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May 13, 2012
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ONU/ Terroristi mandati da chi?

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
L’ambasciatore Bashar Ja’afari mostra all’Onu il cd con “le confessioni” dei terroristi

L’ambasciatore Bashar Ja’afari mostra all’Onu il cd con “le confessioni” dei terroristi

Time: 8 mins read

I membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite condannano nei termini più forti i due attentati avvenuti questa mattina a Damasco, in Siria che hanno provocato la morte e il ferimento di decine di persone”: così il presidente di turno dei Quindici, l’ambasciatore dell’Azerbaijan Agshin Mehdliyev, leggendo giovedì ai giornalisti una dichiarazione approvata all’unanimità.

Il Consiglio di Sicurezza dell’ Onu ha lanciato un appello a tutte le parti in Siria affinché rispettino pienamente i sei punti del piano di pace dell’inviato speciale Kofi Annan. In particolare, il Consiglio riafferma il suo sostegno alla missione di osservatori Onu in Siria, e all’inviato speciale Annan. “Il terrorismo, in tutte le sue forme e manifestazioni, costituisce una delle più gravi minacce alla stabilità e alla pace internazionale. Si tratta di atti criminali e ingiustificabili”, hanno affermato ancora i Quindici nella dichiarazione che era stata scritta e presentata al voto del Consiglio dall’Ambasciatore russo Vitaly Churkin.

Quel giorno al Consiglio di Sicurezza era intervenuto anche l’ambasciatore siriano all’Onu Bashar Ja’afari, che ha ribadito le accuse, giá fatte martedí scorso allo stake out con i giornalisti, contro l’Arabia Saudita, il Qatar e la Turchia di essere gli sponsor degli attentati terroristici in Siria. L’ambasciatore siriano ha mostrato e consegnato al Consiglio di Sicurezza dei cd dicendo che contenevano le confessioni di terroristi catturati in Siria. L’ambasciatore ha detto che i 26 “terroristi” catturati provengono da Libia e Tunisia, ma che tra altri 12 terroristi uccisi negli ultimi giorni in Siria uno era di nazionalità britannica, uno francese e uno belga.

Giovedì mattina la doppia esplosione avvenuta a Damasco é stato il più sanguinoso attentato terroristico dall’inizio della rivolta antiregime in Siria e della conseguente repressione militare. L’attentato, compiuto da due kamikaze a bordo di altrettante autobomba, secondo le autorità avrebbe ucciso 55 persone ferendone oltre 300. Tra le vittime anche diversi bambini.

La versione governativa è però stata messa in discussione dagli oppositori di Assad che accusano il regime di esser dietro le esplosioni per sostenere la tesi del “complotto” ordito dai Paesi arabi del Golfo, dagli Stati Uniti, Israele, Turchia e Francia e legittimare così la repressione in corso da un anno e due mesi.

Il Consiglio nazionale siriano (Cns), principale piattaforma delle varie opposizioni siriane all’estero e di cui fanno parte anche membri del movimento rivoluzionario in patria, nel condannare il duplice attentato, ha accusato il regime di essere dietro alle esplosioni. “Consideriamo – spiega il leader Burhan Ghalioun – tutte le esplosioni nelle città contro i palazzi del governo come organizzate dal regime con l’unico scopo di giustificare lo spiegamento di forze per prevenire gli attacchi e, di fatto, opprimere la popolazione”.

Condanne per l’attentato di Damasco sono giunte anche da Mosca, che tramite il suo ministro degli Esteri, ha invece accusato senza nominarli i Paesi del Golfo: “Alcuni dei nostri partner internazionali agiscono in modo che la situazione in Siria esploda nel senso letterale e figurativo”, ha detto il ministo degli Esteri Lavrov da Pechino.

Intanto il ministro degli Esteri Italiano Giulio Terzi ha ventilato l’ipotesi di una missione “più robusta” di osservatori Onu (fino a 2-3mila uomini) e soprattutto “in grado di intervenire in base al capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite: una missione cioé armata, capace di garantire la protezione di alcune aree e la sicurezza degli osservatori che oggi è invece affidata al governo siriano”. Ma per fare questo, ha aggiunto Terzi, è necessario il consenso di tutti e 15 i membri del Consiglio di Sicurezza. Condizione indispensabile che, almeno per adesso, non c’é.

L’inviato Onu e della Lega araba per la Siria, Kofi Annan, ha così condannato i sanguinosi attentati a Damasco: “Questi atti odiosi sono inaccettabili e la violenza in Siria deve finire.

Ogni azione che aumenta il livello di violenza è controproducente per gli interresi delle parti in causa”, ha aggiunto Annan che si è appellato a “tutte le parti a rispettare la cessazione delle violenze” come previsto dal Piano di pace in sei punti elaborato dallo stesso Annan. Giá martedí, in collegamento video da Ginevra durante una riunione a porte chiuse con il Consiglio di Sicurezza a New York, Annan aveva detto che “il piano di pace in sei punti è l’ultima possibilità per evitare la guerra civile in Siria”. E in quell’occasione fonti diplomatiche avevano riferito di un Annan pessimista sulle possibilitá di successo del piano.

L’inviato speciale del Segretario generale Ban Ki Moon e della Lega Araba aveva sottolineato che il suo piano non era un impegno a “tempo indefinito”. “Nonostante la diminuzione dell’uso di armi pesanti da parte delle truppe governative le violazioni dei diritti umani in Siria potrebbero essere aumentate” aveva detto Kofi Annan durante la riunione a porte chiuse del CdS. Annan avrebbe inoltre spiegato ai Quindici che l’esercito siriano rimane schierato nelle città di tutto il Paese. Annan aveva anche detto di aver “ricevuto assicurazione che tutti e 300 i membri della missione di osservatori Onu saranno sul territorio siriano entro la fine del mese di maggio. Credo che la loro presenza possa fare la differenza e avere un impatto fondamentale sulla crisi”. “Credo che la missione Onu in Siria sia l’unica possibile iniziativa per stabilizzare il Paese, e non nego la profonda preoccupazione che sia l’ultima possibilità per evitare la guerra civile in Siria”, aveva concluso martedì Annan sottolineando come la Guerra civile provocherebbe “risvolti spaventosi”.

