Con la vittoria di Matteo Renzi molti, nelle prossime settimane, usciranno dal Pd e molti di più non lo voteranno alle prossime elezioni. A lasciare il partito saranno quelli che credono che essere di sinistra significhi opporsi al capitalismo liberista, nei fatti e anche a parole, e che non confondono la democrazia con gli indici di ascolto o con i sondaggi. Peccato, io avrei preferito che fossero Renzi e le altre ex margherite liberiste ad essere costrette ad andarsene. Il rischio maggiore è comunque che, delusa e senza punti di riferimento, la sinistra si rassegni a non votare più o a votare per Grillo o per movimenti analoghi – e che dopo qualche anno finisca per non sentirsi più nemmeno di sinistra. Fin dall’inizio è questo il grande piano dei poteri forti dell’economia: diffondere il qualunquismo per consentire la privatizzazione dello stato.
Come fermare la deriva? C’è solo un modo: ricostituire un nuovo Partito di sinistra. Che scrivo con la P maiuscola per chiarire che si dovrebbe trattare di una struttura ben organizzata, con un’ideologia forte e coerente, ben presente sul territorio con sezioni che consentano impegno politico e vita sociale: insomma un organismo unitario che intenda definire e praticare la sua identità e non solo aggregare a fini elettorali gruppi con poco in comune eccetto il desiderio di andare a tutti i costi al governo. Un Partito come era il PCI, e che come il PCI abbia un nome così esplicitamente di sinistra da risultare indigesto agli ex democristiani che altrimenti cercherebbero di ripetere il giochetto che gli è riuscito così bene col Pd.
La mia opinione è che, strettamente in termini di marketing, ossia di visibilità e vendibilità del marchio, la cosa che funzionerebbe meglio sarebbe proprio PCI. Non “un” partito comunista qualsiasi e certamente non cinque o sei partitini semicomunisti o ipercomunisti. “Il” PCI, qualunque cosa la parola comunista possa significare oggi. I tempi sono cambiati, stanno cambiando: anche la Chiesa se n’è accorta. Soffia un vento che non riporterà certo al Novecento ma che ripropone ideali da sempre di sinistra come eguaglianza, giustizia, sostenibilità, anticapitalismo, rivoluzione. L’essenziale è comunque quanto ho detto sopra: un Partito con la P maiuscola e che proprio non piaccia ai liberisti.
*Professor of Romance Languages and Literatures at Harvard University. Blog:Contro Analisi