Il leader di Sinistra, Ecologia e Libertá Nichi Vendola, mercoledí 22 giugno alla Casa Italiana Zerilli Marimó della New York University. Dietro di lui, il Direttore della Casa Stefano Albertini mentre traduce dall’italiano in inglese l’intervento del Presidente della Puglia (Foto Julian Sachs)
Dopo sette mesi dalla sua ultima venuta a New York, abbiamo avuto l’opportunità di rincontrare Nichi Vendola e intervistare il Presidente della Puglia e lanciatissimo leader di Sinistra, Ecologia e Libertà. Rispetto all’incontro dello scorso novembre, Vendola ci appare ancora più sicuro di essere lui il favorito per la leadership della sinistra che affronterà il candidato del centrodestra nelle prossime elezioni del dopo Berlusconi. Ma potrebbe mai vincere Vendola? Dopo la clamorosa vittoria nelle amministrative dei candidati di Sel, soprattutto a Milano, "l’Obama italiano", come lo avevamo già definito mesi fa, ha in effetti enormemente accresciuto le sue possibilità di conquistare la nomination della sinistra italiana.
Come Barack Obama nel 2008 infatti, se questo politico gay e cattolico pugliese, dopo aver trascorso quasi 20 anni da deputato comunista in Parlamento quando il Pci non c’era più, e dopo aver strappato al Pd la Presidenza della Puglia, dovesse arrivare alla vittoria alle primarie del centrosinistra, provocherebbe una svolta epocale alla politica italiana simile a quella di Obama negli Usa.
Incontriamo Vendola prima lunedì all’evento per promuovere i prodotti enogastronomici pugliesi tenuto all’Eataly di Manhattan, la catena di "slow food store" ideata da Oscar Farinetti. Poi, mercoledì, rivediamo il Presidente della Puglia alla Casa Italiana Zerilli Marimò della New York University dove presenta il bel volume scritto da Diane Lewis con le fotografie di Mark Roskams "Masseria: the Italian Farmhouses of Puglia" (Rizzoli 2011).
Lunedì, a tavola con le specialità pugliesi, avevamo fatto notare a Vendola che tornava a New York proprio quando il governatore Andrew Cuomo stava tagliando il traguardo del passaggio finale della legge sui matrimonio gay. Così ci aveva commentato:
“Credo che sulla questione dei diritti dei gay in tutto il mondo si sta giocando una partita che riguarda la qualitá del pluralismo e della civiltá. E’ rimasto un fanalino di coda in Occidente l’Italia, un paese dove non é ancora possibile avere una legge contro la violenza nei confronti dei gay. L’Italia quindi realizza un paradosso straordinario: siamo un paese contemporaneamente islamofobico e con standard di diritti civili da repubblica islamica”.
Poi per quanto riguarda l’ultimo scandalo della P4, nell’intervista alla NYU non abbiamo chiesto nulla, ci basta riportare la dichiarazione di Vendola pubblicata sul suo blog: “Il fango che sta tracimando dall’esplosione del caso Bisignani non è soltanto l’impietosa radiografia della spregiudicatezza del centrodestra. Non è solo un campionario delle volgarità del ceto berlusconiano. Ma è anche uno spaccato verminoso delle classi dirigenti italiane. Il centrosinistra deve essere capace di operare una riflessione profonda sulla struttura, la cultura, la natura del potere in Italia. Di quello che Pier Paolo Pasolini chiamava, con una delle sue folgoranti metafore, ‘il Palazzo’. Non c’è alternativa credibile che non passi dalla più radicale bonifica di questo articolato, complesso e pestilenziale complesso di potere, che è capace nel suo esperto metabolismo di divorare ed inghiottire chiunque”.
Nel giardino nel West Village della splendida Casa Italiana della NYU diretta dal Prof. Stefano Albertini, il Presidente della Puglia Nichi Vendola ha concesso ad America Oggi questa intervista:
Torna negli Usa dopo pochi mesi. Sta crescendo un certo feeling con gli americani? Viene per farsi conoscere dall’America istituzionale?
