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June 9, 2011
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June 9, 2011
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INTERVISTA/ Alemanno: “Gli Usa mi conoscono giá”

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 6 mins read

 

 

 

NEW YORK. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno è stato per tre giorni in visita a Washington dove insieme al sindaco della capitale Usa Vincent Gray, ha proclamato le due "città sorelle" firmando vari accordi su diversi progetti. Rientra nell’ambito dell’accordo, il prestito alla National Gallery della Venere Capitolina, straordinaria opera d’arte che gli americani potranno ammirare fino a settembre. Ieri Alemanno ha anche visitato il Museo dell’Olocausto di Washington, dichiarando che è "uno splendido esempio da seguire" per il Museo della Shoah che aprirà nella capitale italiana.

Alla fine della visita, il primo cittadino di Roma ha concesso ad "America Oggi" questa intervista.

Sindaco Alemanno, come è andata a Washington, tutto secondo le sue aspettative?

"Direi di più delle mie aspettative, ho trovato un’accoglienza e una simpatia nei mie confronti che non mi aspettavo. Devo dire che sia con il sindaco Gray che al Dipartimento di Stato ho trovato grande attenzione per la nostra iniziativa e in generale per la città di Roma".

Al Dipartimento di Stato l’ha accolta il vice sottosegretario per gli affari europei Elizabeth Dibble, diplomatica esperta d’Italia e nota ormai per quello che scrisse sul presidente del Consiglio Berlusconi nei documenti inviati dall’ambasciata di Roma a Washington e poi rivelati da Wikileaks. C’è stato un po’ di imbarazzo per la vicenda o è ormai acqua passata?

"La Dibble, oltre ad avere una grande esperienza, è una persona molto simpatica e molto intelligente. Io credo che non bisogna dare troppa importanza a ciò che viene rivelato da dichiarazioni confindenziali e che tutti quanti…"

Cade la linea col cellulare del sindaco. Quando riusciamo a ristabilirla, si passa ad altro. Allora tutto ok al Dipartimento di Stato. Ma è vero che l’amministrazione Obama voleva conoscerla meglio in quanto la reputano uno dei possibili candidati alla successione di Berlusconi alla guida del Centrodestra in Italia? Insomma Berlusconi non avrà scelto definitivamente il suo delfino, ma gli americani cominciano a studiarne qualcuno…

"Ma è la quinta volta che vengo negli Stati Uniti, la seconda volta a Washington, quindi credo di essere abbastanza conosciuto qui, anche per la mia attività da ministro dell’Agricoltura. Ora sono qui da sindaco per rappresentare gli interessi della città di Roma, tutto il resto sono illazioni e ipotesi che lasciano il tempo che trovano. Non ho bisogno di farmi conoscere meglio come personaggio politico, credo di essere già conosciuto e non ho intenzione di fare nulla di più che il sindaco".

Da sindaco è venuto infatti qui a Washington anche per fare lobby alla candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2020. Come ha trovato gli ambienti americani, recettivi a questa candidatura?

"Siamo ad un passo indietro rispetto alle attività di lobby per la candidatura. Siamo in una fase in cui bisogna rilanciare l’immagine di Roma negli Stati Uniti. Io credo che ci sia bisogno di questo forte rilancio e questa operazione che abbiamo fatto assieme ai Cavalieri di Colombo e l’arrivo della Venere Capitolina alla National Gallery di Washington è la prima tappa, e serve sostanzialmente a dire agli americani che Roma non appartiene solo ai libri di storia, ma è viva, operativa ed è un grande esempio di arte e di cultura e quindi, quando sarà il momento, è anche molto qualificata per ospitare le Olimpiadi".

L’arrivo della Venere a Wasghington è un evento di grande rilievo, se pensiamo che la statua non usciva dall’Italia da 200 anni, quando cioè era stata portata via da Napoleone… Rutelli, da sindaco di Roma e poi da ministro dei Beni Culturali, veniva spesso qui negli Stati Uniti per occuparsi del ritorno in Italia delle opere d’arte trafugate ed esposte nei musei americani. Lei qui porta un’opera d’arte mai vista all’estero da due secoli. Da Rutelli ha imparato che l’arte serve a far politica e stabilire certi rapporti?

"C’è complementarietà tra l’opera di recupero delle opere d’arte portate fuori dall’Italia e i prestiti. Come dire aiutateci a riportare in Italia le opere disperse per il mondo e poi queste potranno di nuovo girare non per forma di sottrazione ma di prestito e di amicizia. Detto questo io penso che la cultura sia alla base di qualuque azione politica, quindi anche dell’azione di politica estera. La prima base dell’amicizia tra i popoli è la conoscenza che si basa sulla cultura. Poi è ovvio che da questo punto di vista nasca anche una forte spinta rispetto alla realtà del turismo, perché nel protocollo che abbiamo firmato con il sindaco Gray c’è anche questo fatto, di uno scambio dal punto di vista turistico, e le opere d’arte che noi portiamo negli Strati Uniti sono come un biglietto da visita, come dire agli americani questa è una piccola anticipazione di ciò che è Roma, venite a vedere e a conoscere".

