Meglio tardi che mai: l’Italia si appella all’Onu per cercare di risolvere la crisi dei maró con l’India che secondo il ministro Terzi "mina" l’impegno comune per la tutela della sicurezza nelle operazioni internazionali. Dopo le ultime scintille col gigante indiano, Roma cambia strategia per la liberazione di Massimiliano La Torre e Salvatore Girone.
Il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha avuto una intensa maratona diplomatica di due giorni al Palazzo di Vetro, dove martedí pomeriggio prima ha incontrato il Presidente dell’Assemblea Generale Nassir Abdulaziz Al-Nasser e poi ha avuto un altro lungo incontro con il Segretario Generale Ban Ki-moon. Con entrambi Terzi, oltre a parlare di Siria e di varie altre crisi, ha detto di aver affrontato la questione dei maró, definendo la situazione “inaccettabile” e accusando l’India di calpestare il diritto internazionale (La sparatoria che ha ucciso i poveri pescatori indiani scambiati dai maró per pirati sarebbe avvenuta in acque internazionali e i nostri militari sarebbero stati arrestati con l’inganno mentre si trovavano a bordo di un vessillo italiano al quale facevano da scorta e che era appunto fuori dalla giurisdizione indiana).
Ma cosa avrebbero risposto Ban Ki-moon e Al-Nasser a Terzi? Qui piú nulla é certo.
Quando Radio Radicale l’ha chiesto ieri al ministro italiano, mercoledí, all’uscita di un “High Level Meeting” dell’Assemblea Generale sul ruolo della mediazione dei paesi membri, Terzi ci ha risposto: “Senza entrare nei dettagli, ho notato una marcata preoccupazione anche in questi importantissimi interlocutori".
Giá, marcata preoccupazione. Ma Ban Ki-moon e al Nasser, oltre allo stato d’animo di marcata preoccupazione, hanno proposto qualcosa su come negoziare tra i due paesi?
Subito dopo l’incontro di mercoledí di Terzi con i giornalisti fuori dall’Assemblea Generale, al briefing quotidiano con Martin Nesirky, portavoce del Segretario Generale dell’Onu, la questione Italia-India é stata l’argomento delle domande per ben due volte.
Prima grazie all’informato blogger Matthew Russell Lee, che aveva chiesto prima allo stakeout con i giornalisti col ministro Terzi notizie sulla crisi con l’India toccando pure un argomento “tabú” – quando messo in relazione con la crisi dei maró – cioé la riforma del Consiglio di Sicurezza, che vede la strategia dell’India per diventare membro permanente bloccata da altri paesi guidati proprio dall’Italia…
Russell ha chiesto al portavoce di Ban Ki-moon se l’Italia avesse inoltrato una richiesta formale al Segretario Generale per avere l’assistenza dell’Onu per una mediazione tra le parti. Nesirsky ha risposto che per attivarsi da “mediatore” il Segretario Generale deve prima ricevere una richiesta o ricevere il consenso da entrambe le parti.
Poi é toccato a noi, che abbiamo chiesto a Nesirsky come aveva reagito Ban Ki moon alle proteste di Terzi nei confronti dell’India. Il portavoce del Segretario Generale ha risposto con uno strano “I was not in the room”, non ero nella stanza. Una non risposta.
Poi, proprio mentre l’ufficio stampa dell’Onu emetteva una nota sui colloqui avuti da Ban Ki-moon con il ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu, abbiamo chiesto all’ufficio di Ban se avessero una nota del suo incontro con Terzi. Dopo una breve ricerca, ci hanno detto che non era stata emessa. Intanto il Presidente dell’Assemblea Generale Nasser aveva rilasciato il suo “read out” dell’incontro avuto con Terzi. Ma oltre alla situazione in Siria, Libano e la riforma del Consiglio di Sicurezza, tra i punti toccati nella conversazione con Terzi, della crisi Italia-India e dei maró nel document rilasciato dall’ufficio di Nasser non c’era traccia.
Insomma, é ovvio che le scintille giuridico-diplomatiche tra Italia e India e che Roma ha deciso di portare al Palazzo di Vetro, imbarazzano non poco i piani alti dell’Onu, dato che ovviamente rilasciare dichiarazioni in merito urterebbe la diplomazia di New Dehli.
Eppure Terzi all’Onu ha ripetuto con grande enfasi ai giornalisti di tutto il mondo: “Ci aspettiamo una rapida soluzione di un episodio molto negativo che ha prodotto danni, spero non irreversibili, alla lotta internazionale contro la pirateria”.
Ma mentre l’Italia sembra chiedere che si affronti la questione nelle stanze dell’Onu, da Ki-moon e Nasser ieri non c’era neanche un cenno formale che la crisi con l’India fosse mai stata discussa.
Quando siamo tornati negli uffici del portavoce del segretario generale e abbiamo chiesto se la reazione di Ban alla questione discussa con Terzi potesse essere definita “marcatamente preoccupata”, ci hanno risposto che non erano in grado di rispondere su nulla a riguardo.
Ma all’Onu chi conta di piú l’Italia – che ricordiamo é uno dei maggiori contribuenti e anche di caschi blu – o l’India, il paese che si definisce la piú grande democrazia del mondo e che da quando il presidente Barack Obama ha detto che merita presto di entrare come membro permanente del Consiglio di Sicurezza, si é lanciato nella riforma per ottenere quel seggio?
Proprio Russel Lee (il blogger di innercitypress.com seguitissimo da tutte le missioni dell’Onu), ieri dopo aver fatto la domanda a Terzi sulla riforma del Cds, scriveva che “Italy is not without power in the UN”. L’Italia non é senza potere all’ONU. E nel suo influente blog riconosceva che era stata proprio l’Italia a bloccare la proposta dei cosidetti “Small Five” di passare all’Assemblea Generale una risoluzione che chiedeva soltanto un cambiamento di procedure nei lavori del CdS. La risoluzione poi era stata ritirata perché dall’ufficio legale di Ban Ki-moon era arrivato il parere ufficiale che la risoluzione per passare avrebbe dovuto raggiungere i 2/3 e non la maggioranza semplice come i proponenti chiedevano. Ovviamente la domanda di Russel Lee a Terzi implicava un “cherchez l’Italia” per l’intervento di Ban ki Moon?
Terzi ha risposto dicendo che l’Italia era favorevole ai contenuti di quella risoluzione, ma anche “niente puó essere deciso, prima che tutto sia deciso” riguardo alla Riforma del Consiglio di Sicurezza. Cioé, per chi vuol capire, far passare anche una piccola riforma con il voto a maggioranza invece che due terzi, potrebbe creare un precedente che potrebbe poi portare il “G4” (Germania, Brasile, Giappone e India) a tentare di far passare la loro proposta di riforma ostacolata dall’Italia e il gruppo dei paesi che guida (United for consensus).
Dall’intense giornate di Terzi al Palazzo di Vetro resta in sospeso la domanda: l’Italia conta molto all’Onu, ma abbastanza da riuscire a coinvolgerla nella soluzione della crisi dei maró con l’India?
*pubblicato anche su www.lindro.it ; www.americaoggi.info/ e www.radioradicale.it/