E così mentre in Italia sta (forse) per cadere il governo, negli Stati Uniti “chiude”. Beh, non ha proprio chiuso il governo federale della più formidabile superpotenza della Terra, ma da oggi circa 800 mila degli oltre duemilioni di suoi dipendenti federali, resteranno a casa. Infatti, dopo i negoziati falliti tra il Partito Repubblicano e Obama, il governo è rimasto senza I fondi necessari a garantire il regolare svolgimento delle sue attività.
Al lettore che ci legge dall'Italia, dobbiamo ricordare però che le scuole pubbliche, per esempio, sono amministrate dai singoli Stati insieme alle città, così come gli ospedali sono quasi tutti privati o comunque non federali (tranne quelli militari), quindi questi servizi che in altre nazioni impiegano la più alta precentuale dei dipendenti pubblici, in realtà non sono toccati da questa serrata negli Stati Uniti.
Non è una novità assoluta quello che sta accadendo, era già successo nel 1996 con l'allora Presidente Bill Clinton, ma quel “colpo di testa” voluto dall'allora leader del GOP Newt Gingrich, si rivelò un azzardo politico, un boomerang che risollevò le sorti di quella amministrazione che sembrava fino ad allora in caduta libera. Infatti gli americani, anche e forse soprattutto i consevatori vecchio stampo, non gradirono affatto quell’estremismo dei repubblicani e li punirono nei sondaggi fino a rieleggere a valanga Clinton alla Casa Bianca. Avverrà lo stesso per le elezioni di Mid Term?
Per ora chiudono i musei, i parchi nazionali e gli uffici federali che non sono di estrema importanza per il funzionamento del governo. Ma i tribunali federali, per esempio, hanno per ora i soldi per continuare a funzionare regolarmente solo per una decina di giorni. E per quanto riguarda il Pentagono e le forze armate più potenti del mondo dislocate in vari scenari? Un decreto di emergenza firmato da Barack Obama garantirà finanziamenti alle truppe all’estero. Già, ma per quanto tempo? Obama ha parlato ieri sera tardi con un messaggio rivolto agli uomini e donne in divisa: “Voi e le vostre famiglie meritate di meglio, il Congresso è irresponsabile”.
Quale è stato il motivo scatenante di questo blocco? L’approvazione da parte di Camera e Senato di leggi contrastanti, con un corto circuito che nasceva dalla volontà dei deputati repubblicani del Tea Party di chiedere il rinvio dell’entrata in vigore della riforma della Sanità in cambio del finanziamento del governo: la Camera ha approvato la mozione ma il Senato, a maggioranza democratica, l’ha respinta. Una notte disseminata di mosse e contromosse dei leader dei due partiti nei due rami del Congresso, si è conclusa con un nulla di fatto quando il repubblicano John Boehner ha dato la disponibilità per la nomina di un negoziatore con la controparte ma il democratico Harry Reid ha rifiutato l’ipotesi perché non c’era da parte del Gop alcun impegno a garantire il rifinanziamento.
Si è consumata così l’ultima scia di ricatti e controricattii nella battaglia dei repubblicani contro l’”Obamacare”, la nuova legge sulla salute che proprio da oggi diventa in parte operativa. Il presidente Obama ha criticato duramente le tattiche dei repubblicani di voler a tutti costi ribaltare nel floor del Congresso quello che “era stato il verdetto dal responso elettorale”.
Ma non è finita qui: anche per i mercati finanziari i livelli di allarme sono ai massimi livelli perchè lo stallo politico sul finanziamento del governo fa temere che la stessa situazione si ripresenterà tra circa due settimane quando il Congresso dovrebbe alzare il tetto consentito del debito pubblico. Infatti se non lo farà si aprirebbe lo scenario ad un inedito default che, secondo alcuni analisti, potrebbe avere conseguenze simili e forse anche superiori, al settembre nero 2008, quando il fallimento Lehman Brothers scatenò un effetto domino sui mercati internazionali e una crisi economica-finanziaria di cui si soffrono ancora le conseguenze in tutto il mondo.