Sembra che al contrario dei suoi predecessori Rutelli e Veltroni, lei prediliga più un rapporto con Washigton che con New York. Il gemellaggio tra le città, l’arrivo della Venere… Lei sembra più interessato a stabilire stretti rapporti con il centro di potere politico degli Stati Uniti che con quello economico-culturale rappresentato da New York…

"Io sono già venuto a New York, dove ho incontrato il sindaco Bloomberg, abbiamo fatto delle attività importanti e iniziative che vanno avanti anche nei confronti di New York. Però sicuramente credo che le capitali debbano innanzitutto dialogare tra di loro. Abbiamo fatto questo protocollo che definisce Wasghnton e Roma ‘città sorelle’, perché le capitali nazionali hanno comunque delle caratteristeche e dei problemi comuni. Poi basta girare per Washington per vedere quanta immagine classica di Roma c’è qui, come se il testimone di essere capitale del mondo sia passato tra queste città. Simboli più che della Roma imperiale, della Roma repubblicana, un’etica repubblicana che attraversa i centri dell’autorità statale. Non trascureremo certamete il nostro rapporto con New York , la più grande città del mondo, però crediamo che ci possa essere un rapporto speciale tra le due capitali".

Rimaniamo sui simboli della capitale. Abbiamo letto le sue dichiarazioni di protesta contro le proposte delle Lega di spostare dei ministeri al Nord… A parte gli interessi che toccano Roma, perché la proposta di decentrare alcune funzioni ministeriali sarebbe sbagliata?

"In tutto il mondo le capitali sono un luogo di accentramento, quindi distribuire sul territorio nazionale funzioni della capitale è di per se un errore organizzativo, concettuale, un errore simbolico. Da questo punto di vista non si difendono solo gli interessi di Roma come città, ma significa anche difendere gli interessi della Repubblica italiana che deve avere una capitale forte e funzionante. In più ci sono gli aspetti economici. Un ministero costa, e in questo momento di crisi perché buttare soldi per fare un dispetto a Roma… E terzo e ultimo discorso, in realtà abbiamo visto alle ultime elezioni che ai milanesi non gliene importa nulla di avere un ministero romano. Quello che bisogna fare è un’altra operazione, dare più valore al federalismo, magari ridurre il numero dei ministeri, ridurre il peso della burocrazia centrale ma non andarla a smembrare. Sarebbe solo un aggravio di costi e una diminuzione di funzionalità della capitale. Un bruttissimo simbolo dal punto di vista istituzionale e politico. Quindi siamo per Roma capitale perché siamo per l’unità della Repubblica italiana".

Ma su questi argomenti il presidente del Consiglio Berlusconi è recettivo?

"Sicuramente, lui sta cercando di tenere unita la maggioranza ma sulle cose sostanziali non ha ceduto. Tanto è vero che adesso la Lega si è rifugiata su una proposta di legge di iniziativa popolare… È già un passo indietro, ma ciò non toglie che anche l’argomento di una iniziativa di legge popolare sia inaccettabile".

E sui referendum che ci saranno questo week-end – nucleare, acqua e legittimo impedimento – lei che farà? Andrà votare e quali sono le sue posizioni in merito? Gli italiani all’estero intanto stanno già votando…

"Sarebbe scorretto nel mio ruolo di sindaco non rispettare le posizioni di tutti. Farò la mia parte da cittadino e si vedrà al momento del voto".

Ma andrà a votare?

"Si vedrà al momento del voto".

Lei si aspettava la valanga di voti a favore dei candidati del centrosinistra in città come Milano e Napoli? Secondo lei quali sono stati gli errori principali del centrodestra che hanno causato la sconfitta?

"Io me lo aspettavo ma in parte, non in proporzioni così forti. Sicuramente sono stati fatti degli errori durante la campagna elettorale. Bisognava fare una scelta più oculata dei candidati che provenivano più dal territorio e bisognava aiutare di più la signora Moratti che è stata un po’ lasciata sola con molti problemi sulle spalle. Però questo segnale deve essere messo a profitto dal centrodestra che è ad una grande svolta, ad un grande cambiamento e ci permette di rilanciare la nostra proposta politica e credo che la nomina di Alfano a segretario del Pdl sia stata il primo passo verso questa direzione. Dobbiamo lanciare le primarie per la scelta dei candidati, non ripetere gli errori e fare subito un congresso di partito per dare forte rappresentanza sul territorio al Popolo della libertà".

Ma possiamo escludere che il sindaco Alemanno, magari tra un paio d’anni, correrà alle primarie per la leadership del centrodestra? Potrà essere lei il dopo Berlusconi?

"Sì, possiamo escluderlo, perché io faro la mia parte nella politica nazionale ma lo farò da sindaco di Roma. Far funzionare la capitale è già di per se una missione nazionale. Quindi farò la mia parte, sarò molto presente in questo dibattito, dirò la mia fino in fondo, ma il mio obiettivo è continuare a fare il sindaco di Roma". 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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