Ce l’ha fatta! Il “ciclone” Renzi, amato e odiato, è arrivato alla meta. Quella meta agognata e rincorsa, forse, da sempre. Diventare il Presidente del Consiglio!
Chi vi scrive queste righe è una sostenitrice, cosiddetta, della “prima ora”. O potremmo anche dire dell'Ora Zero! Si, ho avuto questo grande e bellissimo privilegio, quello di aver accompagnato la storia di Matteo Renzi fin dall’inizio, supportandolo nel mio territorio toscano e cercando di fare da portavoce attraverso la stampa e i media di questa grande idea di cambiamento che lui rappresentava, e rappresenta ancor di più, oggi.
Cosa provo Adesso? Emozione e paura. Si, esattamente. Emozione nel vedere in tv il proprio leader nelle vesti di Presidente del Consiglio. Paura, che qualcosa non vada per il verso giusto, che si possa “bruciare”, che possa essere messo all’angolo. Lui, lo sappiamo, all’angolo non ci stà, lui “spariglia”. Come tanti ho creduto e respirato questo bel vento, che come si diceva a chiare lettere, “non si ferma con le mani”. Ho lottato, abbiamo lottato, con l’ostruzionismo di una parte politica di partito che all’inizio di questa avventura ha fatto l’impossibile per fermarlo e fermarci in tutti i modi. Salvo, poi, capirne (opportunamente e solo una parte) la validità e l’avanzata, tale da considerare giusto il mettersi in corrente e abbracciare la nobile causa.
In questi due anni, da quando Renzi si è presentato alle Primarie, abbiamo visto davvero di tutto. Aperture, chiusure, ostracismo, ostacoli al cambiamento perché visti come perdita di rendite da posizione. Quel cambiamento, tanto declamato, faceva paura. Ci appellano “della prima ora”, gli appellativi di norma a me non piacciono. Ho sempre ritenuto che si vince facendo squadra non rimanendo sull’uscio di casa con il pallone sotto braccio. Gli appellativi sono già divisioni, sono identificativi di un pensiero diverso. Lo ha detto anche il Premier Renzi (fa un certo effetto…!) che siamo malati. Ma non importa, in questo caso posso dire di essere ben contenta di sentirmelo addosso questo appellativo.
Ben fiera, oserei dire. I “renziani” della prima ora, quelli che erano presenti alla prima Leopolda, per intenderci, quelli che hanno collaborato al documento programmatico di Matteo Renzi, il nostro Premier, adesso sentono una grande gioia, quella di aver contribuito alla realizzazione di un sogno chiamato Italia. Ricordo ancora quel tempo anni fa, quando Matteo (familiarmente detto) ne iniziò la stesura con Guido Ferradini e Paolo Briziobello, fondatori di Officine Democratiche, la “fucina di idee e di rilancio culturale". Assieme ad un team di esperti quali, tra gli altri, Cristina Giachi (assessore al Comune di Firenze) «Prossima fermata Italia», e più confidenzialmente, Prossima fermata…Leopolda. "I «rottamatori» sono a Firenze”, così veniva intitolato l’evento. Una scommessa con il futuro, questa nel 2010, presso una stazione storica dismessa, la Stazione Leopolda di Firenze, in cui abbiamo sentito per la prima volta discutere di rottamazione interna nel Partito Democratico.
Assieme a Renzi c’era , allora, Pippo Civati. Un inizio che si prometteva l’obbiettivo di proporre nuove direzioni al Pd e suggerire piccoli cambiamenti strategici. Il leit motiv dell’evento era fare qualcosa di profondamente rivoluzionario per il paese, aprire le porte ai giovani democratici, e proporre temi nuovi, che in qualche modo la vecchia guardia sembrava trascurare. Un tentativo di proporre il cambiamento, forse epocale, che parte dal Sindaco di Firenze perchè così la «politica torni ad essere qualcosa per cui vale la pena impegnarsi, non per sempre ma per un piccolo pezzo della propria vita».
Nessuna bandiera di partito, neppure ai vari incontri che si sono succeduti nel tempo. Nessuna bandiera di quel Pd nel quale Renzi dice di voler restare, anzi «minaccia» di restare, ma che vuole completamente nuovo. Ampiamente criticata dalla “vecchia guardia”, da chi si è sempre riconosciuto tramite bandiere e simboli.
"Qui non ci sono bandiere del Pd? Il problema è che non ci sono croci sulle schede elettorali alle elezioni". Così riponde Renzi a chi chiede spiegazioni in merito. Esiste davvero, quindi, una generazione Leopolda? Possiamo affermare di si. Una generazione "Ora zero". Persone, come me, tante che hanno creduto alla forza delle idee ed al vero cambiamento che potesse permettere di uscire dalla palude stagnante in cui si versa, ormai, da troppo tempo. Sono nati, in seguito, i Comitati, gli Adesso…, e altre associazioni a rinforzo di un politico, un po’ outsider e che intendeva Cambiare Verso all’Italia. In soli (quasi) quattro anni, da quando seduti a quel tavolo, i giorni precedenti alla prima Leopolda, un piccolo gruppo di persone , appartenenti ad Officine Democratiche, si sono messe a studiare con Matteo Renzi un serio programma di Cambia Verso, siamo arrivati a coronare il sogno sperato.
