Nella competizione elettorale per scegliere i candidati a sindaco di New York il campo repubblicano è decisamente meno affollato di quello democratico (di cui vi abbiamo parlato qui e qui). E anche meno promettente, tanto che la stampa sembra ignorare che è in corso una competizione anche sul fronte repubblicano. In vista delle primarie di martedì 10 settembre, domenica sera, l’emittente NBC 4 ha mandato in onda l’ultimo dibattito tra i due candidati di punta, Joe Lhota, largamente in testa ai sondaggi, e John Catsimatidis. Un dibattito a due, dal momento che il terzo concorrente in corsa, George McDonald, è stato escluso dal confronto per non aver soddisfatto i criteri del Campaign Finance Board. I 90 minuti di discussione non sono stati particolarmente avvincenti, con Lhota che sembrava infastidito, a tratti annoiato dal rivale e che si è fatto sfuggire più di un’occasione di attaccare la controparte (l’unica vistosa eccezione c’è stata quando, dopo i ripetuti riferimenti da parte di Catsimatidis a quello che, se vincesse, farebbe dopo la presa di servizio il 3 gennaio, Lhota è stato costretto a ricordargli, con fare da professore demoralizzato dall’ignoranza del proprio alunno, che da più di 100 anni il giorno della presa di servizio ufficiale del sindaco di New York avviene il 1 gennaio). Qualche passaggio acceso non è mancato, ma in generale i candidati conservatori sembrano sottotono, forse condizionati sondaggi che annunciano l’inesorabile fine del ventennio di dominio repubblicano su New York.
Rispetto alla controparte democratica, il campionario repubblicano è decisamente più avanti con l’età e, mentre tra i democratici sono molto rappresentati i distretti periferici della città i candidati repubblicani vengono tutti da aree ricche. Vediamo nel dettaglio chi sono questi conservatori in lizza:

il candidato repubblicano, Joe Lotha
Il favorito è Joe Lhota, ex presidente della Metropolitan Transit Authority di cui è stato a capo fino allo scorso dicembre quando si è dimesso dopo aver annunciato di voler correre per la carica di sindaco. Si deve a lui la decisione di chiudere il sistema di transito prima dell’arrivo dell’uragano Sandy che colpì la città 10 mesi fa: una scelta che ha considerevolmente limitato i danni. Accusato spesso di essere un burocrate, Lhota è stato vice sindaco sotto Giuliani (che lo ha apertamente sostenuto durante questa campagna elettorale, anche con apparizioni in alcuni spot) e può prendersi parte dei meriti di quell’amministrazione nell’aver ridotto i tassi di criminalità della città. Popolare nel distretto tradizionalmente repubblicano di Staten Island, dove ha avuto un ruolo importante nella chiusura della discarica Fresh Kills, oggi trasformata in un parco, Lhota è una conservatore moderno che difende l’aborto e sostiene il matrimonio omosessuale. Il suo cavallo di battaglia è l’istruzione, ambito in cui propone di raddoppiare il numero di charter school (scuole finanziate con soldi pubblici ma con una gestione privata), di introdurre un sistema di retribuzione in base al merito e di allungare gli orari scolastici.
Piuttosto critico nei confronti dell’amministrazione Bloomberg, ha più volte detto che bisognerebbe aumentare il coinvolgimento della comunità nelle decisioni pubbliche.
Campione del fund raising, Lhota ha messo insieme un impressionante numero di donatori importanti. Figlio di un poliziotto di origini ceche, Lhota, 58 anni, da parte di madre ha radici per metà italiana e per metà ebraiche. Sposato e con una figlia, vive in una penthouse da 3.5 milioni di dollari a Brooklyn Heights.
Secondo i numeri riportati sul sito della WNYC, la sua campagna elettorale è costata $3,523,841.

Il candidato repubblicano, John Catsimatidis
Dipinto dal suo rivale come un riccone senza esperienza politica, l’altro candidato repubblicano è John Catsimatidis, proprietario, della catena di supermercati Gristedes, del Red Apple Group, una società immobiliare con circa $ 700 milioni di titoli e dell’Hellenic Times, giornale greco-americana con sede a Manhattan.
Il suo piano per l’istruzione prevede un maggiore collegamento tra le scuole superiori e il settore privato per offrire programmi di preparazione tecnica. Catsimatidis propone anche di intitolare le scuole ai donatori privati che le sostengono e di mettere fine al bando dei cellulari dalle aule scolastiche introdotto da Bloomberg.
Noto per i suoi scivoloni linguistici e per un’arte oratoria intrisa di retorica ed eccessi, è stato dipinto dalla stampa come un personaggio colorito e al limite del ridicolo, privo di qualsiasi appeal politico.
Sul modello Bloomberg, anche la sua campagna è stata autofinanziata e Catsimatidis ha più volte usato l’argomento fondi contro i suoi rivali accusati di essere troppo suscettibili di influenze da parte dei donatori. Vive in un grande appartamento in affitto nell’Upper East Side….
Nato in Grecia nel 1948, arrivato in America ad appena 6 mesi e cresciuto nel Bronx, Catsimatidis, figlio di un busboy, è l’incarnazione del selfmade man, un uomo venuto dal niente e diventato miliardario.
Secondo i dati raccolti sul sito della WNYC, la sua campagna elettorale, autofinanziata, è costata $5,177,83.

Il candidato repubblicano, George McDonald
In fondo alla classifica delineata dai sondaggi c’è il terzo nome repubblicano, George McDonald, noto per aver fondato The Doe Fund, un’associazione nonprofit che procura lavoro ai senza tetto e che McDonald decise di creare dopo essere rimasto profondamente colpito dalla notizia di una donna homeless morta di freddo nell’inverno dell’85. Nell’ambito dell’educazione propone di aprire un conto con 50 dollari offerti dalla città per ogni bambino che si iscrive alla scuola materna, in modo da consentire alle famiglie di mettere da parte risparmi per il college. Vuole snellire il processo per licenziare gli insegnanti i cui alunni non raggiungono buoni risultati così come gli insegnanti accusati di cattiva condotta sessuale. Sostiene che l’amministrazione Bloomberg non abbia fatto abbastanza per sostenere l’espansione delle charter school. Per il resto è un grande fan dell’attuale sindaco e ha di recente affermato che la città non sia mai stata in forma migliore.
Per la sua campagna elettorale ha accettato donazioni che superano i limiti consentiti dalle leggi della città di New York. McDonald, 68 anni, vive nell’Upper East Side con la moglie Harriet.
Secondo i dati riportati sul sito della WNYC, la sua campagna elettorale è costata $652,797
Nonostante la non vastissima scelta, nell’elettorato repubblicano sembra esserci una percentuale di indecisi maggiore che nella controparte. Ma chi vuole esprimere la propria preferenza non ha che una notte per dormirci sopra. Poi, domani, dovrà lasciare a casa i dubbi e prendere una decisione.