“Per me è stato importante il passaggio della lunga intervista che ho rilasciato al più importante giornale on line del mondo, l’Huffington Post. Sono molto curioso dei new media e credo che non si tratti soltanto di ragionare degli strumenti che ci consentono di raggiungere un pubblico più largo ma imparare i linguaggi del futuro . Penso che ognuno di noi, a partire da me, sia chiamato ad un’opera di auto alfabetizzazione che non è soltanto tecnologica ma è legata al contenuto di una nuova democrazia possibile…”
Sul giardino della Casa Italiana comincia a diluviare, ci rifugiamo dentro il browstone.
“Piove, governo ladro!” scherza Vendola, “ma non è quello degli Stati Uniti…”
E poi continua il suo ragionamento: “Oggi c’è una possibilità di trasparenza e di reciprocità tra chi governa e chi è governato, tra chi dirige e chi è diretto. C’è un potenziale di controllo sociale e di condivisione che la nozione di democrazia fortunatamente può essere molto arricchita”.
Tra Youtube e Pontida non c’è partita, stravince Youtube?
“Pontida è luogo in cui bisogna travestire una mediocre mediazione in perfetto stile doroteo, con i riti e il lessico primitivo, con la coreografia da soap opera celtica, perché il popolo leghista non capisce più cosa fa la leadership leghista e questa non può che vedere esplodere nelle proprie mani la bomba di una cotraddizione fatale, quella tra essere un partito razzista e premoderno e il principio di realtà che impedisce di governare i problemi del mondo con le superstizioni, quando invece ci vuole realismo. Pontida è oggi il luogo del rancore degli sconfitti e dell’ipocrisia di chi cerca di galleggiare. Naturalmente la Lega è improvvisamente invecchiata e non ha nel suo Dna, nel suo patrimonio culturale, né la curiosità né la competenza per diventare protagonista nel mondo dei new media”.
Il Premier Berlusconi ha appena detto che non c’è alternativa al suo governo con la Lega. Ammette che sono messi male, ma dice che non c’è alternativa alla sua maggioranza in Italia…
“Il punto è che lui è assolutamente il peggio. Che il Berlusconismo nella fase della sua crisi non ha più l’elemento del sogno di modernizzazione che ha prodotto per lungo tempo, si presenta invece in forma di incubo e fa rimbalzare sul paese le contraddizioni della coalizione di centrodestra. Il Berlusconismo morente sta strangolando l’Italia”.
Ma questo centrosinistra potrebbe veramente unirsi con Vendola e creare l’alternativa, o alla fine avrà ragione chi dice che la forza di Berlusconi è direttamente proporzionale alla debolezza di chi dovrebbe sostituirlo?
“Il centronistra si deve unire con il popolo dei referendum, si deve unire con i soggetti che hanno determinato la sconfitta della destra. E quindi le donne innanzitutto, che hanno costruito la più interessante forma di critica radicale del Berlusconismo, in quanto codice autoritario maschilista e sessista, si deve unire quindi con le giovani generazioni che chiedono a viva voce di uscire dal carcere della mediocrità. Si deve unire al mondo della cultura, della scuola e dell’università. Il centrosinistra deve essere un cantiere aperto, non solo fatto di tanti partiti ma fatto di tanta società. I partiti non sono in grado di esaudire la ricchezza delle culture di cambiamento che vivono nella società”.
La nostra previsione azzardata: alle prossime elezioni candidati alla premiership dell’Italia sono… Roberto Maroni e Nichi Vendola. Come le sembra questa sfida?
“Maroni è una ipotesi molto improbabile, perché il Pdl è già dentro un processo di deflagrazione e l’idea che possa essere un leghista il punto di unità del centrodestra mi pare un’ipotesi davvero molto remota. Nel centrosinistra il candidate premier sarà quello deciso dalle primarie. E le primarie oggi non sono più contestate perché ci hanno fatto vincere le elezioni amministrative. E le primarie sono non una furbizia, ma lo strumento che consente di entrare in un tempo e in un mondo nuovo. Siamo proprio in un mondo nuovo. Ragionare con le etichette ideologiche del passato, come quella di riformista e radicale, non serve a capire come intercettare la domanda di cambiamento. Io non so più definirmi, sono curioso del cambiamento e voglio essere protagonista delle primarie, che siano un processo vero. Quindi io penso di svolgere un servizio a favore del centrosinistra, aiutandolo a realizzare delle primarie vere”.