Renzi Premier. Matteo ha appena accettato l’incarico di formare il nuovo governo. Il primo governo Renzi. Ha accettato con riserva, come si fa di solito con formula di rito. Un pro forma, perchè, anche se apparso gravato da tutto il peso della responsabilità che si è assunto, e lo si è chiaramente letto, ha comunque indicato un calendario preciso e serrato di riforme.
Come già annunciato entro febbraio farà la riforma della legge elettorale, a marzo il lavoro, ad aprile la pubblica amministrazione, a maggio il fisco. “Una al mese” ha detto. Al momento molte indiscrezioni ma nessun nome sui ministri, solo contenuti. A chi in questi giorni si è abbattuto su di lui brandendo la clava della coerenza, Matteo Renzi ha risposto con la stessa moneta. Per lui c’era fretta, per la gente sempre più povera, per i giovani, senza lavoro, per l’economia, per le riforme. Basta stagnare! “Non c'è tempo, si deve correre, Enrico Letta non ci riesce, via Enrico Letta, ci provo io, prendo l'incarico e ho già pronta l'agenda. Non quella dei nomi, quella dei contenuti”.
Ora si è preso "tutto il tempo necessario", espressione che per lui, ormai è piuttosto chiaro, non è sinonimo di "tanto tempo". Sono in corso le consultazioni e a breve potrebbe già presentare la lista dei ministri . Potrebbe prestare giuramento già Lunedì prossimo (24 Febbraio). Si comincerà sicuramente dalla legge elettorale, come promesso dunque, e non utilizzata, come in molti hanno supposto, come l’asso nella manica da giocare a fine partita e costringendo così, non facendola subito, a realizzare prima riforme essenziali per il Paese: lavoro, burocrazia, fisco, istituzioni. Lui, famoso perché poco prevedibile, si è mosso sicuramente con un obiettivo chiaro, trovare consensi in primis con Alfano e Scelta Civica per passare le riforme. Partiti che, se si andasse a votare con l'Italicum in tempi brevi, rischierebbero fortemente di non entrare più in parlamento.
E l’opinione pubblica? Fortemente divisa. Specie soprattutto quella intestina al Pd. Un Partito Democratico che ha fortemente “subito” questa sua avanzata esponenziale, che in parte, nel tempo, ha mostrato allineamento e condivisione (avvenuto un minuto dopo la sconfitta di Bersani, forse si sono ravveduti?) ma che ha mostrato subito segni forte di insofferenza per il “modo” non proprio consono di entrare a gamba tesa e dalla porta principale. Spaccature su spaccature.
Ad oggi esistono i renziani prima ora, quelli della seconda, della terza e i non più renziani. Magari ci siamo visti anche soppiantare nelle Segreterie, nelle Assemblee, ma non importa. A noi interessa ciò che dovrà fare, subito e con celerità, e sono proprio le riforme. Dovrà essere il dinamismo, che da sempre lo contraddistingue, a fare da padrone. Il dinamismo: starà qui la differenza con Enrico Letta, quella che gli permetterà di non impantanarsi come il suo predecessore. Quello che lo riscatterà da tutte le accuse che oggi gli addossano. Un riscatto che porterà il nome della sua forza propulsiva, quella percepita dal popolo renziano già dopo l'8 dicembre.
E’ stata una grande corsa anche per noi, per chi lo ha sostenuto. Giorni e giorni dedicati a parlare con le persone, avvicinarle ai banchetti, nelle piazze, attraverso il dialogo e gli eventi. Senza soluzione di continuità. Perché meritiamo un Italia diversa, un Italia che Matteo definiva nel suo slogan “Viva, Bella”. Un Italia che non si dovrà più vergognare oltre la frontiera.
In questo percorso ho trovato due case, Officine Democratiche, con le quali ho collaborato e che sta dando i suoi frutti e Matteo Renzi. Oggi posso dire che abbiamo trovato tutti una casa comune chiamata Italia. “E’ l’Italia, bellezza”!. Un convegno nazionale (di cui abbiamo parlato anche su questo giornale) realizzato da Officine Democratiche, di recente, a Milano, ha portato avanti temi cari al Premier. Off Dem, semplicemente chiamato, adesso è presente anche a Pistoia e Provincia, da me diretto. Perché Adesso è il tempo di Fare.
Cosa provo? L'emozione di vedere realizzato un sogno. E la speranza di vedere il mio Paese cambiare, al più presto, con quel Vento che non si è fermato con le mani ma che soffia in faccia e permette di respirare. “Sono quà per correre e per fare correre, finalmente, l'Italia. Sono quà, finalmente, per cambiare l'Italia". In bocca al lupo Matteo. Noi ci siamo. Da sempre.
*Antonella Gramigna, laureata ed esperta di comunicazione politica, linguistica e pubblicitaria, con Master in promozione e orientamento sulla salute, è autrice di diversi articoli su varie testate. Appoggia Matteo Renzi nel territorio toscano con diversi comitati fondati durante le primarie e con un'associazione "Adesso Pistoia Centro" di cui è presidente