Mercoledí, ricordiamo, c’era stato anche l’attacco dinamitardo contro gli osservatori Onu, accompagnati da un gruppo di giornalisti italiani diretti a Daraa nel sud della Siria. Nell’esplosione di un ordigno rudimentale otto soldati governativi erano rimasti feriti in modo non grave. I media ufficiali siriani avevano accusato i terroristi armati e pagati da Occidente, Paesi arabi del Golfo, Israele e Turchia, mentre gli oppositori avevano addossato la responsabilità dell’esplosione al regime siriano.

Dal 12 aprile scorso in Siria ci sarebbe formalmente in vigore un cessate il fuoco e dal 16 aprile sono operativi nel Paese un gruppo di osservatori, che nel corso delle settimane si è allargato fino a contare ora 70 berretti blu disarmati. Annan aveva affermato martedí che entro la fine di maggio conta di avere 300 osservatori in Siria, il massimo che la risoluzione Onu n.2043 prevede per la missione di osservazione. Di questi, 17 saranno italiani e cinque di loro sono attesi a Damasco nei prossimi giorni. Martedí scorso l’ambasciatrice Americana all’Onu Susan Rice, dopo la riunione a porte chiuse con Kofi Annan, aveva detto ai giornalisti che “la situazione in Siria rimaneva spaventosa” per poi aggiungere: “E’ chiaro che il governo di Damasco non ha rispettato completamente nessuno dei sei punti del piano di pace dell’inviato di pace Annan”, aveva detto Rice sottolineando che Washington continerá a sostenere il piano Annan, ma vuole anche che il presidente siriano Bashar al Assad si dimetta in modo da iniziare un processo di transizione. “Il leader siriano ha perso ogni legittimità”, aveva ripetuto l’ambasciatrice Rice martedí.

Sempre martedí, dopo la riunione del Consiglio di Sicurezza con Kofi Annan, c’erano state anche delle dichiarazioni dell’ambasciatore siriano Ja’afari ai giornalisti, in cui il diplomatico di Damasco aveva già rivelato che il suo governo aveva ottenuto delle confessioni di terroristi di Al Qaeda che erano stati catturati nel paese e che svelavano le connessioni e gli appoggi che questi terroristi avevano con altri paesi arabi.

In quell’occasione avevamo chiesto all’ambasciatore di specificare le sue accuse e se intendesse dire che Arabia Saudita e Qatar stessero finanziando e inviando terroristi di Al Qaeda in Siria. “Certamente questi terroristi non scendono col paracadute nel nostro Paese, ma vengono da questi paesi vicini dove ricevono protezione” aveva ribadito martedí l’ambasciatore siriano.

Quando all’ambasciatrice americana Susan Rice era stato chiesto se credeva alla possibilità che terroristi di Al Qaeda fossero in Siria, la capo missione Usa aveva risposto di non escludere che certe presenze straniere potessero penetrare in Siria come erano a sua volta penetrate in Iraq.

Intervenendo successivamente al Consiglio di Sicurezza giovedí, appena dopo gli attentati a Damasco, l’ambasciatore siriano Ja’afari ha ripetuto che 12 combattenti stranieri erano stati uccisi e 26 erano stati catturati durante recenti scontri con le forze siriane. Tra questi terroristi, l’ambasciatore siriano ha detto che c’era un cittadino britannico, uno francese, e uno di nazionalità belga. La lista dei terroristi catturati e uccisi è stata consegnata al Consiglio di Sicurezza e al Segretario Generale Ban Ki Moon. Ja’afari ha anche accusato le forze Onu dell’Unifil di stanza in Libano di non fare nulla per bloccare le navi provenienti dalla Libia che via Libano portavano le armi ai terroristi in Siria. Quindi Ja’afari ha ripetuto le sue accuse ad Arabia Saudita, Qatar e Turchia di sponsorizzare il terrorismo in Siria. Abbiamo chiesto il cd con queste “confessione” dei terroristi all’ambasciatore siriano, ma il diplomatico di Damasco ha detto che era stato consegnato al Consiglio di Sicurezza e non sarebbe stato rilasciato ancora alla stampa.

Alla fine della riunione del Consiglio di Sicurezza di giovedí, quando il Presidente di turno, l’ambasciatore dell’Azerbaijan Agshin Mehdliyev, si é presentato davanti ai giornalisti per leggere la dichiarazione di condanna dell’attentato di Damasco, abbiamo chiesto cosa il Presidente del Consiglio pensasse delle accuse appena formulate dall’ambasciatore siriano J’aafari in cui si puntava il dito contro l’Arabia Saudita, il Quatar e la Turchia come sponsor di Al Qaeda in Siria.

Il presidente del Consiglio di Sicurezza, ha detto che quella era soltanto l’opinione espresso dall’ambasciatore siriano e che non aveva ancora elementi per giudicare certe accuse. Alla successive domanda sui cd consegnati dall’ambasciatore siriano al Consiglio di sicurezza in cui si possono ascoltare secondo Ja’afari le confessioni dei terroristi, l’ambasciatore dell’Azerbarjan si é limitato a dire che ancora nessuno ha potuto vederne o ascoltarne i contenuti e quindi non poteva dare alcun giudizio.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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