L’avventura politica di Matteo Renzi dimostra, ancora una volta, che qualsiasi iniziativa politica che si autoproclama di rottura, di rinnovamento autentico – non solo nei contenuti, soprattutto nei modi, perchè la politica non è fare le cose, è come si fanno – alla fine, a contatto con il potere, si autoassolve, si fa addomesticare, si compiace. Il bottino presto e subito è l’unica mission che regge all’usura del tempo, l’unico ideale. Gli alibi sono sempre gli stessi: il cambiamento, la crisi, la responsabilità.
Quindi va bene governare con Formigoni, quel Formigoni, va bene garantire a Lupi i suoi giochetti tra le lobby dei trasporti e ad Alfano la sua posizione di controllo della polizia del territorio, la stessa che indaga su molti esponenti del suo partito, in Sicilia come altrove. I vertici della nomenclatura trapanese del Nuovo Centro Destra sono al momento tutti indagati per corruzione, il senatore del Nuovo Centro Destra di Trapani , Antonio D’Alì è uscito assolto da un processo per concorso esterno in associazione mafiosa, che ha raccontato molto di come funzionano i rapporti tra mafia e politica nella nostra zona. Il Pd, secondo logica e buon senso, dovrebbe essere alternativo al centrodestra, non complice. Lo diceva proprio Matteo Renzi.
Che c’entra, adesso è tutto cambiato. E va bene, perché la rottamazione non esiste, non è mai esistita, era uno slogan. Ci abbiamo creduto. Come il Dash, quando alla televisione dicono “che lava più bianco”. Serve a comprare il Dash, poi non è che lava più bianco, ma chi vuole fa finta di credici. “Dove c’è Barilla c’è casa”, oppure. Non è che ti esce una casa in ogni confezione di pasta Barilla, tu lo sai, però ti piace, la pubblicità. E ti piace la pasta. Basta che ti diano da mangiare, non so se mi spiego.
Dicono che stasera, sabato, Crozza a Sanremo farà la sua imitazione di Renzi, nel tentativo di rianimare gli ascolti anemici del Festival. A me è il Renzi di oggi che sembra, invece, l’imitazione di un numero di cabaret “per voi giovani”. Renzi è una specie di Fiorello, ecco. E non si può imitare una maschera.
Tutte le buone intenzioni – quelle alle quali pure io per un momento ho creduto – crollano di fronte alle reali e smodate ambizioni: il semestre europeo per fare le foto di gruppo coi leader, la partita di nomine da fare (che è la vera motivazione, dice una buttana vecchia come Emanuele Macaluso, della fretta di Renzi), le caselle da occupare.
La rottamazione non esiste, e cambiare verso non si può, perchè quello di Renzi è un senso unico.
E’ un pentapartito: Pd, Udc, Scelta Civica, Nuovo Centrodestra, Centro popolare. Qualcuno addirittura dice che le sigle sono nove, non so in base a quale calcolo, ma è un’ulteriore riprova di quante false siano le “aspirazioni maggioritarie” sbandierate dal leader Pd.
Alfano, per non scomparire (nei sondaggi, come si vede dal grafico, è dato sotto il 4%) ha chiesto una condizione: non andare a votare. entro magari magari un paio d’anni. Una condizione da meschini, da vigliacchi. Tant’è che l’accordo con Renzi è stato fatto non sulla base di questo o quel ministero, ma sulla base della legge elettorale. Il cosiddetto “Italicum”, la riforma che per Renzi – un mese fa – era la prima riforma da fare, entrerà in vigore solo dopo l’abolizione del Senato. Cioè, nella migliore delle ipotesi non prima di due anni. Nel frattempo, chi vivrà vedrà.
Dispiace, in questi casi, notare come imperversino commenti dei “più renziani del re”, che parlano di rivoluzione per l’Italia, di cambio per il Paese, e via menando. Io pure ero tiepidamente “renziano”. Ma prima di essere un “renziano” sono e rimango soprattutto un uomo libero. E quella che vedo è solo occupazione di potere, nulla di più. Senza neanche la legittimazione popolare del voto. Quindi è inutile commuoversi, emozionarsi, entusiasmarsi tanto. Renzi non è Obama (è anche Obama, alla fine non è stato l’Obama che speravamo..). E’ solo uno che ha vinto al gioco più vecchio della politica italiana, il “futti-compagno“, per dirla alla siciliana. E chi lo sostiene lo fa non per nobili ideali o afflati (che tra l’altro sono svaniti con la caducità degli slogan), ma per un solo motivo, vecchio come il mondo: “Vicino u re beato cu c’è“. Sempre per dirla alla siciliana.