Se lei dovesse prima vincere le primarie del centrosinistra e poi le elezioni nazionali e diventare primo ministro: in tre punti, gli obiettivi principali del suo governo? E poi cosa succederebbe alle attuali missioni di pace o di guerra….
“Guardi, tre cose fondamentali in politica interna sono: rilanciare una forte politica industriale, che in Italia non c’è, una politica industriale che punti sui fattori di innovazione di processo e di prodotto. Una valorizzazione formidabile della scuola e dell’università e della ricerca, una valorizzazione della pubblica istruzione e una politica che abbia al centro un piano straordinario del lavoro, mirato sulle giovani generazioni e sulla loro competenza, sul loro talento, con al centro il tema della messa in sicurezza del territorio italiano”.
E sulla guerra o missioni di pace?
“Il governo italiano, il governo di centrosinistra, ha sperimentato importanti scelte come la missione di pace in Libano costruita in accordo con le parti confliggenti e con un’idea straordinariamente innovativa. Non si può essere un giorno complici dei dittatori e il giorno dopo bombardieri nei confronti dei dittatori. Bisogna fare della pace un’agenda politica completa. Allora per me il centrosinistra deve assumere un principio fondamentale: è finita l’epoca in cui si poteva asserire il principio della non ingerenza negli affari interni di uno stato. La sovranità degli stati nel ‘900 si è fondata sul principio di non ingerenza. Io invece mi voglio ‘ingerire!’. Mi voglio ingerire nelle vicende di ogni paese del mondo. Quando quel paese viola i diritti umani, io mio voglio ingerire. Sia se i diritti umani vengono violati a Cuba o se vengono violati a Guantanamo…”
Responsibility to protect, responsabilità di proteggere quei cittadini non protetti più dal proprio governo, così è chiamato questo nuovo principio di ‘ingerenza’ alle Nazioni Unite…
“Penso che dobbiamo assumere il principo della ingerenza come regola del mondo di oggi e domani. Per fare questo dobbiamo immaginare che l’ingerenza non è la guerra, l’ingerenza è la politica. L’ingerenza significa la riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Significa mettere in campo la legittimità di un luogo da cui promana diritto internazionale. Un luogo che costruisce le regole e impone il rispetto delle regole. Oggi si agisce in maniera ancora ambigua. Non si capisce perché si bombarda Tripoli e non si bombarda Damasco, questo crea delegittimazione del diritto internazionale. E oggi importanti organizzazioni internazionali denunciano crimini di guerra in Libia tra le truppe di Gheddafi ma anche tra gli insorti. Ecco che allora le cose non sono semplici. La pace, il disarmo e il diritto internazionale devono essere un’agenda molto concreta. Ovviamente per me è fondamentale l’impegno a rispettare le alleanze internazionali ma è anche importante che le alleanze internazionali operino nella direzione del cambiamento delle regole che istruiscono la politica mondiale. C’è bisogno di disarmo e di pace nel mondo. E la pace e il disarmo non possono essere la specialità dei profeti, dei poeti e dei preti. La pace e il disarmo devono essere il centro della realpolitik dei governi, delle cancellerie oltre che essere nel cuore dei popoli”.
La democrazia in Italia è talmente messa male che per salvarla non resta che lo sciopero della fame e della sete? In questo momento il leader radicale Marco Pannella ad 82 anni rischia la vita per portare all’attenzione dell’opinione pubblica e del Palazzo la situazione indegna e antidemocratica delle carceri italiane. Secondo lei la democrazia italiana è indegna di essere definita tale per come tratta i reclusi nelle sue carceri?
“La democrazia italiana è stata ferita dalle volgarità di questa classe dirigente. Una classe dirigente che ha chiesto per i propri crimini impunità e immunità. E che ha riempito le galere di poveri cristi. Mai le carceri italiane erano state così stracolme, così sovraffollate e in condizioni di indecenza. Ogni giorno ci sono suicidi, atti di autolesionismo e io ho molta ammirazione per Marco Pannella, per i suoi convincimenti. In un mondo in cui la politica è cinismo e affarismo, per Marco Pannella è mettere il proprio corpo, la propria vita a disposizione di battaglie di civiltà. Chapeau di fronte a Marco Pannella”.