per il 2015 richiesto alla Sicilia per il risanamento dei conti pubblici nazionali? Un importo iniquo se rapportato a quelle delle altre regioni a Statuto speciale. Stesso discorso- prosegue il Presidente dell'Ars- per la continua erosione dell’Irpef relativa ai redditi prodotti in Sicilia. Nonostante l’articolo 36 dello Statuto siciliano attribuisca all’Isola la totalità delle entrate tributarie erariali riscosse nel territorio, lo Stato ha progressivamente incamerato parte crescente di questo gettito, trasferendo al di fuori della Regione gli uffici finanziari addetti alla riscossione. Le ultime stime ci dicono che il ‘danno’ è di circa 3 miliardi di euro l’anno. Un esempio? Il trasferimento a Latina del centro di riscossione per i dipendenti pubblici: meno 250 milioni. E ancora, l’assorbimento del Banco di Sicilia e Sicilcassa da parte di Unicredit con trasferimento del centro a Milano: meno 150 milioni. Anche queste somme devono tornare nelle casse della Regione. Senza se e senza ma”.
“Baccei – conclude Ardizzone – ha il dovere di proporre un bilancio e una legge finanziaria che consentano il risanamento economico della Regione e soprattutto lo sviluppo della nostra Isola. Tutto il resto sono chiacchiere in libertà”.
ndr Arrivano anche le reazioni di numerosi gruppi parlamentari. Potete leggerle qui